header-text

eterotopie / 16 aprile 2019

Tra la Sicilia e Beirut si trova il Mediterraneo. Un mare che cerca costantemente di sedurre i nostri corpi, talvolta seminando la morte. Lascia che ti guardi, lascia che ti tocchi, previsto all’interno della sezione Eterotopie del Sicilia Queer filmfest 2018, si condensa attorno alla scena artistica contemporanea di Beirut e sul tema dei diritti delle persone LGBTQ. Uno sguardo sul mondo intimo e brulicante della città: amore proibito, amore clandestino e desiderio. In questa mostra ho scelto di presentare i lavori di Dima El Horr, Randa Mirza, Lara Tabet, Maria Kassab and Raafat Majzoub, ricorrendo a mezzi espressivi differenti come video, fotografia, film e installazioni, così da offrire uno sguardo pressoché voyeuristico su una Beirut recondita. Dei corpi nuotano nel Mediterraneo, altri ballano tutta la notte. Un sussurro proibito tra innamorati, una fuga verso gli spazi nascosti del desiderio. Un universo in cui la nozione di “queer” reinterpreta incessantemente il senso della celebrazione del corpo, a prescindere dall’identità sessuale. Un corpo che rivendica la libertà di essere amato e desiderato, toccato e guardato. Nel catalogo figura Evened, un testo commissionato per la sezione Eterotopie dedicata al Libano, e una selezione di fotografie scattate da Ieva Saudergaitė, facenti parte della serie Life Despite Here realizzata a Beirut tra il 2017 e il 2018. Due punti di vista sulla città di Beirut, sospesi tra finzione e documentario, e in cui la finzione si impone come una realtà diversa della città, mentre il documentario sviluppa una finzione narrativa incentrata sul corpo della città, perennemente in costruzione, alla ricerca di un’identità. Per quanto concerne le proiezioni del festival, ho scelto di presentare Martyr, lungometraggio di Mazen Khaled. Martyr, presentato alla Biennale di Venezia dello scorso anno, è un film che ritrae questo legame tra il Mediterraneo e la morte. Purtroppo in Libano i membri della comunità LGBTQ subiscono tuttora la minaccia soggiacente all’articolo 534 del Codice penale libanese, secondo cui “ogni rapporto sessuale contrario all’ordine della natura è punibile con la detenzione fino a un anno”. La comunità LGBTQ libanese vive ancora nell’instabilità, ma, anziché soffermarmi troppo sui dettagli, ho deciso di chiudere questa mia introduzione con le parole di due giudici libanesi:

«In considerazione del fatto che l’uomo è parte della natura nonché uno dei suoi elementi, una cellula annidata in un’altra cellula, non è possibile definire qualsiasi sua condotta o comportamento contro natura […] pertanto le relazioni omosessuali consensuali non sono “innaturali” e, di conseguenza, non dovrebbero essere soggette a sanzioni legali». 

 Verdetto del giudice Mounir Suleiman contro l’accusa nei confronti di due omosessuali libanesi che invocava l’articolo 534 del Codice penale libanese; Corte di Batroun; Libano settentrionale, 2009.

«L’identità di genere non può essere definita soltanto dai documenti legali; l’evoluzione della persona e la sua percezione del proprio genere di appartenenza dovrebbero essere prese in considerazione».

 Verdetto del giudice Naji al-Dahdah contro l’azione penale nei confronti di una donna transgender accusata di aver intrattenuto una “relazione omosessuale con un uomo”; Corte di Judaydat al-Matn, Monte Libano, 2014. 

