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panorama queer / 13 maggio 2015

Borobudur Arnold Pasquier Francia 2014 / 80’ / v.o. sott. it. / copia di lavorazione in anteprima assoluta

Federico è uno studente di architettura dell’università di Palermo. Trascorre le sue giornate in giro nella zona nuova della città alla ricerca di edifici moderni da fotografare e disegnandone i dettagli. Durante il suo vagabondare incontra un ragazzo, Borobudur, che gli aprirà le porte di una nuova dimensione urbanistica della città. Sulla scia di questo magico incontro Federico abbandonerà il suo quotidiano per immergersi in una città in continua trasformazione e che lo avvierà a una personale metamorfosi. Borobudur è una riflessione sullo spazio urbano e sulla percezione che ne hanno i suoi abitanti, è un viaggio supportato da uno sguardo originale rivolto verso una parte della città spesso poco considerata, un affresco che prova ad allontanarsi dalla retorica di una Palermo “paradiso perduto”. Federico is an architecture student of the University of Palermo. He spends his days walking around the new city looking for modern buildings to photograph and drawing some of their details. In his wandering he meets a guy, Borobudur, who will disclose him the doors of a new urban dimension of the city. In the wake of this magic encounter Federico will abandon his routine to plunge into a city undergoing constant transformation that will drive him towards a personal metamorphosis. Borobudur is a reflection on the urban space and on the perception that its habitants have about it, it is a journey supported by an original look on a part of the city often little considered, a fresco that tries to take distance from the rhetoric of Palermo as a “lost paradise”.

Arnold Pasquier è nato nel 1968 a Parigi dove ha cominciato a studiare cinema. Inizia molto giovane con alcune collaborazioni come ballerino e scenografo all’interno di compagnie di danza. Nel 1997 è artista in residenza al Fresnoy – Studio national des arts contemporains, dove realizza l’installazione C’est ici que je donne des baisers. Nel 1999 presenta all’interno della Grande Nef di Fresnoy lo spettacolo C’est merveilleux. Ha lavorato come direttore della fotografia con vari registi come Vincent Dieutre, Frank Smith e François Nouguiès. Tra i suoi lavori L’Italie (2012) e Si c’est une île, c’est la Sicile (2013), entrambi presentati nel corso della terza edizione del Sicilia Queer filmfest. È autore del trailer della quinta edizione del festival. Arnold Pasquier was born in 1968 in Paris where he began to study cinema. He started very young some collaborations with some dance companies as a dancer and scenographer. In 1997 he was an artist-in-residence at the Fresnoy – Studio national des arts contemporains, where he realized the installation C’est ici que je donne des baisers. In 1999 he presented into the Grande Nef by Fresnoy the show C’est merveilleux. He has worked as director of photography with film directors like Vincent Dieutre, Frank Smith and François Nouguiès. Among his works L’Italie (2012) and Si c’est une île, c’est la Sicile (2013) both presented during the third edition of the Sicilia Queer filmfest. He is the author of the festival fifth edition trailer.

 

screenplay & cinematography Arnold Pasquier   editing Rémi Mencucci   sound Danilo Romancino   cast Giuseppe Provinzano Federico Urso Andrea Sciascia Armaan Bhujun Mario Trentanelli Marco Ingrassia Alberto Monaco Antonio Raffaele-Adamo Damiano Ottavio Bigi   producer Arnold Pasquier Rodolphe Olcèse Clément Postec   contact http://www.toomanycowboys.com/ Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. document.getElementById('cloak774018816702781ba497a0fe69ff051f').innerHTML = ''; var prefix = 'ma' + 'il' + 'to'; var path = 'hr' + 'ef' + '='; var addy774018816702781ba497a0fe69ff051f = 'info' + '@'; addy774018816702781ba497a0fe69ff051f = addy774018816702781ba497a0fe69ff051f + 'toomanycowboys' + '.' + 'com'; var addy_text774018816702781ba497a0fe69ff051f = 'info' + '@' + 'toomanycowboys' + '.' + 'com';document.getElementById('cloak774018816702781ba497a0fe69ff051f').innerHTML += ''+addy_text774018816702781ba497a0fe69ff051f+'';

