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queer short / 10 aprile 2019

Uno strano suono spazza via l’intera popolazione. Gli unici a scampare a questa calamità sono un gruppo di persone non udenti: una coppia di lesbiche che cerca di salvare il proprio rapporto, una ragazza tormentata da un terribile segreto e un uomo che finalmente ha raggiunto un grande traguardo in seno alla sua comunità. Realizzato con la collaborazione della comunità dei sordi di Londra, Dawn of the Deaf è un film horror apocalittico che attraverso una narrazione coinvolgente ci insegna a guardare la “disabilità” dei personaggi non più come tale, ma come un vantaggio sul resto della popolazione.

When a strange sound wipes out the hearing population. The only ones who escape this calamity are a group of deaf people: a lesbian couple fighting to save their relationship, a troubled young girl hiding a terrible secret, and a man who has finally reached a great goal within his community. Made with the collaboration of London deaf community, Dawn of the Deaf is an apocalyptic horror film that, through an engaging narrative, shows us how to look at characters’ “disability” as an advantage over the hearing population.

queer short / 10 aprile 2019

Mentre si ritrova a studiare in Belgio, uno studente sudafricano scopre che l’origine dei suoi antenati non combacia con le storie che gli sono state raccontate. Riflettendo sulle implicazioni di tale scoperta, mette in dubbio la propria identità e si rende conto che le sue radici non affondano in nessuno dei due continenti. Ricorrendo a una messinscena sobria e precisa, Jurg Slabbert realizza un documentario autobiografico che ripercorre le vicissitudini multigenerazionali della propria famiglia. Affinità e divergenze emergono quasi involontariamente come forme e tratti preesistenti, inalienabili, che sonnecchiano, mimetizzati, ancorati all’ereditarietà dei corpi.

While studying in Belgium, a South African student learns that his ancestors’ origin is not what he was told. Reflecting on the revelation, he questions his own identity and realises that his roots are neither here nor there. Drawing upon a sober and precise mise-en-scène, Jurg Slabbert creates an autobiographical documentary that traces the multigenerational vicissitudes of his family. Affinities and divergences emerge almost involuntarily as pre-existing, inalienable forms and traits, which doze, camouflaged, anchored on the hereditariness of the bodies.

queer short / 10 aprile 2019

Dances è un documentario che in cinque minuti raccoglie testimonianze di esperienze queer vissute dagli utenti di app d’incontri e drammatizzate attraverso la danza e l’animazione. Cresciute online a causa dell’ostracismo della società contemporanea, le comunità LGBTQIA hanno sempre fatto largo uso di app come Tinder, Grindr, Scruff e OkCupid. D’altra parte la danza, che non ha mai smesso di occupare un posto di rilievo nell’universo queer, è con la sua fisicità e flagranza quanto di più lontano possa esistere dal mondo virtuale. Facendo interagire queste due dimensioni così distanti, Dances ci aiuta a vedere come dietro ai profili e ai commenti sprezzanti ci siano persone reali che vogliono soltanto entrare in relazione tra loro.

Dances is a five-minute documentary which explores queer experiences with app culture, dramatized through dance and animation. Apps like Tinder, Grindr, Scruff, OkCupid are, in fact, central to the queer community. Due to lack of acceptance in broader society, LGBTQIA communities have flourished online. Dance has long held a place of importance in the queer community, too. But it couldn’t be further from the virtual world, because it is so physical and immediate. By this pairing, Dances shows that, behind the online personas and the dismissive comments, there are real people just wanting to connect.

queer short / 10 aprile 2019

In pieno inverno, in una città dormitorio, Baptiste, Mathilde, Jørgen, Yulya e Jeanne, adolescenti selvaggi e teneri allo stesso tempo, si raccontano senza reticenze. Tra la noia che invade le loro giornate e le aspirazioni taciute, questi giovani combattono la loro solitudine armati di desiderio e parole in un mondo disertato dagli adulti. Accanto agli incontri e agli scambi di battute, i monologhi recitati direttamente in camera rivelano paure, rabbie e desideri inconfessabili. Adattamento dell’omonima pièce teatrale di Laura Desprein, Cœurs sourds è un cortometraggio dalla scrittura sicura e dalla forma interessante e curata.

