eterotopie / 01 maggio 2023
[ita]
Drifa Mezenner filma il peso dell'assenza del fratello Sofiane che nel 1992 ha lasciato illegalmente l'Algeria per l'Inghilterra. Racconta l’Algeria, un presente stagnante e un passato rimosso a ogni costo, nell’illusione di potere così andare avanti, esponendosi invece al rischio di commettere di nuovo gli stessi errori. E racconta altresì l'assenza, le due forme differenti di esilio: quello esteriorizzato del fratello che da trent’anni è lontano, e quello interiore di chi è rimasto ad aspettare, a osservare i più giovani perdere la fiducia e fuggire. Due forme di esilio che parlano di un paese mancante e che potrà tornare pienamente a esistere soltanto quando gli algerini non saranno più costretti ad abbandonarlo.
[eng]
Drifa Mezenner films the weight of the absence of his brother Sofiane, who illegally left Algeria for England in 1992. He recounts Algeria, a stagnant present and a past that is forcefully removed, under the illusion of thus being able to move forward, instead exposing to the risk of making the same mistakes again. And it also recounts absence, the two different forms of exile: the externalized one of the brother who has been away for thirty years, and the inner one of those left waiting, watching the younger ones lose faith and flee. Two forms of exile that speak of a missing country which can come into a fuller existence again only when Algerians will no longer be forced to leave.
eterotopie / 01 maggio 2023
[ita]
Una riflessione sull’essere una donna e sentirsi stretta tra due codici: quello della famiglia e quello della propria famiglia. Due codici che si alimentano a vicenda. Divieti, ingiunzioni, regole di buona condotta per le donne dettate dagli uomini di legge, dalla famiglia e dalla società. Felfel Lahmer crea uno spazio di confronto e dà corpo e voce alle donne che si riuniscono per studiare, commentare – decifrare – le leggi, le prescrizioni e le consuetudini tacite, ma non per questo meno implacabili, imposte loro in absentia. Un’assenza strumentale che è servita a favorire e legittimare l’oppressione femminile, qui decostruita per generare inaspettati cortocircuiti e disegnare preziose “vie di fuga”.
[eng]
A reflection on being a woman caught between two codes: that of the family and that of her own family. Two codes that feed off each other. Prohibitions, injunctions, rules of good behavior for women, dictated by lawmen, family and society. Felfel Lahmer creates a space for confrontation and gives body and voice to the women who gather to study, comment on – to decipher – the tacit, but no less implacable laws, prescriptions and customs imposed on them in absentia. An instrumental absence that has served to foster and legitimize female oppression that is here deconstructed to generate unexpected short-circuits and to draw precious "escape routes".
presenze / Laura Citarella / 20 aprile 2023
[ita]
Il regista Mariano Llinás si siede in un piccolo giardino, apre un quaderno e disegna un fiore. È lo schema del film che stiamo per vedere: sei storie, quattro iniziano e si interrompono a metà, una inizia e finisce, una inizia a metà e finisce, concludendo il film. Sei diversi generi cinematografici, dal thriller paranormale al dramma musicale, dallo spionaggio all’autofiction, dal remake alla pura contemplazione. Un caleidoscopio di possibilità il cui palcoscenico è la misteriosa pampa argentina e le cui protagoniste sono quattro donne che attraversano l’ipertesto cinematografico, interpretando personaggi sempre diversi.
Dalla scuola argentina di El Pampero Cine, un’impresa titanica che ha richiesto più di un decennio di produzione. Un inno alla gioia del racconto e della fantasia che sa essere ironico e inquietante, commovente e grottesco, accattivante e sorprendente.
[eng]
The director Mariano Llinás sits in a little garden, opens a notebook and draws a flower. It is the scheme of the movie we are about to see: six stories, four of them start and stop in the middle, one of them starts and ends, the last one starts in the middle and ends, concluding the entire movie. Six different cinematographic genres, from the paranormal thriller to the musical drama, from espionage to autofiction, from remake to pure contemplation. A kaleidoscope of possibilities, whose stage is the mysterious Argentinian pampa, and whose protagonists are four women that cross the cinematographic hypertext, starring as different characters in every story.