 

Between Sicily and Beirut lies the Mediterranean. A sea that flirts with our bodies, a forbidden flirt that might cause death. “Lascia che ti guardi, lascia che ti tocchi - Let me watch you, let me touch you” is a call for the sea, so as for the bodies, the societies and the nations too. The exhibition , foreseen for the Eterotopie section of the Sicilia Queer filmfest 2018, focuses on the contemporary art scene of Beirut as well as on the theme of LGBTQ people’s rights. A look at the intimate world of the city: forbidden love, clandestine love, desire. At the exhibition I am presenting the works of Dima El Horr, Randa Mirza, Lara Tabet, Maria Kassab and Raafat Majzoub, through different mediums like videos, photography, films and installations, in order to give a voyeuristic look at an intimate Beirut. Bodies swimming in the Mediterranean and others dancing all night. A forbidden whisper between lovers, an escape towards hidden spaces of desire. A universe where the notion of ‘Queer’ reinterprets the sense of celebrating the body regardless of sexual identity. A body that claims freedom of being loved and desired, touched and looked at. In the catalogue appears “Evened”, a text by Raafat Majzoub, commissioned for the section Eterotopie dedicated to Lebanon, and a selection of photos taken by Ieva Saudergaitė, part of her series shot in Beirut between 2017 and may 2018. Two takes on the city of Beirut, between fiction and documentary, where the fiction imposes itself as a different reality of the city, while the documentary develops a fictional story about the body of the city, constantly under-construction, searching for an identity. As part of the festival, I have chosen to screen , a feature film by Mazen Khaled. premiered at last year’s Venice Biennale, it’s a film that portrays this erotic connection between the Mediterranean and death. In Lebanon, regrettably, LGBTQ members are still threatened by the article 534 of the Lebanese Penal Code which states that . The LGBTQ community in Lebanon experiences lots of ups and downs, but, instead of looking closely at all the details, I have decided to end my introduction by quoting two Lebanese judges:

“Whereas man is part of nature and one of its elements, and a cell within a cell in it, it cannot be said that any practice of his or any behaviour of his is against nature [….] therefore consensual same-sex relations are not “unnatural,” and therefore shouldn’t be subjected to legal penalty.” 

 Judge Mounir Suleiman, issuing a verdict against the prosecution of two Lebanese gay men that invoked Article 534 of the Lebanese Penal Code; Batroun Court, North of Lebanon, in 2009.

 “Gender identity is not only defined by the legal papers; the evolution of the person and his/her perception of his/her gender should be taken into consideration.” 

Judge Naji al-Dahdah, issuing a verdict against the prosecution of transgender woman accused of having a “same-sex relationship with a man”; Jdeideh Court, Mount Lebanon, in 2014. 

panorama queer / 16 aprile 2019

Alicia si trova a dover ricostruire i ricordi della notte appena trascorsa per provare a riconquistare la sua donna. Quello che ricorda potrebbe però separarle per sempre. Fra triangoli amorosi consenzienti e sospetti d’infedeltà, la narrazione si snoda all’insegna di un polimorfismo radicale che mescola soffuso sentimentalismo e ghost story. Una peregrinazione costellata di glitch – enfatizzati dalla colonna sonora – e schegge visive prive di una precisa collocazione spazio-temporale, affastellate secondo un approccio alogico che rende tangibile il passato, con i suoi turbamenti legati alle “intermittenze del cuore” e con i suoi ricordi dolenti.

Alicia must piece together the memories from the night before, if she is to win her lover back. What she remembers could keep them apart forever. Amid agreed love triangles and suspicions of infidelity, the narrative unfolds in a radically multifaceted way that blends vague sentimentalism and ghost story. A peregrination studded with glitches – emphasized by the soundtrack – and visual splinters lacking a precise space-time collocation, bundled up following an alogical approach that can make the past tangible, with all its painful memories and against the backdrop of the “intermittences of the heart”.

panorama queer / 16 aprile 2019

Una madre, un’adolescente e una bambina. Roberta, Lucy e Danny sono una famiglia di sole donne. Il loro rapporto si basa sull’affetto che provano l'una per l'altra, il bisogno di sentirsi unite e quello di trovare ognuna la sua strada, indipendentemente dalle altre. Ora che Lucy, la figlia maggiore, ha intenzione di lasciare la casa dove abitano, l'equilibrio della loro estate sarà messo alla prova.