In the middle of winter, in a dormitory town, Baptiste, Mathilde, Jørgen, Yulya and Jeanne, all wild and tender at the same time, tell all about themselves without reticence. Between the boredom that invades their days and unspoken aspirations, armed with desire and words they fight their loneliness in a world deserted by adults. Besides hanging out and talking, their monologues performed in front of the camera reveal fears, anger and unspeakable desires. Screen adaptation of Laura Desprein’s homonymous play, Deaf Hearts is a short film that not only shows a very accurate writing, but also a distinctive and attentive visual style.

queer short / 10 aprile 2019

La quindicenne Zoé entra in un rigido collegio in cui gli studenti studiano con atteggiamento apatico e indifferente. La violenza dell’istituzione appare dietro le maschere ossequiose dei supervisori ma, grazie all’incontro con Marie, Zoé scoprirà le potenzialità del proprio corpo e soprattutto il mistero che si cela dietro quell’atmosfera inquietante. Combinando sapientemente genere vampiresco e sguardo d’autore, cinema fantastico e politica, Ceux qui peuvent mourir esprime una narrazione aperta a una temporalità reversibile. In questo microcosmo, isolato e al contempo vincolato alla realtà esterna da “patti di sangue”, si respira il clima asettico del “mondo nuovo” huxleiano, dove vige una crudeltà sorda e perturbante.

Zoé, 15 years old, enters a strict boarding school. Around her, pupils are attending classes with faded eyes. Through their obsequious facade, the supervisors’ violence lurks. One day Zoé meets Marie and understands what they are destined for and, above all, what her body can do. Skilfully combining vampire genre and art-house gaze, fantasy movies and politics, the narrative unfolds under the assumption of time reversibility. Isolated and bound by external reality with its “blood oaths”, this microcosm is permeated by an aseptic climate as like in the Huxleian’s brave new world, ruled over with a subtle and perturbing cruelty.

queer short / 10 aprile 2019

Un’avventura frenetica che, senza ricorrere a sottigliezze, esplora le dinamiche del desiderio di individui gender fluid. Costantemente in bilico tra libido, godimento personale e reciprocità del contatto, i personaggi sono alla ricerca di una strada che possa condurre, anche attraverso metamorfosi corporee, alla “porta del corpo” altrui, riscoprendo altresì, sotto una nuova luce, il proprio sé. L’animazione psichedelica – col suo piglio punk attento all’etica del DIY – garantisce una libertà espressiva pressoché totale e una flessibilità narrativa che permette al corto di sfociare nel gioco senza mai perdere la sua carica graffiante.

An explicit rush adventure which explores the dynamics of desire of gender-fluid individuals. Constantly poised between libido, personal pleasure and reciprocal contact, the characters are looking for a way that, even through bodily metamorphosis, can lead to the others’ “door of the body”, while rediscovering their own selves in a new light. The psychedelic animation – with its punkish attitude, attentive to the DIY ethic – guarantees an almost total freedom of expression and a narrative flexibility that allows achieving some kind of playfulness without ever losing its scathing edge.

presenze / 09 aprile 2019

Max è un uomo sulla quarantina. Vaga da una stazione all’altra, a caccia di prede che adesca fingendosi eterosessuale. Alla Gare d’Austerlitz, convince un giovane soldato a seguirlo al Bois de Boulogne, dove cercherà di raggiungere i propri scopi.

Max is a man in his forties. He wanders from one station to another, hunting for preys that he lures by pretending to be heterosexual. At Austerlitz Station, he picks up a young soldier and takes him to the Bois de Boulogne to get his way.

presenze / 09 aprile 2019

Due fratelli s’incontrano dopo dieci anni di assenza. Uno, diventato nel frattempo attore cinematografico a Parigi e di passaggio nel suo paese natale, si ferma a casa del fratello, barbiere, che ha preso il posto del padre nel salone di un paesino situato nel sud-ovest della Francia più profonda. Non hanno più niente in comune, neanche il cognome. Soltanto il salone non è cambiato. In questo luogo desueto avviene il confronto tra i due fratelli. Gli specchi ormai opachi riflettono i loro dialoghi, le loro liti e i tentativi di riavvicinamento. Ma la frattura è irreparabile. Un testo teatrale di Jacques Nolot portato allo schermo in una elegante riduzione televisiva in bianco e nero da André Téchiné: il primo incontro con la storia e il mondo di Jacques Nolot, l’antefatto essenziale di ogni sua altra opera.