From the Argentinian school El Pampero, a titanic achievement realized in more than ten years. A hymn to the joy of fantasy and storytelling, ironic and unsettling, moving and grotesque, captivating and surprising.
presenze / Laura Citarella / 20 aprile 2023
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Il regista Mariano Llinás si siede in un piccolo giardino, apre un quaderno e disegna un fiore. È lo schema del film che stiamo per vedere: sei storie, quattro iniziano e si interrompono a metà, una inizia e finisce, una inizia a metà e finisce, concludendo il film. Sei diversi generi cinematografici, dal thriller paranormale al dramma musicale, dallo spionaggio all’autofiction, dal remake alla pura contemplazione. Un caleidoscopio di possibilità il cui palcoscenico è la misteriosa pampa argentina e le cui protagoniste sono quattro donne che attraversano l’ipertesto cinematografico, interpretando personaggi sempre diversi.
Dalla scuola argentina di El Pampero Cine, un’impresa titanica che ha richiesto più di un decennio di produzione. Un inno alla gioia del racconto e della fantasia che sa essere ironico e inquietante, commovente e grottesco, accattivante e sorprendente.
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The director Mariano Llinás sits in a little garden, opens a notebook and draws a flower. It is the scheme of the movie we are about to see: six stories, four of them start and stop in the middle, one of them starts and ends, the last one starts in the middle and ends, concluding the entire movie. Six different cinematographic genres, from the paranormal thriller to the musical drama, from espionage to autofiction, from remake to pure contemplation. A kaleidoscope of possibilities, whose stage is the mysterious Argentinian pampa, and whose protagonists are four women that cross the cinematographic hypertext, starring as different characters in every story.
From the Argentinian school El Pampero, a titanic achievement realized in more than ten years. A hymn to the joy of fantasy and storytelling, ironic and unsettling, moving and grotesque, captivating and surprising.
presenze / Laura Citarella / 20 aprile 2023
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Il regista Mariano Llinás si siede in un piccolo giardino, apre un quaderno e disegna un fiore. È lo schema del film che stiamo per vedere: sei storie, quattro iniziano e si interrompono a metà, una inizia e finisce, una inizia a metà e finisce, concludendo il film. Sei diversi generi cinematografici, dal thriller paranormale al dramma musicale, dallo spionaggio all’autofiction, dal remake alla pura contemplazione. Un caleidoscopio di possibilità il cui palcoscenico è la misteriosa pampa argentina e le cui protagoniste sono quattro donne che attraversano l’ipertesto cinematografico, interpretando personaggi sempre diversi.
Dalla scuola argentina di El Pampero Cine, un’impresa titanica che ha richiesto più di un decennio di produzione. Un inno alla gioia del racconto e della fantasia che sa essere ironico e inquietante, commovente e grottesco, accattivante e sorprendente.
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The director Mariano Llinás sits in a little garden, opens a notebook and draws a flower. It is the scheme of the movie we are about to see: six stories, four of them start and stop in the middle, one of them starts and ends, the last one starts in the middle and ends, concluding the entire movie. Six different cinematographic genres, from the paranormal thriller to the musical drama, from espionage to autofiction, from remake to pure contemplation. A kaleidoscope of possibilities, whose stage is the mysterious Argentinian pampa, and whose protagonists are four women that cross the cinematographic hypertext, starring as different characters in every story.
From the Argentinian school El Pampero, a titanic achievement realized in more than ten years. A hymn to the joy of fantasy and storytelling, ironic and unsettling, moving and grotesque, captivating and surprising.
presenze / Laura Citarella / 20 aprile 2023
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Il regista Mariano Llinás si siede in un piccolo giardino, apre un quaderno e disegna un fiore. È lo schema del film che stiamo per vedere: sei storie, quattro iniziano e si interrompono a metà, una inizia e finisce, una inizia a metà e finisce, concludendo il film. Sei diversi generi cinematografici, dal thriller paranormale al dramma musicale, dallo spionaggio all’autofiction, dal remake alla pura contemplazione. Un caleidoscopio di possibilità il cui palcoscenico è la misteriosa pampa argentina e le cui protagoniste sono quattro donne che attraversano l’ipertesto cinematografico, interpretando personaggi sempre diversi.