Roberta, Lucy and Danny make a family of three women: a mother, a teenager and a little girl. Their relationship is based on the strong affection they feel for one another, their need to feel close to each other and to find each one their personal independent way. Now that Lucy, the eldest daughter, is about to leave home, they will have to face a challenging summer.

panorama queer / 16 aprile 2019

Eva e Kat sono una coppia di trentenni che vive un’esistenza dimessa e spensierata nella loro barca su un canale londinese, fino a che Eva non manifesta il desiderio di avere un figlio e dà un ultimatum alla compagna. Kat è restia, consapevole che i sogni di una vita bohémien insieme troverebbero fine. Tuttavia, quando il migliore amico di Kat, Roger, arriva da Barcellona per fare festa con le ragazze, i tre fantasticano di avere un bambino insieme. È possibile vivere l’amore, la vita e i legami familiari in modi completamente differenti eppure restare insieme? è al contempo un film tradizionale e alternativo, una commedia romantica che difende gli stili di vita che non si rifanno agli stilemi suburbani, per via di scelte insolite, non oberate da vincoli strettamente economici.

In their mid-thirties, Eva and Kat’s humble, yet carefree, lifestyle in their London canal boat gets turned upside down when Eva presents Kat with an ultimatum: she wants a child. Kat resists, knowing that it will end the bohemian lifestyle she’s always envisaged with Eva. When Kat’s best friend, Roger, drops in from Barcelona to party with the ladies, however, the three of them toy around with the idea of creating a baby together. Is it possible to experience love, life and family bonds in such different ways but still stay together? is a somewhat traditional yet alternative film, a romantic comedy that champions lifestyles that do not fit the suburban mould through choice and economic necessity.

panorama queer / 16 aprile 2019

J ha quattordici anni. J vuole essere chiamato “they”. “They” in inglese vuol dire “loro”. J vivono con i genitori nella periferia di Chicago. Stanno esplorando la loro identità di genere mentre seguono una terapia ormonale per ritardare la pubertà. Dopo due anni di terapia, J devono decidere se effettuare o no la transizione. Durante il week-end decisivo, mentre i loro genitori sono in viaggio, la sorella di J e il suo ragazzo iraniano arrivano per prendersi cura di “They”. Grazie anche a una fotografia eterea, che restituisce la dimensione intima e velata del protagonista, è un film che sa affrontare il tema tanto complesso della transizione di genere con una dolcezza e una semplicità disarmanti.

Fourteen-year-old J goes by the pronoun “They”. J live with their parents in the suburbs of Chicago. They are exploring their gender identity while taking hormone blockers to postpone puberty. After two years of therapy, J have to make a decision whether or not to transition. Over this crucial weekend while their parents are away, J’s sister and her Iranian boyfriend arrive to take care of “They”. Thanks also to an ethereal cinematography, which portrays the intimate and veiled dimension of the main character, is a film which deals with the subtle subject of gender transition with a disarming gentleness and simplicity.

panorama queer / 16 aprile 2019

Da quando la piccola Amal è tornata nel suo quartiere, ricorda solo un grande albero che non c’è più. Un sicomoro su cui lei e i suoi fratelli si arrampicavano. Si ricorda di quando portava il caffè a suo padre nel frutteto. Dopo è arrivata la guerra. Amal e i suoi fratelli hanno perso tutto. Sono figli della famiglia Samouni, dei contadini che abitano alla periferia della città di Gaza. È passato un anno da quando hanno sepolto i loro morti. Ora devono ricominciare a guardare al futuro, ricostruendo le loro case, il loro quartiere la loro memoria. Sul filo dei ricordi, immagini reali e racconto animato (le animazioni sono realizzate da Simone Massi) si alternano a disegnare un ritratto di famiglia, prima, dopo e durante i tragici avvenimenti che hanno stravolto le loro vite in quel gennaio del 2009, quando, durante l’Operazione Piombo fuso, vengono massacrati ventinove membri della famiglia.