Two brothers meet after ten years of absence. One, become in the meantime a cinematographic actor in Paris and passing through his native village, is hosted at his brother’s, a barber who took their father’s place in the barbershop of a small village Southwest the deepest France. They don’t have anything to share anymore, not even the surname. Only the barbershop didn’t change. In this obsolete place the exchange between the two brothers takes place. The by now opaque mirrors reflect their dialogues, their arguments, and their attempts of reconciliation. But the rift is irreparable. A theatrical text by Jacques Nolot brought to the screen in an elegant television reduction in black and white by André Téchiné: his first encounter with Jacques Nolot’ story and universe, the essential background of all his following works.

presenze / 09 aprile 2019

In un cinema a luci rosse di Parigi, durante la proiezione del film porno La chatte à deux têtes, gli avventori, tra i quali un gruppo di travestiti habitué, si incontrano nel buio della sala e partecipano a estemporanei incontri sessuali. Nel frattempo la cassiera di origini italiane racconta la sua vita e il suo passato sentimentale al giovane proiezionista e a un avventore di mezza età. Intervallando queste due scene, Nolot crea un ritratto affettuoso, ironico e colorito di un’umanità marginale ma non per questo malinconica.

In an adult movie theater in Paris during the screening of the porn film La chatte à deux têtes, the customers, among whom is a group of habitué transvestites, meet in the darkness of the hall and engage in impromptu sexual encounters. Meanwhile, in the lobby the Italian ticket seller narrates her life story and her past romances to the young projectionist and a middle-aged regular customer. By alternating these two scenes, Nolot creates an affectionate, ironic and colorful portrait of a marginal but by no means melancholic humanity.

presenze / 09 aprile 2019

Dopo dieci anni di assenza, Jacques Pruez, attore cinquantenne e single, torna nel suo paese per assistere agli ultimi giorni della madre. Yvan, suo padre, parrucchiere del paese, non crede alla malattia della moglie e pensa che siano i medici a volerla uccidere. Nel frattempo scoppierà una violenta lite con il fratello Alain, poliziotto a Bordeaux, come conseguenza alla questione legata all’affidamento del padre dopo la morte della madre. Per la sua opera prima, l'attore Jacques Nolot ritorna nel suo paese natale per fare i conti con la propria gioventù. L'Arrière-pays racconta con acume e senza malizia il ritratto acido e preciso di una certa provincia profonda.

After ten years of absence, Jacques Pruez, a fifty-year-old single actor, returns to his village to assist his dying mother. His father Yvan, the village’s hairdresser, does not believe his wife's illness and thinks her condition is caused by her physicians, who want to kill her. In the meantime, a furious row about who will take care of Yvan after his wife’s death breaks out between Jacques and his brother Alain, a policeman in Bordeaux. For his first feature, the actor Jacques Nolot returns to his hometown to reckon with his youth. L'Arrière-pays depicts with insightful and artless strokes a sour and sharp portrait of French small-town life.

presenze / 09 aprile 2019

Primi anni 2000, nei pressi di Montmartre: Pierre, uomo sulla sessantina, vive da solo nel suo appartamento, il suo compagno ed editore Toutoune è appena morto. Il triste evento spinge Pierre a fare un bilancio della propria vita. Le sue giornate trascorrono tra una sigaretta e lo sforzo di ricordare il suo passato. Sente il bisogno di cominciare una terapia, quindi si decide a contattare uno psicologo. In una giornata calda, Pierre scopre una lettera di Toutoune del 1985. Avant que j’oublie, presentato alla 39ma Quinzaine des Réalisateurs, è una riflessione sulla vita, sul tempo che passa e su ciò che rimane. È stato inoltre scelto dalla celebre rivista Les Cahiers du cinéma come uno tra i migliori 10 film del 2007.