Dalla scuola argentina di El Pampero Cine, un’impresa titanica che ha richiesto più di un decennio di produzione. Un inno alla gioia del racconto e della fantasia che sa essere ironico e inquietante, commovente e grottesco, accattivante e sorprendente.
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The director Mariano Llinás sits in a little garden, opens a notebook and draws a flower. It is the scheme of the movie we are about to see: six stories, four of them start and stop in the middle, one of them starts and ends, the last one starts in the middle and ends, concluding the entire movie. Six different cinematographic genres, from the paranormal thriller to the musical drama, from espionage to autofiction, from remake to pure contemplation. A kaleidoscope of possibilities, whose stage is the mysterious Argentinian pampa, and whose protagonists are four women that cross the cinematographic hypertext, starring as different characters in every story.
From the Argentinian school El Pampero, a titanic achievement realized in more than ten years. A hymn to the joy of fantasy and storytelling, ironic and unsettling, moving and grotesque, captivating and surprising.
anteprime queer / 12 aprile 2023
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Un anno e mezzo con Amleto Marco Belelli, in arte Divino Otelma, durante la reclusione causa Covid-19. Un anno e mezzo di videochiamate, brevi video fatti con il cellulare e confessioni, per raccontare un altro modo di percepire le cose in un periodo pandemico in cui la percezione delle cose è inevitabilmente cambiata per tutti. Il risultato è un diario di bordo tenero e grottesco al contempo, da cui viene fuori un ritratto dell’Italia come non si era mai visto: tutto quello che pensiamo di conoscere del Belpaese e del mondo dello spettacolo, ma portato su altri orizzonti. Tutto dallo schermo di un computer o di un cellulare.
In uno dei suoi consueti film-dispositivo, rigidi e rigorosi, Luca Ferri cerca di rispondere a una domanda: cosa può fare un mago dal grande spirito e dalla grande conoscenza intrappolato dentro un quadrato immobile?
[eng]
One year and a half with Amleto Marco Belelli, also known as Divino Otelma, during the Covid-19 lockdown. One year and a half of videocalls, brief clips made with the cellphone and confessions, to show a different way to perceive things in a pandemic period where the perception of things is unavoidably changed for everyone. The result is a tender and grotesque journal, from which an inedited portrait of Italy is drawn: everything we think to know about the Belpaese and of its entertainment world but from a very different perspective. Everything from a computer screen or a cellphone.
In one of his usual cinematic contrivances, rigid and strict, Luca Ferri tries to answer a question: what could a free-spirited very sapient magician do from the prison of a motionless screen?
anteprime queer / 01 marzo 2023
[ita]
Legiferiamo, controlliamo, tentiamo di sfuggire da tutto ciò che ci fa sentire animali e mortali. Eppure basta un soffio, magari del tempo in solitudine, per far crollare l’illusione. Questa consapevolezza infesta La Legge, un film rifiutato da tutti i festival del mondo in cui siamo chiamati in prima persona per sfumare i confini tra legge e natura, umanità e animalità. Sono centonovanta le voci a dar corpo agli articoli della Costituzione Italiana, centonovanta i cellulari che fungono da medium per lasciar penetrare la Legge nei propri spazi privati, più di centonovanta i gatti, cani, piccioni, pecore a darle un volto.
La Legge ci spinge nelle pieghe perturbanti delle sovrastrutture che non ci appartengono ma a cui ci aggrappiamo in un climax crescente: solo alla fine, come collettività, potremo riconoscerci come animali umani.
[eng]
We legislate, we control, we attempt to escape from everything that makes us feel animal and mortal. Yet all it takes is a breath, perhaps some time alone, to shatter the illusion. This awareness haunts La Legge, a film that hasn’t been accepted by any festival in the world, in which we are called upon to blur the boundaries between law and nature, humanity and animality. There are a hundred and ninety voices to flesh out the articles of the Italian Constitution, a hundred and ninety cell phones that serve as mediums to let the Law penetrate one's private spaces, more than a hundred and ninety cats, dogs, pigeons, sheep to give it a face.
