extra / 02 maggio 2023
[ita]
Lucy Liyou presenta un concerto per pianoforte, voce ed elettronica. Al centro della sua performance, che conclude il suo primo tour europeo, è il materiale del nuovo album Dog Dreams. Tra pennellate impressioniste e abrasioni elettroniche, lə musicistə dipinge un paesaggio sonoro mercuriale dove si stagliano intime meditazioni su memoria, sopravvivenza, e desideri al di sotto della soglia dell'espressione.
[eng]
Lucy Liyou presents a concert for piano, voice and electronics. At the center of their performance, which concludes their first European tour, is the material from their new album Dog Dreams. With Impressionistic brushes and electronic abrasions, the musician paints a mercurial soundscape on which stand out intimate mediations on memory, survival, and desires below the threshold of expression.
Dog Dreams > bandcamp https://lucyliyou.bandcamp.com/album/dog-dreams
Questo concerto è un progetto di Cripta747, Fondazione Studio Rizoma e Sicilia Queer filmfest, a cura di Mattia Capelletti, Studio Rizoma fellow e parte della The Listeners review. Realizzato con il contributo del Minsitero della Cultura.
This concert is a project of Cripta747, Fondazione Studio Rizoma and Sicilia Queer filmfest, curated by Mattia Capelletti, Studio Rizoma fellow, and part of The Listeners review. Realised with the contribution of the Ministry of Culture.
extra / 02 maggio 2023
[ita]
Infinite fantasticherie o traslucide allucinazioni, ritmo calmo e costante, spettrale ma innegabilmente presente: questo è Suono In Un Tempo Trasfigurato, il debutto di Bono/Burattini per Maple Death. Un disco che interseca wave sperimentale, groove alieni, elettronica contemporanea e fantascienza futuristica. La loro miscela di elettronica analogica e impulsi organici li colloca in un tempo fuori dal comune in cui la danza rimane l'unico rituale costante.
Ispirato da tre film della direttrice della fotografia d'avanguardia Maya Deren (At Land, Ritual in Transfigured Time e A study in Choreography for Camera), Francesca Bono (cantante, performer, fondatrice di Ofeliadorme e membro del collettivo Donnacirco) e Vittoria Burattini (percussionista, poliedrica batterista e membro dell'influente gruppo avant-rock italiano Massimo Volume) hanno creato una densa raccolta di canzoni ipnotiche e travolgenti, basate sull'uso esclusivo del sintetizzatore Juno 60 e del suono pulsante lineare organico di una batteria.
Francesca Bono: «Ho capito quasi subito cosa volevo realizzare, mi sono bastati pochi fotogrammi, ho immediatamente preso degli appunti sonori e pensato che la mia amica Vittoria Burattini sarebbe stata una perfetta partner in crime per creare un suono onirico e surreale. Abbiamo confidenza e c’è stima reciproca. Volevo cioè rendere omaggio a Deren, artista straordinaria che ha ispirato alcuni dei miei registi preferiti, insieme a un’altra musicista che ammiro e con cui condivido un certo tipo di poetica. Cercavo un sabba sensoriale, un’immersione nell’ossessivo. Volevo che fosse chiaro un messaggio: Donne che creano».
[eng]
Endless reveries or translucent hallucinations, calm and steady rhythm, ghostly but undeniably present: this is Sound In A Transfigured Time, Bono/Burattini's debut for Maple Death. A record that intersects experimental wave, alien grooves, contemporary electronics and futuristic science fiction. Their blend of analog electronics and organic pulses places them in an offbeat time in which dance remains the only constant ritual.
Inspired by three films by avant-garde cinematographer Maya Deren (At Land, Ritual in Transfigured Time and A study in Choreography for Camera), Francesca Bono (singer, performer, founder of Ofeliadorme and member of the Donnacirco collective) and Vittoria Burattini (percussionist, multifaceted drummer and member of the influential Italian avant-rock group Massimo Volume) have created a dense collection of hypnotic and overwhelming songs based on the exclusive use of the Juno 60 synthesizer and the pulsating linear organic sound of a drum kit.