Early 2000s, somewhere near Montmartre: Pierre, a man in his sixties, lives alone in his apartment, his partner and publisher Toutoune has just died. The tragic event drives Pierre to take stock of his life. He spends his days between a cigarette and the effort to remember his past. He feels the need to go into therapy, so he makes up his mind to approach a psychologist. On a hot day, Pierre discovers a letter from Toutoune dated 1985. Before I Forget, presented at the 39th Directors’ Fortnight, is a reflection on life, on the passing of time and on what remains. It was also chosen by the famous French film magazine Les Cahiers du Cinéma as one of the top 10 films of 2007.

 

Sicilia Queer 2019 / 08 aprile 2019

Giunto alla nona edizione, il Sicilia Queer si appresta come ogni anno ad accompagnare il pubblico in un percorso ricco di suggestioni tra la storia del cinema e il cinema contemporaneo. Il programma sarà pubblicato nella sua interezza dopo la conferenza stampa di metà maggio: nel frattempo vi invitiamo a conoscere meglio il festival e a navigare tra le sue pieghe, dalle due sezioni competitive dedicate alle Nuove Visioni (New Visions) e ai Cortometraggi (Queer Short) ai film fuori competizione di Panorama Queer; dalle sezioni di storia del cinema Carte Postale à Serge Daney e Retrovie Italiane alle indagini dei paesi più ignoti proposte nella sezione Eterotopie; dal focus su un autore della sezione Presenze alle presentazioni di libri delle Letterature Queer passando per le mostre del Sicilia Queer.

Immergetevi nel Sicilia Queer: ne uscirete arricchiti!

Vi aspettiamo a Palermo, dal 30 maggio al 5 giugno 2019. 

Sicilia Queer 2019 / 08 aprile 2019

Sicilia Queer International New Visions Filmfest
Palermo, 30 maggio — 5 giugno 2019
nona edizione

SEDI / Cantieri culturali alla Zisa (via Paolo Gili, 4)

Cinema De Seta
CSC Centro sperimentale di cinematografia Sicilia
Goethe-Institut Palermo
Institut français Palermo
botteghe
Cre.Zi. Plus
Cantiere Cucina
Centro internazionale di fotografia
Spazio Franco
Haus Der Kunst


ALTRE SEDI IN CITTÀ

Cinema Rouge et Noir (piazza Verdi, 8)
Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino (piazza Antonio Pasqualino, 5)
I Candelai (Via dei Candelai, 65)


BIGLIETTI

                                                                          intero                con queer card           

Tessera sostenitore                                    100€                           

Tessera festival                                              50€                 40/25 €                            

Accredito studenti                                       25€

Ingresso giornaliero                                    10€                  8€

Ingresso singolo                                            5€                   4€

singolo studenti                                             3€


serata di apertura                                        10€
prevendita on line su billetto.it


Il programma potrebbe subire variazioni per cause di forza maggiore indipendenti dalla volontà degli organizzatori. Si invita pertanto a verificare gli eventuali aggiornamenti consultando il sito ei nostri canali social.

anteprime queer / 22 marzo 2019

La vita solitaria e monotona della sessantenne Liliane Cheverny, guarnitrice per un’azienda che produce pâté, cambia improvvisamente il suo percorso nel momento in cui il ventenne Jean mette piede nella fabbrica. Invaghita del ragazzo, che la riconosce come un’ex cantante caduta in disgrazia, famosa trent’anni prima con il nome d’arte di Laura, un’inizialmente reticente Liliane accetta di tornare a calcare il palcoscenico. La love story ritratta da Bavo Defurne ci mostra una parabola di vita fatta di ascese e rovinose cadute, e fino all’ultimo istante non concede allo spettatore il privilegio di sapere con quale delle due finiranno le vicissitudini della protagonista.