panorama queer / 13 maggio 2015

All’indomani della morte di Marcella Di Folco, avvenuta nel 2010, Simone Cangelosi intraprende un viaggio che da Bologna lo porta a Roma, dove avvia la sua ricerca alla scoperta di persone, luoghi e ricordi che gli restituiscano la complessità della figura dell’amica, leader del MIT (Movimento Identità Transessuale), una figura preminente del movimento politico italiano per i diritti civili degli ultimi quarant'anni. La costruzione del film è compiuta attraverso il filtro di una relazione intima, intrecciando numerosi piani narrativi composti da una vasta eterogeneità di materiali audiovisivi: la vita di Marcella prima a Roma e poi, una volta donna, a Bologna; il ritratto di Marcella a cavallo tra la dimensione pubblica e quella privata; il contrappunto delle vicende storiche italiane; il rapporto tra Marcella e Simone che ci accompagna dall'inizio alla fine del film.

After the death of Marcella Di Folco, occurred in 2010, Simone Cangelosi embarks on a journey that takes him from Bologna to Rome where he begins a research to find people, places and memories able to give him back the complexity of his friend's figure, leader of the MIT (Transexual Identity Movement), preeminent figure of the Italian political movement for the civil rights of the last four decades. The film is structured through the filter of an intimate relationship, weaving together various narrative levels composed of a wide heterogeneity of audiovisual materials: Marcella's life first in Rome and then, once a woman, in Bologna; her portrait between the public and private dimension; the counterpoint of the Italian historic events; the relationship between Marcella and Simone who accompanies us throughout the film.

panorama queer / 13 maggio 2015

Un nottambulo passeggia ogni sera sul molo di un porto dove trascorre il suo anno sabbatico. Incontra lì una giovane donna in attesa dell'uomo della sua vita. Passa quattro notti reali e immaginate con lei, parlando della vita, e si rende conto che si sta innamorando di questa donna. Ma l'amante atteso finalmente arriva. Ispirato a Le notti bianche di Dostoevskij, Nuits blanches sur la jetée racconta il celebre romanzo, già raccontato al cinema da Visconti e Bresson, con il tocco leggero di un grande e navigato autore. Uno sguardo profondo e innamorato sui due protagonisti, sulle dinamiche relazionali che compongono il film in di un gioco di luci e ombre dove i fantasmi affiorano dalla notte.

A nightbird takes a walk every night on the pier in a harbour where he spends its sabbatical. He meets there a young woman waiting for the man of her life. He passes four nights, both real and fantasized, with her talking about life, and he realizes he is falling for this woman. But the expected lover finally arrives. Inspired by Dostoevskij's White Nights, Nuits blanches sur la jetée narrates the famous novel, already narrated by Visconti and Bresson, with the light touch of a great and mature author. A deep and loving look over the two protagonists, on the relationship dynamics that compose the movie in a game of lights and shadows where ghosts emerge from the night.

 

panorama queer / 13 maggio 2015

Tre donne di nome Rosa si abbandonano a fantasie e desideri profondi, in una sorta di rêverie erotica allucinatoria, rivelando così a se stesse la propria natura più nascosta. Tre donne disperate, immortalate attraverso i loro volti disfatti. Il film vanta una messa in scena ben studiata dal punto di vista estetico. Premio come miglior regia al Cortocinema di Pistoia, con la giuria che ha sottolineato il “quadro morale e razionale privo di finalità della pellicola”.

Three women named Rosa indulge in fantasies and deep desires, in a sort of erotic hallucinatory dream, thus revealing to themselves their most hidden nature. Three desperate women, immortalized through their exhausted faces. The movie has a well-thought-out set-up from the aesthetic point of view. Best Directing prize to the Cortocinema of Pistoia, the jury underlined the "movie's moral and rational profile, lacking a purpose".