Francesca Bono: «I knew almost immediately what I wanted to accomplish, I only needed a few frames, immediately took sound notes, and thought my friend Vittoria Burattini would be a perfect partner in crime to create a dreamlike, surreal sound. We have confidence and mutual esteem. That is, I wanted to pay homage to Deren, an extraordinary artist who has inspired some of my favorite directors, along with another musician I admire and with whom I share a certain kind of poetics. I was looking for a sensory sabbath, an immersion in the obsessive. I wanted a message to be clear: Women who create».
Il 25 maggio, in occasione del SICILIA QUEER filmfest, si esibiranno alle 19.30 presso il Cinema De Seta in un concerto curato in collaborazione con Ypsigrock Festival.
ingresso 7€
ingresso concerto + film d'apertura: 12€
extra / 02 maggio 2023
[ita]
Nella mia pancia un fiore
che a volte non vedo
che fa bene
che fa male;
che fa male
che fa bene
“Mondo” significa terra, ma anche il gioco della ‘campana’ ed è l’opposto di immondo.
Scelto d’istinto, questo titolo abbraccia il groviglio di aspetti che tocca il mio attuale lavoro.
Questa ricerca muove – in un secondo inizio – dall’osservazione di ciò che definirei la supremazia del risultato.
La nostra smania di compimento, di un culmine delle nostre biografie, il nostro desiderio di una narrazione accurata che possa valere per sempre, che possa dirci chi siamo una volta per tutte.
Non importa quante volte ci sia già successo di sperarci, noi continuiamo comunque a credere che in qualche luogo e modo potremo essere qualcosa per sempre.
Inseguiamo noi stessi nelle nostre foto, nei nostri curriculum, nei nostri profili, in qualunque cosa possa offrirci una versione compiuta di noi stessi. Collezioniamo immagini, istanti, punti d’arrivo, risultati, sperando che una cronaca dettagliata dei nostri svariati sé possa fornirci maggiore verità.
Il nostro desiderio inconfessato di essere cose.
Poi c’è il respiro.
Quell’atto continuo e implacabile che ci accompagna per tutta la vita.
La trama infinita dietro tutti i nostri istanti e frammenti, senza altro fine se non il semplice e mero fatto di tenerci in vita.
La vita è una traccia irriproducibile e simultanea ai nostri passi e respiri.
La nostra sola possibilità di essere è continuare a essere, continuare a respirare e camminare, senza mai “cessare di scolpire la nostra statua interiore”. Il nostro miglior capolavoro, per sempre incompiuto.
‘Mondo’ significa questo per me.
La resistenza di un bambino che gioca a campana in un cortile. La purezza mai definitiva che emerge dall’atto continuo di scolpirsi.
La “totalità dei fatti e non delle cose”.
[eng]
In my belly a flower
that sometimes I do not see
that makes me feel good
that makes me feel bad
that makes me feel bad
that makes me feel good
“Mondo” means world, but it means also hopscotch – the game – and it is the opposite of immondo, ‘unclean’. Chosen quite instinctively, this title embraces the tangle of aspects of my current work.
This research starts from the observation of what I would define the supremacy of result.
Our mania for an accomplishment, an apex of our personal biographies, our longing for a thorough self-narration that might be valid forever, that might tell us who we are once and for all.
No matter how many times it has already happened, we keep believing that somewhere or somehow we can beforever.
We are in search of ourselves among our pictures, our cvs, our social profiles, in whatever may dis- play an achieved version of us.
We collect fixed images, instants, endpoints, results, hoping that a chronicle of our several selves might provide us with more truth.
Our unconfessed desire to become things.
Then, there is breath.
The relentless, continuous action that accompanies us along our whole life. The invisible web of all our instants and fragments of self, with no other goal than the simple, bare fact of keeping us alive.
Life is the simultaneous and unportrayable trace of our steps and breaths.
Our only possible way of being is to keep being, to keep breathing and walking and ‘never stopping sculpting our own statue’. Our ever-incomplete masterpiece.
‘Mondo’ means this to me.
The resistance of a child playing hopscotch in the courtyard.
The never-definitive pureness that comes out from the continuous act of sculpting.