 

The lonely and monotonous life of sixty-year-old Liliane Cheverny, a trimmer in a company that produces pâté, suddenly changes its path when twenty-year-old Jean sets foot in the factory. Infatuated with the boy, who recognizes her as a former disgraced singer who had been popular thirty years back by the stage name of Laura, Liliane, reticent at first, endorses the idea of getting back on stage. The love story depicted by Bavo Defurne shows us a parable of life made of ascents and ruinous falls that, up until the very last moment, does not grant the viewer the privilege of knowing with which of the two, whether ascents or falls, Liliane’s misadventures will end.

anteprime queer / 22 marzo 2019

Ne I racconti dell’orso assistiamo al viaggio surreale per lande selvagge di un monaco meccanico e di uno strano ometto rosso. I due si inseguono e si ritrovano, vagando in una terra senza esseri umani e intrattenendo scambi e conversazioni con reticenti alci, alberi e statue. Quando troveranno il pupazzo di un orso rotto, faranno di tutto per riportarlo in vita. Seguendo l’onirico vagabondare dei due teneri e strampalati protagonisti, lo spettatore si perde in un sogno, all’interno del quale le emozioni basiche tanto vicine all’infanzia come l’amicizia, la solitudine, la malinconia o la gioia del gioco hanno il sopravvento sulla fredda razionalità della vita quotidiana.

 

In we witness the surreal journey into the wilderness of a mechanic monk and a strange little red man. The two chase and find each other, wandering in a land without human beings and having conversations with reticent elks, trees and statues. When they suddenly find the puppet of a broken bear, they do anything to bring it back to life. Following the dreamlike wandering of these two tender and odd characters, the viewer is lost in a dream within which basic childhood emotions such as friendship, loneliness, melancholy or joy of playing overtake the cold rationality of everyday life.

anteprime queer / 22 marzo 2019

Dopo aver seguito il vagabondare tragicomico dei protagonisti di Tangerine per i sobborghi californiani, con Un sogno chiamato Florida il regista Sean Baker poggia lo sguardo su un’altra realtà in movimento perpetuo, ossia quella dell’infanzia e degli inesauribili giochi della protagonista Moonee e dei suoi compagni di malefatte Jancey e Scooty. Nella surreale realtà del Magic Castle, una sorta di rivisitazione decadente del vicino castello di Walt Disney World, Moonee e sua madre Halee, ex ballerina disoccupata, si arrabattano per pagare l’affitto, ma la bambina non sembra rendersi conto delle difficoltà che la circondano.

After having chased through the Californian suburbs the tragicomic wandering of the main characters of Tangerine, with The Florida Project director Sean Baker takes an interest in another reality in perpetual movement, i.e., the childhood and the inexhaustible games of main character Moonee and her partners in crime Jancey and Scooty. In the surreal reality of Magic Castle, a sort of decaying reinterpretation of the nearby Walt Disney World Castle, Moonee and her mother Halee, a former dancer now unemployed, are struggling to pay rent, but the child does not seem to realize the difficulties that surround her.

anteprime queer / 22 marzo 2019

Il ritorno alla regia di Ado Arrietta è una fiaba che prende la forma di un gioco, oltre a essere un elogio al cinema e alla sua capacità magica e immaginifica di trasmutazione del tempo. Il principe Egon di Letonia, un giovane dandy dedito unicamente alla sua batteria, è ossessionato dall’idea di poter risvegliare dal suo lungo sonno la Bella Addormentata. Aiutato dalla fata Gwendoline e dal suo precettore Gérard, Egon attraverserà il bosco incantato che circonda il regno, dove la principessa e tutto il suo reame sono immersi in un sonno che li sospende nel passato. Seguendo la grazia e la levità delle danze che si ripetono in più scene del film, Arrietta ci invita a entrare nello splendore atemporale del regno della Bella Addormentata, e lo fa tramite dei meravigliosi tableaux vivants, nella rappresentazione di amori che nascono o si ritrovano e reami che tornano alla vita. Fedele a uno sperimentalismo che oggi sembra al contempo nuovo e desueto, come il doppio binario temporale del suo racconto, la fiaba di Arrietta diverte e incanta.