 

panorama queer / 13 maggio 2015

"La vita di una donna inizia con la menopausa!". Parola di Thérèse Clerc, infaticabile ultraottantenne femminista che ha dedicato la sua vita alla lotta per l’emancipazione femminile. Thérèse racconta la sua vita, mostrando l’innovativa Casa delle Baba Yaga, un progetto di co-abitazione per donne over 65, ultimo di una lunga lista d'iniziative da lei guidate, dedicate all’emancipazione delle donne. è il ritratto intimo di una donna straordinaria e delle sue illuminanti idee sulla vecchiaia come “età della piena libertà” in opposizione a una visione tradizionale che vede nella cosiddetta terza età un momento di lento processo involutivo. L’esempio di Thérèse è un invito a tutte le donne a riprendersi la propria vita, a utilizzare le proprie esperienze per rendere la propria vecchiaia un momento consapevole e gioioso.

“A woman's life begins with menopause!”. Word of Thérèse Clerc, some eighty-year-old tireless feminist who devoted her life to fight for women's emancipation. Thérèse tells her story, showing the innovative Baba Yaga House, a project of cohabitation for women over 65, the last of a long series of initiatives she led. Rebel Menopause is an intimate portrait of an extraordinary woman as well as of her enlightening ideas about old age as “ the age of full freedom” as opposed to the traditional vision of the old age as a slow, involutional process. The example given by Thérèse is an invitation to the women to start living their life the way they want to and to use their experience to make their old age a conscious and joyful moment.

panorama queer / 13 maggio 2015

Alla morte di Christian Dior viene nominato responsabile della prestigiosa casa di moda il giovanissimo Yves Saint Laurent. L'amore con Pierre Bergé, conosciuto alla sua prima sfilata, l'apice della sua carriera, gli anni tra il '67 e il '76. Le gioie e le sofferenze di colui che voleva essere il migliore della sua generazione, che voleva far scendere la moda nelle strade e vestire la donna moderna, in un mondo che cambia, inondato di festa e spensieratezza. Biografia non autorizzata dello stilista francese, un film viscontiano che riesce a restituire il fascino che promanava dalla figura oggi mitica di YSL, cogliendo tutta la fragilità e l’esaltazione di un corpo incarnato magnificamente da un Gaspar Ulliel circondato da un cast stellare.

After Christian Dior's death the young Yves Saint Laurent is appointed manager of the prestigious fashion house. The love story with Pierre Bergé, met at his first fashion show. The peak of his career between 1967 and 1976. The happiness and sufferings of a man who wanted to be the best of his generation, who wanted to bring his fashion on the streets and to dress the modern woman, in an ever-changing world, flooded with parties and carelessness. It is an unauthorized biography of the French fashion designer, a Visconti-like movie that conveys the charm of YSL mythological figure and captures the frailty and the excitement of a character beautifully interpreted by Gaspar Ulliel, surrounded by a stellar cast.

 

panorama queer / 13 maggio 2015

La notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 a New York non è una notte come le altre. Allo Stonewall Inn, un bar nel Greenwich Village, scoppiano gli scontri che porteranno alla nascita del movimento di liberazione gay (Gay Liberation Front) negli Stati Uniti. Si inaugura una prassi politica di rivendicazione dei diritti degli omosessuali che prende le distanze dai precedenti movimenti degli anni Cinquanta. Un anno dopo gli scontri, il 28 giugno 1970, migliaia di persone partecipano al Christopher Street Liberation Day, una marcia che conduce dal Greenwich Village a Central Park: è il primo Gay Pride della storia.