The ‘totality of facts, not of things”.
ingresso libero fino a esaurimento posti
carte postale à Serge Daney / 02 maggio 2023
[ita]
L’impenitente dongiovanni Bob Merrick è un giovane ricco e arrogante, e la sua imprudenza causa indirettamente una doppia tragedia: la morte di un medico molto amato, il dottor Phillips, e la perdita della vista per Helen, la vedova del dottore. Per riuscire a riparare ai suoi errori, Bob decide di modificare la sua vita e seguire il modello del medico, innamorandosi di Helen e facendo di tutto per salvarla. Sirk definisce il romanzo da cui il film è tratto «un misto di kitsch, follia e trash», ma è anche convinto che sia necessario amare e nello stesso tempo detestare una storia per tirarne fuori qualcosa di buono, e che ci sia «una distanza piccolissima che separa la grande arte dalla spazzatura». Il film fece subito molto clamore diventando il più grande successo della Universal per molti anni, tanto da imporre subito un nuovo progetto come Secondo amore interpretato dallo stesso cast.
Tra i melodrammi più celebri di Sirk, caratterizzato da «un’ironia euripidea», Magnifica ossessione è incentrato su alcuni dei grandi temi cari al regista: la cecità e il destino, la cura e la redenzione.
[eng]
The unrepentant womanizer Bob Merrick is a rich and arrogant young man, and his recklessness indirectly causes a double tragedy: the death of a beloved doctor, Dr. Phillips, and the loss of sight for Helen, the doctor's widow. In order to succeed in making amends for his mistakes, Bob decides to change his life and follow the doctor's path, falling in love with Helen and doing everything he can to save her. Sirk calls the novel on which the film is based 'a mixture of kitsch and craziness and trashiness', but he is also convinced that it is necessary to love and at the same time detest a story in order to get something good out of it, and that there is 'a very short distance between high art and trash'. The film immediately caused a sensation and became Universal's biggest success for many years, so much so that it immediately forced a new project as All That Heaven Allows starring the same cast.
Among Sirk's most celebrated melodramas, characterized by an Euripidean irony, Magnificent Obsession focuses on some of the great themes dear to the director: blindness and fate, cure and redemption.
eterotopie / 01 maggio 2023
[ita]
Lettre à ma sœur racconta la storia dell'assassinio di Nabila Djahnine, sorella della regista e presidentessa dell'associazione "Thighri N'tmettouth" (Grido di donna), assassinata il 15 febbraio 1995 a Tizi-Ouzou, una cittadina della Cabilia a cento chilometri da Algeri. Nel 1994 Nabila scrisse una lettera alla sorella per raccontarle dell'escalation di violenza, della repressione, degli assassinii, delle magre speranze e del suo sgomento per l’impossibilità ad agire, vissuta durante quegli anni di piombo. Dieci anni dopo l'assassinio di Nabila, la regista ritorna in quei luoghi per girare un film, raccontare l’accaduto e osservare le trasformazioni della città e della sua gente, nel tentativo di capire le ragioni per le quali il dialogo sia di fatto diventato impossibile e sembri rimasto spazio soltanto per l’omicidio e il massacro.
[eng]
Lettre à ma sœur tells the story of the assassination of Nabila Djahnine, sister of the filmmaker and president of the association "Thighri N'tmettouth" (Cry of a Woman), who was murdered on February 15, 1995, in Tizi-Ouzou, a small town in Kabylia, a hundred kilometers from Algiers. In 1994, Nabila wrote a letter to her sister telling her about the escalation of violence, repression, assassinations, meager hopes, and her dismay at the inability to act, experienced during those years of lead. Ten years after Nabila's assassination, the filmmaker returns to those places to make a film, to tell what happened and to observe the transformations of the city and its people, in an attempt to understand the reasons why dialogue has in fact become impossible and there seems to be room left only for murder and massacre.
eterotopie / 01 maggio 2023
[ita]
Due femministe conosciutesi durante l'Hirak – proteste algerine contro la candidatura per il quinto mandato del presidente Bouteflika che hanno avuto luogo nel 2019-2020, note altresì come “primavera algerina” o “rivoluzione del sorriso” per via della sua forte matrice pacifista – rievocano i momenti vissuti insieme e ricontestualizzano le tappe che hanno condotto alla creazione della "piazza femminista" nel corso delle manifestazioni svoltesi ad Algeri. Perché c’è un passato di resistenza femminista che esiste nel tempo, che lo attraversa, e di cui bisogna fare tesoro, ma c’è soprattutto un presente in cui questi ideali devono sempre reincarnarsi, unendo persone che, prima di quel momento, non si erano mai davvero conosciute. Solo l’incontro permetterà di immaginare il futuro con il sorriso sospeso di chi non può permettersi di cedere alla disperazione.