La Legge pushes us into the perturbing folds of superstructures that do not belong to us but to which we cling in an escalating climax: only in the end, as a collective, will we be able to recognize ourselves as human animals.
anteprime queer / 01 marzo 2023
[ita]
Risultato di una gestazione lunghissima e stratificata, il film ripercorre la storia di Cristo in modo filologico: Maria che partorisce, Giuseppe timoroso, Erode, i Re Magi, Cristo che predica fino alla crocifissione. Ma il Cristo di Rezza è circondato da un’umanità che deambula in una condizione di incoscienza e mediocrità e l'unica possibile reazione che gli rimane è urlare fino a perdere la voce, dimenarsi per sfuggire al sacrificio previsto per salvare gli uomini: al suo posto il Cristo bambino morirà crocifisso. Come dichiara lo stesso Rezza che interpreta Cristo: "Il film mi sfugge di mano, è come se il mio corpo, facendo irruzione nel racconto, strappi l’opera all’autore pezzente che l’opera controlla. Io ho un corpo instabile che si rifiuta di seguire le direttive che la mente imporrebbe. Ho il corpo dolente che mi sfila il potere dal pensiero. Il Cristo autentico la penserebbe come me".
[eng]
As result of a very long and stratified creative process, the film tells the story of Christ in a philological way: Mary giving birth, fearful Joseph, Herod, the Three Kings, Christ preaching until his crucifixion. But Rezza's Christ is surrounded by human beings wandering in a state of ignorance and mediocrity and the only possible reaction for him is to scream until he loses his voice, squirming to escape the sacrifice expected to save men: the infant Christ will die crucified instead of him. As Rezza himself who plays Christ states: "The film gets out of hand, and as if my body, breaking into the story, prevents the author from controlling what he has created. My suffering body refuses to follow the rules that my mind would like to establish. My body aches and prevents my thought from prevailing. The real Christ would think like me”.
anteprime queer / 07 febbraio 2023
[ita]
Come si ride di un giardino che sembra diventare una giungla? Come si indaga su un caso di cronaca nera a partire da una voce? Come si sogna di un amore impossibile a partire da un fantasma?
Gigi fa il vigile in un paese di campagna dove sembra non succedere mai niente. Un giorno, però, una ragazza si suicida, gettandosi sotto un treno. Non è la prima volta. Lì comincia un’indagine su questa misteriosa serie di suicidi che si consuma in uno strano mondo di provincia in bilico tra realtà e fantasia, dove un giardino può anche essere una giungla e un poliziotto avere un cuore sempre pronto ad innamorarsi e a sorridere.
Gigi la legge è questo e altro: cinema che non ha paura di misurarsi con il candore e con la dolcezza, che non teme di affrontare il mistero del reale o di divertirsi insieme ai suoi personaggi.
[eng]
How happens that a garden that looks like a jungle can make you laugh? How do you make a crime investigation starting from a voice? How can you dream about an impossible love inspired by a ghost?
Gigi is a rural traffic officer where nothing ever happens. One day however, a young girl throws herself under a train. And it's not the first time. There begins an investigation into this mysterious series of suicides that takes place in a strange provincial world poised between reality and fantasy, where a garden can also be a jungle and a policeman has a heart always ready to fall in love and smile.
Gigi la legge is a film which deep dive into the events with naïveté and sweetness and is not afraid of facing the mystery of reality or having fun with its characters.
anteprime queer / 26 novembre 2022
[ita]
Dura la vita nella Palermo di periferia: Salvo è un giovane padre che per mantenere il figlio si arrabatta tra impieghi di fortuna e faccende criminal-grottesche. Quando la spirale di violenza gli si ritorce contro, si imbatte in Ciurè, una ballerina transgender che va in suo soccorso spalancandogli le porte di un caleidoscopico night club gay dove si esibisce tutte le sere. Riuscirà Salvo a superare i propri pregiudizi nei confronti dei “viandanti della notte” e a vestire panni inediti, fino a reinventarsi in un nuovo corpo?