The night between June 27th and 28th 1969 is not a night like any other in New York. At the Stonewall Inn, a bar in Greenwich Village, the clashes that will give birth to the Gay Liberation Front in the USA break out. The political procedure of claiming homosexuals rights begins, taking a distance from the previous movements of the 50s. A year after the clashes, on June 28th, thousands of people participate to the Christopher Street Liberation Day, a parade from the Greenwich Village to Central Park: it's the first gay pride in history.

panorama queer / 13 maggio 2015

Nijmegen, Olanda, 2013. Joy ha due madri lesbiche e due padri gay. Ha un ragazzo, Timo, di origini nigeriane, e una ragazza, Bibi, di origini portoghesi. È nata diciotto anni fa da un’inseminazione passata per un barattolo di burro di arachidi. Dice il regista: «Mentre si dibatte sulla questione del matrimonio omosessuale, del diritto dei gay all’adozione o alla procreazione, Joy, con la sua carica di desiderio e di vita, è già qui tra noi. La ragazza che viene dal futuro vive nel presente. Nella ricerca del migliore approccio cinematografico e con il desiderio di fare un film senza le sfiancanti attese legate ai finanziamenti, ho deciso di partire da solo, con uno smartphone. Girare con un oggetto che potesse fare parte di lei, che potesse appartenerle, con il quale lei stessa girerebbe un film sui suoi diciott’anni. Joy è anche un film che viene dal futuro».

Nijmegen, Holland, 2013. Joy has two lesbian mothers and two gay fathers. She has a boyfriend of Nigerian origins, Timo, and a Portuguese girlfriend, Bibi. She is eighteen and she was born through an insemination passed in a jar of peanut butter. Abbruzzese says: “While contemporary societies are are still discussing same-sex marriage, adoption and procreation rights, Joy is already here, fluttering about. The young girl from the future lives in the present. Looking for the best cinema approach, with the desire to make a film without having to undergo the long-lasting financing phases, I chose to go on my own, carrying only a smart phone. A device that could be part of Joy and her world, which could belong to her. Something she might use herself to shoot a film about her eighteen years. This Is the Way, too, is coming from the future.”

panorama queer / 13 maggio 2015

Libere conversazioni con Tony Patrioli, il primo fotografo italiano di nudo maschile dagli anni ‘60, storico fotografo del mensile Babilonia che ha pubblicato i suoi libri e servizi fotografici sia in Europa che negli Stati Uniti. Prima di Mapplethorpe e dopo Wilhelm Von Gloeden, Patrioli ha vissuto un rapporto professionale e di complicità coi suoi modelli, in parte simile a quello di Pasolini coi suoi ragazzi di vita. In questa parte a colori si alternano interventi del fotografo e critico d’arte Luigi Mazzoleni, dello storico di cultura gay ed ex editore di Babilonia Giovanni Dall’Orto e del modello preferito di Tony, Bruno. Un mix di avventure tragicomiche, drammi e riflessioni su religione, eutanasia, sull’essere gay negli anni ‘50-‘60-‘70 e sulla censura americana di George Bush. Il tutto alla presenza del più grande amico di Tony: un cane bastardino di nome Tony Bau.

Uninhibited conversations with Tony Patrioli, the first Italian photographer of male nudes in the 60s, historic photographer for the monthly magazine Babilonia that published his books and photoshoots both in Europe and in the USA. Before Mapplethorpe and after Wilhelm Von Gloeden, Patrioli lived a professional relationship of complicity with his models, partially similar to the one Pasolini had with his hustlers (ragazzi di vita). This part shot in colours alternates speeches by the photographer and the art critic Luigi Mazzoleni, by the gay culture historian and ex editor of Babilonia Giovanni Dall’Orto, and by Tony's favourite model, Bruno. A mix of tragi-comical adventures, dramas and reflections on religion, euthanasia, the fact of being gay in the 50s-60s-70s and the American censorship made by George Bush. All this in presence of Tony's best friend: a mixed-breed dog called Tony Bau.