[eng]
Two feminists who met during the Hirak – Algerian protests against Bouteflika's candidacy for a fifth presidential term that took place in 2019-2020, also known as the "Algerian Spring" or the "Revolution of Smiles" because of its strong pacifist roots – recall the moments they experienced together and recontextualize the stages that led to the creation of the "feminist square" during the demonstrations held in Algiers. For there is a past of feminist resistance that exists in time, which runs through it, and that must be treasured, but there is above all a present in which these ideals must always be reincarnated, uniting people who, before that moment, had never really known each other. Only the meeting will make it possible to imagine the future with the suspended smile of those who cannot afford to give in to despair.
eterotopie / 01 maggio 2023
[ita]
Drifa Mezenner filma il peso dell'assenza del fratello Sofiane che nel 1992 ha lasciato illegalmente l'Algeria per l'Inghilterra. Racconta l’Algeria, un presente stagnante e un passato rimosso a ogni costo, nell’illusione di potere così andare avanti, esponendosi invece al rischio di commettere di nuovo gli stessi errori. E racconta altresì l'assenza, le due forme differenti di esilio: quello esteriorizzato del fratello che da trent’anni è lontano, e quello interiore di chi è rimasto ad aspettare, a osservare i più giovani perdere la fiducia e fuggire. Due forme di esilio che parlano di un paese mancante e che potrà tornare pienamente a esistere soltanto quando gli algerini non saranno più costretti ad abbandonarlo.
[eng]
Drifa Mezenner films the weight of the absence of his brother Sofiane, who illegally left Algeria for England in 1992. He recounts Algeria, a stagnant present and a past that is forcefully removed, under the illusion of thus being able to move forward, instead exposing to the risk of making the same mistakes again. And it also recounts absence, the two different forms of exile: the externalized one of the brother who has been away for thirty years, and the inner one of those left waiting, watching the younger ones lose faith and flee. Two forms of exile that speak of a missing country which can come into a fuller existence again only when Algerians will no longer be forced to leave.
eterotopie / 01 maggio 2023
[ita]
Una riflessione sull’essere una donna e sentirsi stretta tra due codici: quello della famiglia e quello della propria famiglia. Due codici che si alimentano a vicenda. Divieti, ingiunzioni, regole di buona condotta per le donne dettate dagli uomini di legge, dalla famiglia e dalla società. Felfel Lahmer crea uno spazio di confronto e dà corpo e voce alle donne che si riuniscono per studiare, commentare – decifrare – le leggi, le prescrizioni e le consuetudini tacite, ma non per questo meno implacabili, imposte loro in absentia. Un’assenza strumentale che è servita a favorire e legittimare l’oppressione femminile, qui decostruita per generare inaspettati cortocircuiti e disegnare preziose “vie di fuga”.
[eng]
A reflection on being a woman caught between two codes: that of the family and that of her own family. Two codes that feed off each other. Prohibitions, injunctions, rules of good behavior for women, dictated by lawmen, family and society. Felfel Lahmer creates a space for confrontation and gives body and voice to the women who gather to study, comment on – to decipher – the tacit, but no less implacable laws, prescriptions and customs imposed on them in absentia. An instrumental absence that has served to foster and legitimize female oppression that is here deconstructed to generate unexpected short-circuits and to draw precious "escape routes".
presenze / Laura Citarella / 20 aprile 2023
[ita]
Il regista Mariano Llinás si siede in un piccolo giardino, apre un quaderno e disegna un fiore. È lo schema del film che stiamo per vedere: sei storie, quattro iniziano e si interrompono a metà, una inizia e finisce, una inizia a metà e finisce, concludendo il film. Sei diversi generi cinematografici, dal thriller paranormale al dramma musicale, dallo spionaggio all’autofiction, dal remake alla pura contemplazione. Un caleidoscopio di possibilità il cui palcoscenico è la misteriosa pampa argentina e le cui protagoniste sono quattro donne che attraversano l’ipertesto cinematografico, interpretando personaggi sempre diversi.