Ciurè è un’opera prima dal ritmo travolgente, con una sceneggiatura che si apre al dialetto-creolo di strada, popolata da personaggi nevrotici e spassosi, dalle cui urla trapela il disagio sociale, affrontato però con un policromo spirito di rivincita che corrode dall’interno la gabbia del machismo. Un film in cui l’immagine cinematografica stereotipata della sicilianità aleggia negli esterni, ma non penetra nei suoi caldi e luccicanti ambienti interni dove le relazioni rimodellano il reale.
[eng]
Life in suburban Palermo can be tough: Salvo is a young father who struggles between makeshift jobs and criminal-grotesque affairs to support his son. When the spiral of violence turns against him, he runs into Ciurè, a transgender dancer who helps him, opening doors to a kaleidoscopic gay night club where she performs every night. Will Salvo be able to overcome his prejudices against the "wanderers of the night" and put on new clothes, to the point of reinventing himself in a new body?
Ciurè is a first feature film with an overwhelming rhythm, with a screenplay that opens to a dialect-Creole of the street, populated by neurotic and amusing characters, whose screams reveal social unease, always faced with a polychrome spirit of revenge that corrodes from inside the cage of machismo. A film in which the stereotypical cinematic image of Sicilianity hovers in the exteriors, but does not penetrate its warm and shimmering interiors where relationships reshape reality.
presenze / Ruth Beckermann / 25 novembre 2022
Centro Sperimentale di Cinematografia sede Sicilia – Sala bianca
Cantieri Culturali alla Zisa / via Paolo Gili, 4
intervengono Andrea Inzerillo, Luca Mosso, Costanza Quatriglio
ingresso libero
presenze / Ruth Beckermann / 25 novembre 2022
Edificio 12 (ex Facoltà di Lettere) – Aula Columba
intervengono Alessia Cervini, Matteo Di Figlia, Andrea Inzerillo, Luca Mosso
ingresso libero
presenze / Ruth Beckermann / 25 novembre 2022
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All’inizio del Novecento un romanzo pornografico di autore ignoto intitolato Josefine Mutzenbacher, ovvero la storia di una prostituta viennese da lei stessa narrata circola segretamente tra lettrici e soprattutto lettori di lingua tedesca desiderosi di addentrarsi nelle fantasie, nei misteri e nei segreti dell’universo erotico e sessuale. Ruth Beckermann organizza un casting in cui un centinaio di uomini di ogni età si confrontano con le parole, i pensieri e i temi suscitati da questa donna del secolo scorso: il risultato è quello di una straordinaria indagine sul desiderio e sui tabù, un ritratto di gruppo emozionante che prova a decostruire ogni immagine stereotipata della mascolinità, giocando con l’ambiguità con spirito di autentica curiosità.
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At the beginning of XX century a pornographic novel written by an anonymous author, Josefine Mutzenbacher or the story of a Viennese prostitute narrated by herself, secretly circulates among German women and mostly men readers attracted by exploring fantasies, mysteries and secrets of the erotic and sexual universe. Ruth Beckermann organizes a casting of about one hundred men of every age to make them confront with words, thoughts and themes coming from this woman of the previous century: the result is an extraordinary survey on desire and taboos, an emotional group portrait that tries to deconstruct any stereotyped image of masculinity, playing with uncertainties with an esprit of authentic curiosity.
presenze / Ruth Beckermann / 25 novembre 2022
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Kurt Waldheim è stato un uomo potente: già segretario delle Nazioni Unite, nel 1986 decide di candidarsi alla presidenza dell’Austria. Cominciano però a circolare voci e studi che mettono in discussione il suo passato, denunciando le sue stesse omissioni sui rapporti avuti con il nazismo durante la Seconda guerra mondiale. Documentando e insieme partecipando alle proteste di una parte del Paese contro Waldheim, Beckermann torna trent’anni dopo su quegli eventi con un film di montaggio, ricostruendone le vicende per dare voce a una società che comincia a interrogarsi seriamente sul suo passato mettendo in questione il rapporto tra verità e menzogna, consapevolezza collettiva e responsabilità personale. Il film è stato candidato agli Oscar per l’Austria nel 2019.