Ever since little Amal returned to her neighborhood, she has only been able to remember a huge tree which no longer exists. It was a sycamore that she and her siblings used to climb. Then the war broke out. Amal and her siblings lost everything. They are children of the Samouni family, farmers who live on the outskirts of Gaza City. A year has passed since they buried their dead. Now they must start to look to the future once again, rebuilding their houses, their neighborhood and their memories. On the cusp of memory, real-life images and animations (created by Simone Massi) take turns to sketch out a family portrait, before, after and during the tragic events that turned their lives upside down in January 2009, when twenty-nine members of their family were butchered during Operation Cast Lead.

panorama queer / 16 aprile 2019

Sulle pagine di una rivista, nel 1917, appare un racconto firmato da Franz Kafka. Il racconto, Una relazione per un’Accademia, è una lezione universitaria tenuta dal signor Rotpeter, una scimmia diventata uomo, nella quale si ripercorrono le fasi della sua metamorfosi. Il ritratto immaginario di Antonietta De Lillo si muove su due piani: da una parte i frammenti della lezione universitaria kafkiana, come fossero la messinscena del passato del protagonista, dall’altro il suo presente. La regista crea così un personaggio cinematografico che porta in sé istanze senza tempo quali libertà, sopravvivenza, via d’uscita, e ne fa un ritratto immerso nella nostra contemporaneità.

In 1917, a short story by Franz Kafka appears in a German monthly. The writing, called A Report to an Academy, is an academic lecture given by Mister Red Peter, an ape who became a human being and who now describes to his audience all the steps of his metamorphosis. The imaginary portrait depicted by Antonietta De Lillo covers two different narrative lines: on the one hand, the fragments of the Kafkian lecture, as a mise-en-scène of Mister Red Peter’s past; on the other hand, his present. In Il signor Rotpeter, De Lillo creates a film character who is the manifestation of timeless aspirations such as freedom, surviving, escaping, and makes them into a portrait of our contemporaneity.  

panorama queer / 16 aprile 2019

Una testimonianza della forza dell’amore che lega due persone, due Promessi sposi dei nostri giorni. Il racconto avanza come un thriller in cui i due protagonisti nascondono un mistero: tracce visive, cicatrici su un braccio, dettagli s’insinuano nella loro storia, fino a svelare l’enigma. Lui prima era una lei. Una metamorfosi contemporanea resa possibile dal loro amore.

A testimony to the power of love which binds two people, two Betrothed Lovers of our days. The story develops like a thriller, in which the two main characters are hiding a mystery: visual traces, some scars on an arm and small details creep into their story, until the riddle is solved: he was a she. A contemporary metamorphosis which has been made possible by their love.

panorama queer / 16 aprile 2019

Attenzione: questo film è rivolto a spettatori che hanno fallito almeno una volta nella vita.
Dario e Maury, due attori rifiutati dal teatro, dall’Accademia e dal cinema, decidono di trasferire il proprio palco sulla spiaggia gay nudista di Capocotta, vicino a Ostia. Qui arriva gente che ha voglia di sentirsi libera, di non avere regole. Grazie alla perseveranza della loro poetica, che vede nel fallimento una nuova forma di vittoria, Dario e Maury si guadagnano, in vent’anni, l’affetto di un pubblico fedele, assieme ai titoli di Principe e di Contessa. Estate dopo estate, i due inventano e filmano un vasto repertorio di scene in cui brucia l’amara mancanza di un palco vero, «che solo i signori, i grandi geni italiani, sono autorizzati a calcare». Questo film celebra in modo irriverente il fallimento come parodia, rendendo chiunque lo desideri un Principe o una Contessa, almeno per un giorno.