Dalla scuola argentina di El Pampero Cine, un’impresa titanica che ha richiesto più di un decennio di produzione. Un inno alla gioia del racconto e della fantasia che sa essere ironico e inquietante, commovente e grottesco, accattivante e sorprendente.
[eng]
The director Mariano Llinás sits in a little garden, opens a notebook and draws a flower. It is the scheme of the movie we are about to see: six stories, four of them start and stop in the middle, one of them starts and ends, the last one starts in the middle and ends, concluding the entire movie. Six different cinematographic genres, from the paranormal thriller to the musical drama, from espionage to autofiction, from remake to pure contemplation. A kaleidoscope of possibilities, whose stage is the mysterious Argentinian pampa, and whose protagonists are four women that cross the cinematographic hypertext, starring as different characters in every story.
From the Argentinian school El Pampero, a titanic achievement realized in more than ten years. A hymn to the joy of fantasy and storytelling, ironic and unsettling, moving and grotesque, captivating and surprising.
presenze / Laura Citarella / 20 aprile 2023
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Il regista Mariano Llinás si siede in un piccolo giardino, apre un quaderno e disegna un fiore. È lo schema del film che stiamo per vedere: sei storie, quattro iniziano e si interrompono a metà, una inizia e finisce, una inizia a metà e finisce, concludendo il film. Sei diversi generi cinematografici, dal thriller paranormale al dramma musicale, dallo spionaggio all’autofiction, dal remake alla pura contemplazione. Un caleidoscopio di possibilità il cui palcoscenico è la misteriosa pampa argentina e le cui protagoniste sono quattro donne che attraversano l’ipertesto cinematografico, interpretando personaggi sempre diversi.
Dalla scuola argentina di El Pampero Cine, un’impresa titanica che ha richiesto più di un decennio di produzione. Un inno alla gioia del racconto e della fantasia che sa essere ironico e inquietante, commovente e grottesco, accattivante e sorprendente.
[eng]
The director Mariano Llinás sits in a little garden, opens a notebook and draws a flower. It is the scheme of the movie we are about to see: six stories, four of them start and stop in the middle, one of them starts and ends, the last one starts in the middle and ends, concluding the entire movie. Six different cinematographic genres, from the paranormal thriller to the musical drama, from espionage to autofiction, from remake to pure contemplation. A kaleidoscope of possibilities, whose stage is the mysterious Argentinian pampa, and whose protagonists are four women that cross the cinematographic hypertext, starring as different characters in every story.
From the Argentinian school El Pampero, a titanic achievement realized in more than ten years. A hymn to the joy of fantasy and storytelling, ironic and unsettling, moving and grotesque, captivating and surprising.
presenze / Laura Citarella / 20 aprile 2023
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Il regista Mariano Llinás si siede in un piccolo giardino, apre un quaderno e disegna un fiore. È lo schema del film che stiamo per vedere: sei storie, quattro iniziano e si interrompono a metà, una inizia e finisce, una inizia a metà e finisce, concludendo il film. Sei diversi generi cinematografici, dal thriller paranormale al dramma musicale, dallo spionaggio all’autofiction, dal remake alla pura contemplazione. Un caleidoscopio di possibilità il cui palcoscenico è la misteriosa pampa argentina e le cui protagoniste sono quattro donne che attraversano l’ipertesto cinematografico, interpretando personaggi sempre diversi.
Dalla scuola argentina di El Pampero Cine, un’impresa titanica che ha richiesto più di un decennio di produzione. Un inno alla gioia del racconto e della fantasia che sa essere ironico e inquietante, commovente e grottesco, accattivante e sorprendente.