panorama queer / 13 maggio 2015

Libere conversazioni con il fotografo Tony Patrioli, il primo fotografo italiano di nudo maschile dagli anni 60, storico fotografo del mensile Babilonia che ha pubblicato i suoi libri e servizi fotografici sia in Europa che negli Stati Uniti. Prima di Mapplethorpe e dopo Wilhelm Von Gloeden, Patrioli ha vissuto un rapporto professionale e di complicità coi suoi modelli, in parte simile a quello di Pier Paolo Pasolini coi suoi ragazzi di vita. Questa parte in bianco e nero presenta le foto storiche, le storie dietro esse, il suo nascere da una ragazza madre e la difficile infanzia, gli incontri con Joe Staiano e La contessa. Il rapporto tra le foto artistiche, i ritratti e le foto porno fatte per sopravvivenza. Drammi, aneddoti, esperienze a fior di pelle del fotografo le cui foto hanno preso l’aggettivo di patriolesche visto il loro marchio distintivo e originale.

Uninhibited conversations with Tony Patrioli, the first Italian photographer of male nudes in the 60s, historic photographer for the monthly magazine Babilonia that published his books and photoshoots both in Europe and in the USA. Before Mapplethorpe and after Wilhelm Von Gloeden, Patrioli lived a professional relationship of complicity with his models, partially similar to the one Pasolini had with his hustlers (ragazzi di vita). This part in black and white presents the historic photographs, the stories behind them, his birth by a single mother and his hard childhood, his encounters with Joe Staiano and “The countess”. The connection among the artistic photos, the portraits and the pornographic photos made to survive. Dramas, anecdotes, experiences on the skin by the photographer whose name became a brand of distinction and originality.

panorama queer / 13 maggio 2015

In un teatro di posa una troupe cinematografica si ritrova per le prove di Los tontos y los estúpidos. Nello scarno allestimento del teatro metteranno in scena, attraverso le direttive del regista, le vicende di Miguel, Lourdes, Mario, Paula e altri personaggi, protagonisti di varie storie che si intrecciano tra di loro con la casualità che è della vita stessa. Il desiderio, l’amore, la gelosia, l’amicizia sono solo alcuni dei temi di Los tontos y los estúpidos, pellicola che mette in evidenza le debolezze, le nevrosi e le ipocrisie delle relazioni tra le persone. Il film di Roberto Castón è anche una riflessione sulla messa in scena: la riduzione all’osso del processo filmico ne mette in luce gli ingranaggi, facendoci ricordare come la costruzione delle storie al cinema abbia sempre a che fare con una grande illusione.

A film crew gathers in a film studio to rehearse Los tontos y los estúpidos. In the basic staging of the studio they will set up, following the director's guideline, the stories of Miguel, Lourdes, Mario, Paula and all the other characters, all intertwined in the same randomness as life itself. Desire, love, jealousy, friendship are just some of the themes of Los tontos y los estúpidos. It is a film that points out the weakness, the neurosis, and the hipocrisis behind any relationship among people. The movie by Roberto Castón is also a reflection on staging: the filmic process reduced to the bare minimum shows off its inner working, reminding us that the building up of a story, for what concerns cinema, is always related to a grand illusion.

panorama queer / 13 maggio 2015

Alex e Tom sono una coppia in viaggio per l’Italia. Questa vacanza li metterà di fronte alla consapevolezza che la loro storia d’amore è in crisi, tra di loro negli anni si è creata una distanza a causa delle diverse scelte e dei differenti percorsi intrapresi. Le vicende e gli incontri del viaggio li porteranno a ragionare su di loro e sulla possibilità di separarsi. Continua il lavoro diaristico del regista francese Vincent Dieutre che ripartendo da Pasolini si confronta con il film di Roberto Rossellini già dedicati a Kawase, Eustache, Cocteau.