Warning: this film is for people who failed at least once in their lives. Dario and Maury, two actors refused from any theatre, academy, and cinema decided to move to the gay Roman nudist beach of Capocotta. Here, they set their stage, in a place where people come to feel free and unconstrained by the rules of society. Persevering with their philosophy of «failure as a new form of victory», they became il Principe (the Prince) and la Contessa (the Countess) of the beach. In twenty years, they have gathered a little yet loyal audience, staging plays and creating a long repertoire of amateur little movies, where they confess the bitter reality of missing a real Stage, the one «only the so-called gentlemen are allowed to». With irreverent tones of Pop, Dance and Folk music, this film celebrates failure as a parody, making anybody willing to watch, a Prince or a Countess of the non-victories.

panorama queer / 16 aprile 2019

Il diciassettenne Mathieu Reymond si risveglia in ospedale dopo essere stato violentato e torturato da un uomo conosciuto mentre faceva autostop. Una volta tornato a casa, la sua vita quotidiana e quella di tutti coloro che lo circondano continua apparentemente a scorrere come prima, e tanto i suoi familiari quanto gli insegnanti non sembrano sapersi confrontare direttamente col ragazzo e col suo trauma. Come in una sorta di sogno lucido, Mathieu mette insieme gli sprazzi di memoria di quella notte e ricostruisce gradualmente i tratti del suo aggressore, aiutato dalla polizia locale. Nella semplicità della rappresentazione Baier dà forma all’orrore, utilizzando un linguaggio pulito e onirico, senza lasciare spazio a eccessi morbosi.

Seventeen-year-old Mathieu Reymond wakes up in a hospital after having been raped and tortured by a man he had known while hitchhiking. Once back home, his everyday life as well the life of those surrounding him, seems to continue as before, and both his family and teachers do not seem to know how to directly confront the boy and his trauma. As if it were a lucid dream, Mathieu, with the help of the local police, puts together the flashes of memory of that night and gradually reconstructs the traits of his mugger. In the simplicity of the representation, Baier evokes horror using a clean and oneiric language, and leaving no room for morbid excesses.

panorama queer / 15 aprile 2019

Un viaggio alla scoperta dell’opera e degli innumerevoli talenti di Ernesto Tomasini, artista iconoclasta e innovativo, con una carriera tra le più eclettiche del panorama internazionale. Attore, cabarettista, art performer, voice-over artist, cantante e compositore, ha lavorato per il cinema, il teatro, la radio e la tv. La sua estensione vocale di quattro ottave ha lasciato a bocca aperta il pubblico di numerosi teatri sparsi in tutto il mondo. Il film di Nendie Pinto-Duschinsky si apre con la masterclass che Ernesto ha tenuto alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, e segue l’artista mentre lavora insieme ai due compositori e pianisti Konstantin Lapshin e Othon Matagaras, discute via Skype con il leggendario produttore americano Man Parrish, e partecipa a delle orge, pratica che detesta ma alla quale, per una mera questione di principio, si vede costretto a prestarsi. ci regala così il ritratto surreale di un artista eccentrico e dotato di un talento straordinario.

A journey through the work of Ernesto Tomasini, an iconoclastic and innovative artist, with one of the most eclectic international careers. He is an actor, an art and cabaret performer, a voiceover artist, a singer and a songwriter. He has worked for theater, radio, tv and cinema. His four-octave vocal range has thrilled London audiences at the Royal Albert Hall, the National, the Roundhouse and in historical theatres around the world. Beginning with Ernesto’s masterclass at RADA, Nendie Pinto-Duschinsky’s film goes on showing him while he collaborates with concert pianists and composers Konstantin Lapshin and Othon Matagaras, has daily Skype calls with legendary US producer Man Parrish and attends orgies – which he hates – purely as a matter of principle. is a surreal portrait of an eccentric and exceptionally gifted artist.

panorama queer / 15 aprile 2019

Rock and roll, noise, collage su carta e progetti oscuri, Jung, l’uomo e la massa, sogno e veglia, costruzione e distruzione, palazzi e condominio. Già all’inizio di questo documentario/film saggio era chiaro che il metodo giusto per sapere non era fare ordine nelle visioni di Elisa Abela, artista visuale e musicista, ma di favorirne ed accelerarne il disordine. Oggi sono passato e tu non c’eri è un viaggio leggero ed ignoto, divertente e a tratti enigmatico, verso il nulla, risultato di un metodo compositivo spesso anti-cinematografico, inventato in corsa e condiviso con una piccola comunità di anime che hanno preso parte al racconto, generandolo a loro volta. Ancora una volta «Nulla è Vero. Tutto è Permesso».