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The director Mariano Llinás sits in a little garden, opens a notebook and draws a flower. It is the scheme of the movie we are about to see: six stories, four of them start and stop in the middle, one of them starts and ends, the last one starts in the middle and ends, concluding the entire movie. Six different cinematographic genres, from the paranormal thriller to the musical drama, from espionage to autofiction, from remake to pure contemplation. A kaleidoscope of possibilities, whose stage is the mysterious Argentinian pampa, and whose protagonists are four women that cross the cinematographic hypertext, starring as different characters in every story.
From the Argentinian school El Pampero, a titanic achievement realized in more than ten years. A hymn to the joy of fantasy and storytelling, ironic and unsettling, moving and grotesque, captivating and surprising.
presenze / Laura Citarella / 20 aprile 2023
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Il regista Mariano Llinás si siede in un piccolo giardino, apre un quaderno e disegna un fiore. È lo schema del film che stiamo per vedere: sei storie, quattro iniziano e si interrompono a metà, una inizia e finisce, una inizia a metà e finisce, concludendo il film. Sei diversi generi cinematografici, dal thriller paranormale al dramma musicale, dallo spionaggio all’autofiction, dal remake alla pura contemplazione. Un caleidoscopio di possibilità il cui palcoscenico è la misteriosa pampa argentina e le cui protagoniste sono quattro donne che attraversano l’ipertesto cinematografico, interpretando personaggi sempre diversi.
Dalla scuola argentina di El Pampero Cine, un’impresa titanica che ha richiesto più di un decennio di produzione. Un inno alla gioia del racconto e della fantasia che sa essere ironico e inquietante, commovente e grottesco, accattivante e sorprendente.
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The director Mariano Llinás sits in a little garden, opens a notebook and draws a flower. It is the scheme of the movie we are about to see: six stories, four of them start and stop in the middle, one of them starts and ends, the last one starts in the middle and ends, concluding the entire movie. Six different cinematographic genres, from the paranormal thriller to the musical drama, from espionage to autofiction, from remake to pure contemplation. A kaleidoscope of possibilities, whose stage is the mysterious Argentinian pampa, and whose protagonists are four women that cross the cinematographic hypertext, starring as different characters in every story.
From the Argentinian school El Pampero, a titanic achievement realized in more than ten years. A hymn to the joy of fantasy and storytelling, ironic and unsettling, moving and grotesque, captivating and surprising.
anteprime queer / 12 aprile 2023
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Un anno e mezzo con Amleto Marco Belelli, in arte Divino Otelma, durante la reclusione causa Covid-19. Un anno e mezzo di videochiamate, brevi video fatti con il cellulare e confessioni, per raccontare un altro modo di percepire le cose in un periodo pandemico in cui la percezione delle cose è inevitabilmente cambiata per tutti. Il risultato è un diario di bordo tenero e grottesco al contempo, da cui viene fuori un ritratto dell’Italia come non si era mai visto: tutto quello che pensiamo di conoscere del Belpaese e del mondo dello spettacolo, ma portato su altri orizzonti. Tutto dallo schermo di un computer o di un cellulare.
In uno dei suoi consueti film-dispositivo, rigidi e rigorosi, Luca Ferri cerca di rispondere a una domanda: cosa può fare un mago dal grande spirito e dalla grande conoscenza intrappolato dentro un quadrato immobile?
[eng]
One year and a half with Amleto Marco Belelli, also known as Divino Otelma, during the Covid-19 lockdown. One year and a half of videocalls, brief clips made with the cellphone and confessions, to show a different way to perceive things in a pandemic period where the perception of things is unavoidably changed for everyone. The result is a tender and grotesque journal, from which an inedited portrait of Italy is drawn: everything we think to know about the Belpaese and of its entertainment world but from a very different perspective. Everything from a computer screen or a cellphone.
In one of his usual cinematic contrivances, rigid and strict, Luca Ferri tries to answer a question: what could a free-spirited very sapient magician do from the prison of a motionless screen?
anteprime queer / 01 marzo 2023
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Legiferiamo, controlliamo, tentiamo di sfuggire da tutto ciò che ci fa sentire animali e mortali. Eppure basta un soffio, magari del tempo in solitudine, per far crollare l’illusione. Questa consapevolezza infesta La Legge, un film rifiutato da tutti i festival del mondo in cui siamo chiamati in prima persona per sfumare i confini tra legge e natura, umanità e animalità. Sono centonovanta le voci a dar corpo agli articoli della Costituzione Italiana, centonovanta i cellulari che fungono da medium per lasciar penetrare la Legge nei propri spazi privati, più di centonovanta i gatti, cani, piccioni, pecore a darle un volto.