Alex and Tom are a couple visiting Italy. Their journey will make them face the awareness that their love story is in a rut, over time they have become distant due to the different choices and paths they made. The events and the encounters made during the trip will make them rethink their relationship and consider the possibility of a divorce. The journal-like work of the French director Vincent Dieutre continues and, taking inspiration from Pasolini, interacts with Roberto Rosselini’s Viaggio in Italia. The remake combines the masterpiece by Rossellini and the events behind the production of Dieutre's film itself creating some moments of deep reflection on the conditions of cinema and on Italy now and then. It is the fourth episode of the series of Exercises d’Admiration already paid to Kawase, Eustache, Cocteau.

panorama queer / 13 maggio 2015

Germania 1968. Ruby e Martin sono due adolescenti che vivono con sofferenza il contesto sociale costrittivo che li circonda. La scuola è un luogo dove i loro sogni e le loro aspirazioni sembrano annegare nella convenzionalità e nel conformismo di un’istituzione poco attenta alle esigenze dei ragazzi. Anche le rispettive famiglie, che non accettano il loro rapporto sentimentale, appaiono come luoghi di nevrosi e ipocrisie. L’unica alternativa è la fuga verso una libertà che li porterà a confrontarsi con la durezza della vita del riformatorio. Von jetzt an kein zurück è un film che racconta la tensione spontanea e costante verso la libertà e verso l’affermazione di se stessi, la ribellione giovanile e la voglia di sottrarsi alle norme imposte dall’alto. Riguarda con occhio critico alla storia della seconda metà del novecento, a quella società ancora impegnata a fare i conti con il suo recente passato (la guerra su tutto) e con la necessità di trovare nuovi orizzonti sociali e culturali.

Germany 1968. Ruby and Martin, two teenagers, have a hard time in the social context that surrounds them. The school is a place where their dreams and aspirations seem to drown in the conventionality and conformism of an institution not very mindful of the students' needs. Even their families, that don't accept their love relationship, seem to be places of neurosis and hypocrisy. Their only alternative is to escape towards a freedom which will lead them to face the hardness of juvenile hall. Rough Road ahead is a film about the spontaneous and constant tension towards freedom and self-determination, about teenage rebellion and about the wish to escape the rules imposed from on high. It examines critically the history of the second half of the twentieth century and the society still dealing with its recent past (with the war more than anything) and with the necessity of finding new social and cultural developments.

panorama queer / 13 maggio 2015

In un piccolo paesino dominato da una centrale elettrica nel sud dell'Olanda, dove tutti sono connessi così come i cavi che ne sovrastano i cieli, vive la giovane Anne. Silenziosa e confusa, la ragazza non sì trova mai a suo agio con i suoi coetanei, che tiene debitamente a distanza ma da cui, in una realtà così piccola, è impossibile separarsi. Ma, con l'arrivo in paese della ribelle Lena, la monotona e noiosa estate di Anne, così come la sua stessa vita, cambierà irrimediabilmente. Ambientato nella calda atmosfera di un'estate olandese, è un film sui confini e sulle convenzioni che ne sono origine, un affascinante ritratto dell'adolescenza alla ricerca di un percorso lontano dal solco degli stereotipi per raggiungere e affermare la propria identità.

The young Anne lives in a small village dominated by a power station in the south of Holland, where everyone is as connected to one another as the cables in the sky. Quiet and confused, the girl never feels at ease with her friends, that she keeps to a distance even though in such a small town she can’t really be set apart from them. However, with the rebel Lela's coming, Anne's monotonous and boring summer, as her life itself, will change irremediably. Set in the hot atmosphere of a Dutch summer, Zomer is a movie about limits and the conventions originating them, a fascinating portrait of a teenager who looks for a path far from stereotypes to reach and to affirm her own identity.

 

panorama queer / 13 maggio 2015

Nel 1931, al vertice della sua carriera, il regista sovietico Sergei Eisenstein è in Messico per girare un film. Incalzato dal regime stalinista, che vorrebbe richiamarlo in patria quanto prima, Eisenstein passa gli ultimi dieci giorni del suo viaggio nella cittadina di Guanajuato. Sarà qui, con la complicità della sua guida Palomino Cañedo, che scoprirà molte cose sul Messico ma anche sulla propria sessualità e identità di artista. Con uno stile visionario che non ha eguali nel cinema contemporaneo, Greenaway firma un ritratto originale e irriverente del grande regista russo, legandolo a una riflessione sul cinema, il sesso e la morte che sconvolge e affascina. Accolto con entusiasmo all’ultimo Festival di Berlino, il film segna il ritorno di Greenaway all’energia coinvolgente delle sue opere migliori.