Rock and roll, noise, paper collage and obscure projects, Jung, the man and the crowd, the dream and the waking, construction and destruction, buildings and flats. From the beginning of this documentary/essay film, it is clear that the best way to know is not to bring order to the visions of Elisa Abela, visual artist and musician, but to foster and hasten disorder. Oggi sono passato e tu non c’eri is a light and unknown journey to nowhere, amusing and sometimes enigmatic, the result of an often anti-cinematographic compositional method, an ongoing elaboration process shared with a small community who took part in the story all the while reshaping it. Once again «Nothing is True. Everything is Allowed».

panorama queer / 15 aprile 2019

Dario ha ventidue anni ed è cresciuto in una piccola isola del Mediterraneo, Salina. Sin da piccolo comincia a cucire, isolandosi nel suo fantasioso mondo. È in questo mondo che Dario incontra la sua prima amica morta, Maria Antonietta di Francia, che diviene la sua musa ispiratrice più importante. Grazie a lei scopre l’eleganza e il rigore del corsetto che da quel momento in poi lo segnerà per sempre. Oggi come ieri il corsetto è la sua quotidianità nella vita e nel lavoro da stilista, portandolo a praticare il tightlace, la pratica del restringimento del girovita. Il film è una sperimentazione di linguaggio cinematografico documentaristico, creato interamente da scatti fotografici a pellicola e da una lunga e attenta ricerca sonora. Suggestioni della quotidianità di Dario, che ci porteranno a percepire come si stia stretti dentro il suo corsetto.

Dario is twenty-two years old and he grew up in a small island in the Mediterranean Sea, Salina. Since he was a child, he began to sew, isolating himself in his imaginative world. In this “world”, Dario met his first dead friend, Marie Antoinette of France, who became his most important and inspiring muse. Thanks to her he found out the rigor of the corset that since then marked him. Today, as yesterday, the corset is his ordinary life. This leads him to practice the tightlace, a practice of shrinking the waistline. The film is an experimentation of documentary film language based on photographic film shots and a careful sound research. All of this will lead us to perceive the mood of Dario and how tight he is in his corset.

panorama queer / 15 aprile 2019

Thomas è un giovane pasticcere tedesco. Ha una relazione clandestina con Oren, un uomo sposato israeliano che per lavoro si trova spesso a Berlino. Quando Oren muore in un incidente stradale, Thomas parte per Gerusalemme alla ricerca di risposte sulla sua morte. È qui che conosce Anat, la vedova dell’amante, che gestisce un piccolo caffè. Celando la sua vera identità, Thomas inizia a lavorare nel locale di Anat, che trasforma in un’attrazione cittadina grazie alle sue deliziose torte. Ben presto però si troverà coinvolto nella vita di Anat molto più di quanto avesse potuto immaginare, e si vedrà costretto a spingere la menzogna fino a un punto di non ritorno. Basato sulle vicende personali del regista, Der Kuchenmacher è una dichiarazione d’amore nei confronti delle persone, della vita, del cibo e del cinema, un film che ci obbliga a mettere in discussione le nostre definizioni di religione, sessualità e nazionalità.

Thomas, a young German baker, is having an affair with Oren, an Israeli married man who has frequent business visits in Berlin. When Oren dies in a car crash in Israel, Thomas travels to Jerusalem seeking for answers regarding his death. Under a fabricated identity, Thomas infiltrates into the life of Anat, his lover’s newly widowed wife, who owns a small Café in downtown Jerusalem. Thomas starts to work for her and create German cakes and cookies that bring life into her Café.  Thomas finds himself involved in Anat's life in a way far beyond his anticipation, and to protect the truth he will stretch his lie to a point of no return. Based on a director’s personal experience, The Cakemaker is a declaration of love for people, life, food and cinema that forces us to question our own definitions of religion, sexuality and nationality.

panorama queer / 15 aprile 2019

Un’amica chiede ai due registi di partecipare a un film in omaggio a Jean-Luc Godard. Cosa rimane dopo di lui? Come sopravvivere a Godard? Queerizzare la politica? Sorprendere la catastrofe? Un cortometraggio che prendendo le mosse dall’opera di Godard offre allo spettatore una profonda riflessione sul destino del cinema.