La Legge ci spinge nelle pieghe perturbanti delle sovrastrutture che non ci appartengono ma a cui ci aggrappiamo in un climax crescente: solo alla fine, come collettività, potremo riconoscerci come animali umani.
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We legislate, we control, we attempt to escape from everything that makes us feel animal and mortal. Yet all it takes is a breath, perhaps some time alone, to shatter the illusion. This awareness haunts La Legge, a film that hasn’t been accepted by any festival in the world, in which we are called upon to blur the boundaries between law and nature, humanity and animality. There are a hundred and ninety voices to flesh out the articles of the Italian Constitution, a hundred and ninety cell phones that serve as mediums to let the Law penetrate one's private spaces, more than a hundred and ninety cats, dogs, pigeons, sheep to give it a face.
La Legge pushes us into the perturbing folds of superstructures that do not belong to us but to which we cling in an escalating climax: only in the end, as a collective, will we be able to recognize ourselves as human animals.
anteprime queer / 01 marzo 2023
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Risultato di una gestazione lunghissima e stratificata, il film ripercorre la storia di Cristo in modo filologico: Maria che partorisce, Giuseppe timoroso, Erode, i Re Magi, Cristo che predica fino alla crocifissione. Ma il Cristo di Rezza è circondato da un’umanità che deambula in una condizione di incoscienza e mediocrità e l'unica possibile reazione che gli rimane è urlare fino a perdere la voce, dimenarsi per sfuggire al sacrificio previsto per salvare gli uomini: al suo posto il Cristo bambino morirà crocifisso. Come dichiara lo stesso Rezza che interpreta Cristo: "Il film mi sfugge di mano, è come se il mio corpo, facendo irruzione nel racconto, strappi l’opera all’autore pezzente che l’opera controlla. Io ho un corpo instabile che si rifiuta di seguire le direttive che la mente imporrebbe. Ho il corpo dolente che mi sfila il potere dal pensiero. Il Cristo autentico la penserebbe come me".
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As result of a very long and stratified creative process, the film tells the story of Christ in a philological way: Mary giving birth, fearful Joseph, Herod, the Three Kings, Christ preaching until his crucifixion. But Rezza's Christ is surrounded by human beings wandering in a state of ignorance and mediocrity and the only possible reaction for him is to scream until he loses his voice, squirming to escape the sacrifice expected to save men: the infant Christ will die crucified instead of him. As Rezza himself who plays Christ states: "The film gets out of hand, and as if my body, breaking into the story, prevents the author from controlling what he has created. My suffering body refuses to follow the rules that my mind would like to establish. My body aches and prevents my thought from prevailing. The real Christ would think like me”.
anteprime queer / 07 febbraio 2023
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Come si ride di un giardino che sembra diventare una giungla? Come si indaga su un caso di cronaca nera a partire da una voce? Come si sogna di un amore impossibile a partire da un fantasma?
Gigi fa il vigile in un paese di campagna dove sembra non succedere mai niente. Un giorno, però, una ragazza si suicida, gettandosi sotto un treno. Non è la prima volta. Lì comincia un’indagine su questa misteriosa serie di suicidi che si consuma in uno strano mondo di provincia in bilico tra realtà e fantasia, dove un giardino può anche essere una giungla e un poliziotto avere un cuore sempre pronto ad innamorarsi e a sorridere.
Gigi la legge è questo e altro: cinema che non ha paura di misurarsi con il candore e con la dolcezza, che non teme di affrontare il mistero del reale o di divertirsi insieme ai suoi personaggi.
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How happens that a garden that looks like a jungle can make you laugh? How do you make a crime investigation starting from a voice? How can you dream about an impossible love inspired by a ghost?
Gigi is a rural traffic officer where nothing ever happens. One day however, a young girl throws herself under a train. And it's not the first time. There begins an investigation into this mysterious series of suicides that takes place in a strange provincial world poised between reality and fantasy, where a garden can also be a jungle and a policeman has a heart always ready to fall in love and smile.