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Kurt Waldheim was a powerful man: a former Secretary-General of the United Nations, in 1986 he decided to run for the presidency of Austria. However, rumors and researches questioning his past started spreading, highlighting his own omissions on the relationships he had with Nazism during the Second World War. By documenting and at the same time participating in the protests against Waldheim lodged by a part of the country, Beckermann returns to those events thirty years later with a montage film, reconstructing the events in order to give voice to a society that seriously begins to question its past by observing the relationship between truth and falsehood, collective awareness and personal responsibility. The film was submitted for the Academy Award for Best International Feature Film in 2019.
presenze / Ruth Beckermann / 25 novembre 2022
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Una storia d’amore e di giovinezza, a partire dalle lettere che Ingeborg Bachmann e Paul Celan, due fra le più grandi figure letterarie e poetiche del Novecento, si scambiano per diciannove lunghi anni, tra Vienna, Parigi e altre città d’Europa. Ruth Beckermann convoca due giovani interpreti in uno studio di registrazione e li mette a confronto con quel carteggio: devono leggerlo ad alta voce, ma così facendo diventano per qualche istante un po’ Paul e Ingeborg anche loro. Forse stanno per innamorarsi, forse riescono a farci innamorare. Le loro parole d’amore diventano sentimenti, esitazioni, incertezze incarnate. E il dispositivo messo in campo rimette in discussione il tempo, lo spazio e i concetti stessi di possibilità e impossibilità, chiedendoci di mettere tra parentesi, per un’ora e mezza, la nostra volontaria sospensione dell’incredulità e vivere insieme a loro questo idillio sognato e contrastato.
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A story of love and youth, starting from the letters that Ingeborg Bachmann and Paul Celan, two of the greatest literary and poetic figures of the 20th century, exchanged for nineteen long years, between Vienna, Paris and other European cities. Ruth Beckermann summons two young performers to a recording studio and confronts them with that correspondence: they have to read it aloud, but in doing so they become for a few moments a little Paul and Ingeborg themselves. Perhaps they are about to fall in love, perhaps they manage to make us fall in love. Their words of love become feelings, hesitations, embodied uncertainties. And the device deployed calls into question time, space and the very concepts of possibility and impossibility, asking us to put our voluntary suspension of disbelief in brackets for an hour and a half and live with them this dreamed and thwarted idyll.
Sicilia Queer 2022 / 06 giugno 2022
Sicilia Queer 2022
I premi e i vincitori della dodicesima edizione del Sicilia Queer filmfest, assegnati dalla Giuria internazionale composta dal direttore artistico del New York Film Festival, l'americano Dennis Lim, dal pluripremiato produttore indipendente spagnolo Lluís Miñarro, dalla produttrice francese Judith Lou Lévy (vincitrice del gran premio della giuria a Cannes per Atlantique di Mati Diop), dal regista argentino Eduardo Williams (già vincitore di Cineasti del presente al Festival di Locarno) e dalla regista spagnola Tuixén Benet, vincitrice ex aequo del concorso del SQFF2021, quelli assegnati dalla Giuria del Premio del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) e dalla Giuria del Coordinamento Palermo Pride.
Premio della Giuria internazionale
Nuove Visioni 2022
Premio miglior lungometraggio
First Time/The Time for All but Sunset – VIOLET di Nicolaas Schmidt (Germania 2021)
Queer Short 2022
Premio miglior cortometraggio
ex aequo
Amygdala di Maria Hatzakou (Grecia 2021)
Mars Exalté di Jean-Sébastien Chauvin (Francia 2022)
Premio del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI)
Jerk di Gisèle Vienne (Francia 2021)
menzione speciale
First Time/The Time for All but Sunset – VIOLET di Nicolaas Schmidt (Germania 2021)
Premio Coordinamento Palermo Pride
Dans le silence d’une mer abyssale di Juliette Klinke (Belgio 2022)
menzione speciale
Too Rough di Sean Lìonadh (UK 2022)
dibattiti / 26 maggio 2022
TAVOLA ROTONDA
DOVE VA IL CINEMA INTERNAZIONALE?