A friend of theirs asks both Dieutre and Perelmuter to participate in a tribute-film to Jean-Luc Godard. What has been left after his death? What is his legacy? How to survive him? By queerizing politics? Or maybe by ambushing the catastrophe? Starting from Godard’s work, this short film is a profound reflection on the destiny of cinema.

panorama queer / 15 aprile 2019

Parigi, estate 1979. Anne, una produttrice di film porno di serie B, affronta i suoi mali esistenziali annegandoli nell’alcol. Quando Lois, sua compagna da oltre dieci anni, la lascia, Anne sprofonda nella disperazione. Per riconquistarla si getta a capofitto nel lavoro con l’obiettivo di realizzare il suo film più ambizioso di sempre. Un evento inaspettato è però destinato a sconvolgere i suoi piani: durante le riprese uno degli attori viene trovato morto, dopo essere stato brutalmente assassinato. Anne decide allora di mettersi sulle tracce dell’ignoto killer, ma questi sembra non accontentarsi di un unico omicidio. Via via che le morti si susseguono, Anne si ritrova così coinvolta in un’indagine che stravolgerà la sua vita. Presentato in concorso al Festival di Cannes, è un film dallo stile visivo fantasmagorico, che coniugando efficacemente voyerismo e humour, cinefilia e suspense, rappresenta uno degli esperimenti più interessanti e discussi del cinema Queer contemporaneo.

Paris, summer 1979. The third-rate porn movies producer Anne drowns her existential sorrows in alcohol. After her long-standing companion Lois leaves her, she sinks in despair. She then tries to win her back by immersing herself into work in order to make her most ambitious film ever. However, an unexpected event is going to upset her plans. During the filming, one of her actors is brutally murdered. Anne resolves to get on the unknown killer’s trail, but the killer doesn’t seem to be content with a single murder. As the deaths follow one another, Anne gets caught up in a strange investigation that turns her life upside-down. Presented in competition at the 71 Cannes Film Festival and shot using a phantasmagoric visual style, is a film which successfully combines voyeurism and humour, cinephilia and suspense, and represents one of the most interesting and controversial experiments in contemporary Queer cinema.

panorama queer / 15 aprile 2019

Un ventenne in motocicletta, con le fattezze da coniglio e l’animo del lupo, trova la redenzione esaudendo l’ultimo desiderio della sorella morente: perdere la verginità. Nel cuore della notte va alla ricerca di un giovane prostituto con la consapevolezza che allo sconosciuto sarà possibile varcare la soglia oltre la quale egli deve invece arrestarsi. Si recano insieme alla capanna, situata in un bosco incantato, dove vive tutta la famiglia.

Coelho mau è una favola erotica e scricchiolante, ma anche un melodramma familiare che esplora le dinamiche della sconfitta, della perdita, della solitudine metabolizzate attraverso la rabbia del giovane che affiora nel conflitto interiore e interpersonale.

A twenty-year-old biker, disguised as a bunny but with the heart of a wolf, finds redemption by carrying his dying sister’s final wish: the loss of virginity. In the middle of the night he wanders in search of a young prostitute boy, knowing that the stranger will be able to cross the threshold beyond which he must stop instead. They go together to the hut, surrounded by an enchanted forest, where the whole family lives.