In 1931, at the top of his career, the soviet director Sergei Eisenstein is in Mexico to shoot a movie. Pursued by the Stalinist's regime, which wishes to  recall him to his homeland as soon as possible, Eisenstein spends the last days of his trip in the small town of Guanajuato. It's here, with the complicity of his guide Palomino Cañedo, that he will discover many things about Mexico but also about his own sexuality and artistic identity. With an unparallelled visionary style in the contemporary cinema, Greenaway signs an original and irreverent portrait of the great soviet director, connecting him to a reflection on cinema, sex and death that shocks and attracts at the same time. Welcomed with entusiasm at the last Berlin Festival, the movie marks Greenaway's return to the engaging energy of his best works.

panorama queer / 13 maggio 2015

Durante gli anni '70, Christian Braad Thomsen girò delle interviste mai pubblicate al più prolifico regista della storia del cinema: Rainer Werner Fassbinder. Tenuta insieme dai ricordi dell'amico, la complicata e ambivalente figura del regista tedesco ci verrà raccontata tramite le testimonianze di familiari e amici cari. L'infanzia, i sogni, la carriera, l'amore, la psicoanalisi, il matrimonio, la follia, la morte. Mettendo a nudo la vita di Fassbinder, il film non solo svela l'uomo dietro al personaggio ma indaga anche su quanto la storia possa influenzare la vita di una singola persona. Presentato nella sezione Panorama della 65esima edizione del festival di Berlino, un ritratto appassionato e coinvolgente del grande regista tedesco.

During the 70s, Christian Braad Thomsen shot some unpublished interviews to the most productive director in the history of cinema: Rainer Werner Fassbinder. Bound together by his friend's memories, the complex and bivalent figure of the German director will be told through the statements of his relatives and close friends. Childhood, dreams, career, love, psychoanalysis, marriage, madness, death. Baring Fassbinder's life, the movie reveals not only the man behind the character but also investigates how much history can influence the life of a single person. Presented in the Panorama section of the 65th Berlinale edition, it is a passionate and moving portrait of the great German director.

panorama queer / 13 maggio 2015

Nell’isolata base militare di Fort Buchanan Roger attende in compagnia della figlia adottiva e di un assortito gruppo di donne e uomini il ritorno del proprio marito Frank, militare in missione in Africa. La comunità di mogli, anch’esse in attesa dei propri mariti inviati al fronte, passa oziosamente il tempo tra discussioni filosofiche al limite del grottesco e giochi di seduzione. Frank vive con gelosia il silenzio del marito e decide di partire con il gruppo alla volta del fronte africano. Girato in 16 mm e diviso in quattro parti, è un film che racconta con un tono ironico, sottile e mai scontato le dinamiche di desiderio all’interno di una situazione quasi surreale. Il regista riprende elementi della cultura statunitense e francese per fonderli in uno sguardo dissacrante che sa evidenziare in maniera straniante gli stereotipi legati al genere e alla famiglia.

In the isolated military base of Fort Buchanan Roger is waiting, together with his adoptive family and an assorted group of women and men, the return of his husband Frank, a soldier on a mission in Africa. The community of wives, while waiting like him for their husbands sent to the front, lazily spends its time making almost grotesque philosophical discussions and seduction games. Frank lives with jealousy the silence of his husband and decides to leave with the group for the African front. Shot in 16mm and divided in four parts, Fort Buchanan is a film that, with an ironic subtle and never predictable tone, tells the dynamics of desire within an almost surreal situation. The director evokes elements of the American and French culture to merge them in a desecrating gaze that underlines in an alienating way the stereotypes linked to gender and family.

panorama queer / 13 maggio 2015

David Gold ha appena perso l’ennesimo lavoro nella sua mediocre carriera da attore a causa del suo problema con l’alcol. Come se non bastasse, gli viene diagnosticato un cancro alla pelle e il rifiuto di accettare la sua omosessualità lo porta a vivere una vita piena di bugie e ricordi. Senza più un soldo e con l’affitto da pagare, David decide di recitare la parte di un orientatore scolastico che aiuta i ragazzi problematici della Grusin High School. Ma le cose non saranno così facili come si aspetta. Guidance è una scanzonata commedia che ci racconta con ironia, sarcasmo ed un tocco di cinismo la folle vita del queer per antonomasia.