 

Ado Arrietta’s comeback as a director is a fairy tale that takes the form of a game, and an eulogy to cinema with its magical and imaginative ability to transmute time. Prince Egon of Letonia, a young dandy dedicated solely to his drums, is obsessed with the idea of ​​finding Sleeping Beauty and breaking her spell. With the help of fairy Gwendoline and her tutor Gérard, Egon will cross the enchanted forest that surrounds the kingdom, where the princess and her whole realm fell into a very deep sleep that withholds them in the past. Following the grace and the levity of the dances that are repeated in several scenes of the film, Arrietta invites us to enter the timeless splendor of Sleeping Beauty’s kingdom, and he does so through wonderful tableaux vivants, depicting love stories and realms that come back to life. Faithful to an experimentalism that today seems both new and obsolete, with this two-track approach of his story, Arrietta’s fairy tale amuses and enchants.

anteprime queer / 22 marzo 2019

La mujer fantástica descritta nel quinto film del cileno Sebastián Lelio è la ventisettenne Marina, felicemente fidanzata col cinquantenne Orlando. Ma l’idillio non è destinato a durare e la notte del compleanno di lei Orlando muore per un malore improvviso. Fin dal suo arrivo in ospedale col fidanzato in fin di vita, la transgender Marina si ritrova sotto attacco da parte di quasi tutti i personaggi che la circondano, a partire dal medico del pronto soccorso che la denuncia senza un apparente motivo, e culminando con i componenti della precedente famiglia di Orlando, l’ex moglie e il figlio adulto. L’elaborazione del lutto, suggerisce Lelio, quando si è una donna transgender appare particolarmente complicata. E lo è perché ad aggiungersi al dolore vi sono il mancato riconoscimento di un’identità e di un legame, quando non la loro palese e brutale rimozione. Girato utilizzando uno stile tragicomico, ipnotico e seducente, Una mujer fantástica ci mostra il racconto intimo e sofferto di una coraggiosa riappropriazione del sé. 

 

The described in the fifth film by Chilean director Sebastián Lelio is the 27-year-old Marina, happily engaged with fifty-year-old Orlando. However, the idyll is not meant to last and on the night of Marina’s birthday Orlando dies from a sudden illness. Since her arrival at the hospital with her clinging-to-life fiancé, transgender Marina finds herself under attack by almost all the characters that surround her, starting with the doctor in the emergency room who presses charges against her without any apparent reason, culminating in the meeting with the members of Orlando’s former family, namely his ex-wife and his adult son. As Lelio suggests, being a transgender woman can make the elaboration of mourning quite an excruciating experience, considering that, in addition to the pain, that person has to deal with a society which fails to recognize – or even worst represses – her identity and her affectional bonds. Shot using a tragicomic, hypnotic and seductive style, shows us the intimate and suffered story of a courageous re-appropriation of the Self.

anteprime queer / 21 marzo 2019

Parigi, primi anni ’90. Il movimento di giovani attivisti gay ACT UP dà vita a contestazioni spettacolari, alla ricerca del metodo più efficace affinché istituzioni e opinione pubblica aprano gli occhi sulla dilagante epidemia di AIDS che da qualche anno sta mietendo vittime in tutto il mondo. Il racconto parzialmente autobiografico del regista Robin Campillo mantiene viva la memoria delle battaglie di ACT UP senza formule retoriche o eccessi celebrativi, ma al contrario utilizzando un linguaggio a tratti semi-documentaristico che cala lo spettatore in un quotidiano fatto di infiniti dibattiti e confronti tra questi giovani attivisti che combattono lo spettro della morte attraverso l’arma dell’euforia e della rabbiosa vitalità della giovinezza.

Paris, early 1990s. ACT UP, a group of young gay activists organizes sensational actions in order to fight the public and institutions’ general indifference to the widespread AIDS epidemic, which in recent years has been claiming countless victims all over the world. Robin Campillo’s account, which is partially based on autobiographical experiences, is intended to keep the memory of ACT UP’s battles alive, without any rhetorical attitude or celebratory excess, but instead using a documentary-like language through which the spectator penetrates into a daily life made up of endless disputes and debates between these young activists who fight the specter of death using as their only weapon the euphoria of youth and its angry vitality.

Sicilia Queer 2013 / 21 marzo 2019

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