Bad Bunny is an erotic and creaky fable, but also a family melodrama that explores the dynamics of defeat, loss, loneliness understood through the young man’s rage, surfacing in the inner and interpersonal conflict.

panorama queer / 15 aprile 2019

1975: il Portogallo post-rivoluzionario comincia a riemerge dopo più di quarant’anni di dittatura. Dopo un lungo soggiorno a Bruxelles, il poeta Al Berto fa ritorno a Sines, deciso a portare avanti un’altra rivoluzione, più intima e, forse per questo, ancora più universale. Stabilitosi illegalmente in un palazzo espropriato alla sua famiglia, il giovane entra in contatto con i propri coetanei, con i quali condivide la passione per la poesia, e si innamora del musicista João Maria (nella vita reale il fratellastro del regista). I suoi modi disinvolti ed eccentrici attireranno però su di lui le ire dei più conservatori. Eludendo i vincoli della narrazione cronologica, si focalizza su alcuni aspetti della personalità del celebre poeta lusitano – scomparso nel 1997 – lontani dalla sua immagine pubblica.

1975: post-revolutionary Portugal begins to emerge from over fourty years of dictatorship. After several years in Brussels, the poet Al Berto returns to Sines, determined to carry on another revolution, more intimate and, perhaps for this reason, even more universal. Settling illegally in a mansion that had been expropriated from his family, the young man starts to hang out with locals who share his interest in poetry and falls in love with the musician João Maria (who was, in real life, the director’s half-brother). However, his casual and whimsical ways will make him incur the wrath of the most conservative people. Eluding the constraints of chronological narration, focuses on some aspects of the personality of the famous Portuguese poet – who died in 1997 – that are far from the collective imagination.  

panorama queer / 15 aprile 2019

In un paradiso desertico e ostile, tra montagne di sabbia e solitari cammelli in perpetuo cammino, si rinnovano la vita e una promessa d’amore all'ombra di un albero solitario. Adamo ed Eva hanno ancora una possibilità. L’ultima occasione per guarire e generare una nuova genìa di esseri umani più dignitosi. Nove piani sequenza in super 8 colore in cui Adamo ed Eva sono chiamati a rifare tutto, daccapo. È un cinema rigenerativo quello di Luca Ferri, con un approccio che cerca nuovi orizzonti, nuove prospettive dello sguardo o ribaltamenti che pongono lo spettatore al centro di un’enigma. Perché è a partire da sé stessi e da proprio sforzo che si rinasce, e dalla consapevolezza delle macerie.

In a desert and hostile paradise, between mountains of sand and solitary camels in perpetual journey, life is renewed with a promise of love in the shade of a lone tree. Adam and Eve have a chance. The last chance to heal and create a new progeny of more decent human beings. Nine long takes in super 8mm colour in which Adam and Eve are asked to redo everything over again, from scratch. With its approach that seeks new horizons, new perspectives or overturns which make the viewer facing an enigma, Luca Ferri's cinema is a revitalizing one. Because it is only by starting with ourselves and through a constant effort and a vivid awareness of the critical situation that one will reborn.

panorama queer / 15 aprile 2019

Il 1977 è la sua data di nascita, e Luis Fulvio utilizza questa premessa per approfondire un interesse personale nei confronti di un periodo contraddittorio, vitale e ribelle. Assemblando le immagini di repertorio di quell’anno, ricorda e rende omaggio allo spirito di quella generazione dando vita a un’opera non commerciale fin dal titolo. Il tentativo seguito dal regista è allora quello di fare emergere «quelle forze e quelle tante immagini, facce, espressioni che sono apparse e scomparse in quell’anno e non esistono più». Sono parole di Tano D'Amico, il più grande fotografo del ‘77 a Roma, che aggiunge «sono scomparse forse perché la faccia ognuno se la fa con le domande che si pone, e quelle domande non esistono più, almeno formulate in quel modo».

Luis Fulvio was born in 1977, and this was the premise for his very personal interest in such a rebellious, contradictory and lively year as that one. Making a found footage documentary, he tries to remember and honor the spirit of that year and that generation by making a “noncommercial” documentary, as stressed and anticipated by the titles. In this film, Luis Fulvio shows the «strengths, pictures, faces, and expressions appeared and then disappeared during that year», as Tano D’Amico, the most representative photographer of the Roman riots of 1977, says. Who also states: «if these faces have disappeared, maybe it is because the kind of expression a person has depends on the kind of questions she asks herself, and this questioning doesn’t exist anymore, at least as it was formulated during that time».