David Gold has just lost his last job of his lousy acting career for his problem with the bottle. On top of that he was diagnosed with skin cancer and, to make things worse, his refusal to accept his homosexuality makes him live a life full of lies and memories. Already broke and with a rent to pay David decides to act as a school counsellor supporting the problematic students of Grusin High. The problem is that things will not be easy as predicted. Guidance is an easygoing comedy that tell with irony, sarcasm and a little bit of cynicism the crazy life of the queer par excellence.

panorama queer / 13 maggio 2015

Annemarie Schwarzenbach, scrittrice, fotografa e giornalista svizzera, emblematica e scoppiettante figura dei tardi anni '30, figlia della "generazione perduta", antifascista e lesbica, dipendente da morfina ed altre svariate droghe, viene dimenticata fino alla metà degli anni '80, quando viene pubblicata la sua biografia. Nel 2014, 16 giovani attori ricostruiscono la vita della Schwarzenbach incarnando lei, i suoi amici e i suoi amori, emulandone i gesti, i vizi e le contraddizioni. Ne esce fuori un ritratto allo stesso tempo singolare e molteplice, una biografia colma di intime memorie, ricreato dall'incontro dello donna di ieri con la generazioni di oggi, in cui il confine tra realtà e finzione, inevitabilmente, diventa sempre più confuso.

Annemarie Schwarzenbach was a Swiss writer, photographer and journalist, emblematic and crackling figure of the late 30s, child of the "lost generation", antifascist and lesbian, addicted to morphine and other drugs. She was forgotten until the mid-80s, when her autobiography was published. In 2014, 16 young actors recreated Schwarzenbach's life impersonating her, her friends and her lovers, emulating her gestures, her vices and her contradictions. A portrait pops out, at the same time singular and multiple, a biography full of intimate memories, recreated from the gathering of the woman of yesterday with today's generation, in which the border between reality and fiction becomes inevitably more and more blurred.

 

panorama queer / 13 maggio 2015

Michel vive in un ospedale psichiatrico da molti anni. Blaise Othnin-Girard è affascinato da questa figura fuori da qualsiasi canone, compresi quelli ai quali vorrebbe ridurlo un isolamento forzato. Arte, amore, amicizia nelle parole di Michel sembrano diversi. «Mi sembra che il paradiso… è un amore che ti trapassa il ventre e che ti rende davvero felice… una sensazione come di esplosione d’amore in un luogo lontano. È un luogo in cui si può godere, il paradiso». Il regista non vede Michel dai tempi dell’appartamento terapeutico di Mâcon, nel 2001, dove abitava prima che insorgessero alcuni problemi. Lo ritrova adesso all’ospedale in una Unità di Psichiatria Complessa: un settore chiuso e silenzioso. La sue parole si rivelano tra dolore e resistenza, humour e lucidità, lasciando intravedere una storia d’amore tra corpi impediti.

Michel has been living in a psychiatric hospital for many years. Blaise Othnin-Girard is fascinated by this figure who rejects all kind of rules, even those that would see him put in solitary confinement. Art, love, friendship, in Michel’s words they all seem different. «To me paradise… is a love that cuts through your stomach and makes you truly happy… it’s like a love explosion in the distance. Paradise is a place where you can thrive». The director hasn’t seen Michel since 2001, when he still lived in a therapeutic apartment in Mâcon, before his conditions got worse. He meets him again now in the Acute Psychiatric Unit: a secluded and quiet area in the hospital. His words unveil pain and resistance, humour and awareness, and they hint at a love story between inept bodies.