Un incontro per approfondire e analizzare insieme le conseguenze e i cambiamenti della sala e della distribuzione cinematografica avvenuti negli ultimi anni di pandemia. Una serie di interrogativi per provare a capire cosa sta succedendo alle nostre abitudini di fruizione al cinema. Alla presenza di Jon Barrenechea (Global VP Distribuzione della piattaforma MUBI), Umberto Parlagreco (esercente Multisala Iris di Messina), Andrea Peraro (responsabile distribuzione Cineteca di Bologna). Modera Alessandro Rais (storico del cinema).
panorama queer / 21 maggio 2022
TICKET ON LINE > https://www.vivaticket.com/it/biglietto/grosse-freiheit/182381
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Per il Paragrafo 175 della legge tedesca nella Germania del secondo dopoguerra, l’omosessualità costituisce reato. Uscito da un campo di concentramento, Hans viene incarcerato in quanto omosessuale ma la prigione non riesce a scalfire la libertà del desiderio. L'unica relazione stabile nella sua vita diventa infatti quella con il suo compagno di cella di lunga data, Viktor, condannato a morte per omicidio. Un dramma con echi kafkiani in cui il protagonista, interpretato magistralmente da Franz Rogowski, ci fa evadere dalla prigione mentale che accompagna l’esperienza della carcerazione e si riappropria con leggerezza dei piaceri stereotipati della vita in prigione perché sa che la vera libertà è altrove.
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Due to paragraph 175, in post-World War II Germany, homosexuality constitutes a crime. After being released from the concentration camp, Hans is imprisoned for being homosexual, but the prison fails to undermine the freedom of desire. The one steady relationship in his life becomes his long time cell mate, Viktor, a convicted murderer. A drama with Kafkaesque echoes in which the protagonist, graced with the impressive presence of Franz Rogowski, offers us a possible breakout from the mental prison that accompanies the experience of incarceration and playfully reinvents the stereotypical pleasures of life in prison because he knows that true freedom is elsewhere.
letterature queer / 20 maggio 2022
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L’antologia I miti allo specchio intende restituire la parola a personaggi femminili del mito spesso occultati o marginalizzati, attraverso una pluralità di voci e di esperienze.
Si tratta di figure trasportate verso la modernità attraverso molteplici riscritture. Un guardare se stesse allo specchio, che vive anche del rimando tra chi scrive e chi viene raccontato. Lo specchio non come riflesso del desiderio maschile, ma come dispositivo capace di ampliare lo sguardo. Intento dell’opera è dunque la valorizzazione dell’elemento fluido e generativo del femminile nel mito.
Donne, di diversa età e provenienza, che raccontano di donne attraverso nuovi linguaggi che rischiarano significati “altri”, riassunti nelle parole chiave “alterità”, “metamorfosi” e “pluralità”.
I miti si formano per accumulo di varianti e in virtù di un rimosso, che spinge per salire in superficie e ridefinire il proprio destino. Ed è soprattutto a questo rimosso che si vuole dar voce.
Sullo sfondo l’isola di Sicilia, che con le sue dicotomie persistenti, le sue ibridazioni e pluralità storico-identitarie ben rappresenta la femminilità del mito nelle sue fulgide contraddizioni.
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The anthology I miti allo specchio [Myths in the mirror] intends to give back the word to female mythological characters who are often concealed or marginalised, through a plurality of voices and experiences.
These are figures travelling towards modernity, through multiple rewritings. They look at themselves in the mirror together with the female writers telling their stories. The mirror is not a reflection of male desire, but a device capable of widening the gaze. The aim of this work is to enhance the fluid and generative element of the feminine in myth.
Women of different ages and origins tell about women through new languages that enlighten “other” meanings, summarised in the key words “otherness”, “metamorphosis” and “plurality”.
Myths are formed by the accumulation of variants and by virtue of a repressed that wants to rise to the surface and redefine its own destiny. The book wants to give voice to this repressed.
In the background is the island of Sicily, which with its persistent dichotomies, hybridisations and historical-identity pluralities well represents the femininity of myth in its shining contradictions.
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