Gigi la legge is a film which deep dive into the events with naïveté and sweetness and is not afraid of facing the mystery of reality or having fun with its characters.
anteprime queer / 26 novembre 2022
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Dura la vita nella Palermo di periferia: Salvo è un giovane padre che per mantenere il figlio si arrabatta tra impieghi di fortuna e faccende criminal-grottesche. Quando la spirale di violenza gli si ritorce contro, si imbatte in Ciurè, una ballerina transgender che va in suo soccorso spalancandogli le porte di un caleidoscopico night club gay dove si esibisce tutte le sere. Riuscirà Salvo a superare i propri pregiudizi nei confronti dei “viandanti della notte” e a vestire panni inediti, fino a reinventarsi in un nuovo corpo?
Ciurè è un’opera prima dal ritmo travolgente, con una sceneggiatura che si apre al dialetto-creolo di strada, popolata da personaggi nevrotici e spassosi, dalle cui urla trapela il disagio sociale, affrontato però con un policromo spirito di rivincita che corrode dall’interno la gabbia del machismo. Un film in cui l’immagine cinematografica stereotipata della sicilianità aleggia negli esterni, ma non penetra nei suoi caldi e luccicanti ambienti interni dove le relazioni rimodellano il reale.
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Life in suburban Palermo can be tough: Salvo is a young father who struggles between makeshift jobs and criminal-grotesque affairs to support his son. When the spiral of violence turns against him, he runs into Ciurè, a transgender dancer who helps him, opening doors to a kaleidoscopic gay night club where she performs every night. Will Salvo be able to overcome his prejudices against the "wanderers of the night" and put on new clothes, to the point of reinventing himself in a new body?
Ciurè is a first feature film with an overwhelming rhythm, with a screenplay that opens to a dialect-Creole of the street, populated by neurotic and amusing characters, whose screams reveal social unease, always faced with a polychrome spirit of revenge that corrodes from inside the cage of machismo. A film in which the stereotypical cinematic image of Sicilianity hovers in the exteriors, but does not penetrate its warm and shimmering interiors where relationships reshape reality.
presenze / Ruth Beckermann / 25 novembre 2022
Centro Sperimentale di Cinematografia sede Sicilia – Sala bianca
Cantieri Culturali alla Zisa / via Paolo Gili, 4
intervengono Andrea Inzerillo, Luca Mosso, Costanza Quatriglio
ingresso libero
presenze / Ruth Beckermann / 25 novembre 2022
Edificio 12 (ex Facoltà di Lettere) – Aula Columba
intervengono Alessia Cervini, Matteo Di Figlia, Andrea Inzerillo, Luca Mosso
ingresso libero
presenze / Ruth Beckermann / 25 novembre 2022
[ita]
All’inizio del Novecento un romanzo pornografico di autore ignoto intitolato Josefine Mutzenbacher, ovvero la storia di una prostituta viennese da lei stessa narrata circola segretamente tra lettrici e soprattutto lettori di lingua tedesca desiderosi di addentrarsi nelle fantasie, nei misteri e nei segreti dell’universo erotico e sessuale. Ruth Beckermann organizza un casting in cui un centinaio di uomini di ogni età si confrontano con le parole, i pensieri e i temi suscitati da questa donna del secolo scorso: il risultato è quello di una straordinaria indagine sul desiderio e sui tabù, un ritratto di gruppo emozionante che prova a decostruire ogni immagine stereotipata della mascolinità, giocando con l’ambiguità con spirito di autentica curiosità.
[eng]
At the beginning of XX century a pornographic novel written by an anonymous author, Josefine Mutzenbacher or the story of a Viennese prostitute narrated by herself, secretly circulates among German women and mostly men readers attracted by exploring fantasies, mysteries and secrets of the erotic and sexual universe. Ruth Beckermann organizes a casting of about one hundred men of every age to make them confront with words, thoughts and themes coming from this woman of the previous century: the result is an extraordinary survey on desire and taboos, an emotional group portrait that tries to deconstruct any stereotyped image of masculinity, playing with uncertainties with an esprit of authentic curiosity.
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