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panorama queer / 16 aprile 2019

Attenzione: questo film è rivolto a spettatori che hanno fallito almeno una volta nella vita.
Dario e Maury, due attori rifiutati dal teatro, dall’Accademia e dal cinema, decidono di trasferire il proprio palco sulla spiaggia gay nudista di Capocotta, vicino a Ostia. Qui arriva gente che ha voglia di sentirsi libera, di non avere regole. Grazie alla perseveranza della loro poetica, che vede nel fallimento una nuova forma di vittoria, Dario e Maury si guadagnano, in vent’anni, l’affetto di un pubblico fedele, assieme ai titoli di Principe e di Contessa. Estate dopo estate, i due inventano e filmano un vasto repertorio di scene in cui brucia l’amara mancanza di un palco vero, «che solo i signori, i grandi geni italiani, sono autorizzati a calcare». Questo film celebra in modo irriverente il fallimento come parodia, rendendo chiunque lo desideri un Principe o una Contessa, almeno per un giorno.

Warning: this film is for people who failed at least once in their lives. Dario and Maury, two actors refused from any theatre, academy, and cinema decided to move to the gay Roman nudist beach of Capocotta. Here, they set their stage, in a place where people come to feel free and unconstrained by the rules of society. Persevering with their philosophy of «failure as a new form of victory», they became il Principe (the Prince) and la Contessa (the Countess) of the beach. In twenty years, they have gathered a little yet loyal audience, staging plays and creating a long repertoire of amateur little movies, where they confess the bitter reality of missing a real Stage, the one «only the so-called gentlemen are allowed to». With irreverent tones of Pop, Dance and Folk music, this film celebrates failure as a parody, making anybody willing to watch, a Prince or a Countess of the non-victories.

panorama queer / 16 aprile 2019

Il diciassettenne Mathieu Reymond si risveglia in ospedale dopo essere stato violentato e torturato da un uomo conosciuto mentre faceva autostop. Una volta tornato a casa, la sua vita quotidiana e quella di tutti coloro che lo circondano continua apparentemente a scorrere come prima, e tanto i suoi familiari quanto gli insegnanti non sembrano sapersi confrontare direttamente col ragazzo e col suo trauma. Come in una sorta di sogno lucido, Mathieu mette insieme gli sprazzi di memoria di quella notte e ricostruisce gradualmente i tratti del suo aggressore, aiutato dalla polizia locale. Nella semplicità della rappresentazione Baier dà forma all’orrore, utilizzando un linguaggio pulito e onirico, senza lasciare spazio a eccessi morbosi.

Seventeen-year-old Mathieu Reymond wakes up in a hospital after having been raped and tortured by a man he had known while hitchhiking. Once back home, his everyday life as well the life of those surrounding him, seems to continue as before, and both his family and teachers do not seem to know how to directly confront the boy and his trauma. As if it were a lucid dream, Mathieu, with the help of the local police, puts together the flashes of memory of that night and gradually reconstructs the traits of his mugger. In the simplicity of the representation, Baier evokes horror using a clean and oneiric language, and leaving no room for morbid excesses.

panorama queer / 15 aprile 2019

Un viaggio alla scoperta dell’opera e degli innumerevoli talenti di Ernesto Tomasini, artista iconoclasta e innovativo, con una carriera tra le più eclettiche del panorama internazionale. Attore, cabarettista, art performer, voice-over artist, cantante e compositore, ha lavorato per il cinema, il teatro, la radio e la tv. La sua estensione vocale di quattro ottave ha lasciato a bocca aperta il pubblico di numerosi teatri sparsi in tutto il mondo. Il film di Nendie Pinto-Duschinsky si apre con la masterclass che Ernesto ha tenuto alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, e segue l’artista mentre lavora insieme ai due compositori e pianisti Konstantin Lapshin e Othon Matagaras, discute via Skype con il leggendario produttore americano Man Parrish, e partecipa a delle orge, pratica che detesta ma alla quale, per una mera questione di principio, si vede costretto a prestarsi. ci regala così il ritratto surreale di un artista eccentrico e dotato di un talento straordinario.

A journey through the work of Ernesto Tomasini, an iconoclastic and innovative artist, with one of the most eclectic international careers. He is an actor, an art and cabaret performer, a voiceover artist, a singer and a songwriter. He has worked for theater, radio, tv and cinema. His four-octave vocal range has thrilled London audiences at the Royal Albert Hall, the National, the Roundhouse and in historical theatres around the world. Beginning with Ernesto’s masterclass at RADA, Nendie Pinto-Duschinsky’s film goes on showing him while he collaborates with concert pianists and composers Konstantin Lapshin and Othon Matagaras, has daily Skype calls with legendary US producer Man Parrish and attends orgies – which he hates – purely as a matter of principle. is a surreal portrait of an eccentric and exceptionally gifted artist.

panorama queer / 15 aprile 2019

Rock and roll, noise, collage su carta e progetti oscuri, Jung, l’uomo e la massa, sogno e veglia, costruzione e distruzione, palazzi e condominio. Già all’inizio di questo documentario/film saggio era chiaro che il metodo giusto per sapere non era fare ordine nelle visioni di Elisa Abela, artista visuale e musicista, ma di favorirne ed accelerarne il disordine. Oggi sono passato e tu non c’eri è un viaggio leggero ed ignoto, divertente e a tratti enigmatico, verso il nulla, risultato di un metodo compositivo spesso anti-cinematografico, inventato in corsa e condiviso con una piccola comunità di anime che hanno preso parte al racconto, generandolo a loro volta. Ancora una volta «Nulla è Vero. Tutto è Permesso».

Rock and roll, noise, paper collage and obscure projects, Jung, the man and the crowd, the dream and the waking, construction and destruction, buildings and flats. From the beginning of this documentary/essay film, it is clear that the best way to know is not to bring order to the visions of Elisa Abela, visual artist and musician, but to foster and hasten disorder. Oggi sono passato e tu non c’eri is a light and unknown journey to nowhere, amusing and sometimes enigmatic, the result of an often anti-cinematographic compositional method, an ongoing elaboration process shared with a small community who took part in the story all the while reshaping it. Once again «Nothing is True. Everything is Allowed».

panorama queer / 15 aprile 2019

Dario ha ventidue anni ed è cresciuto in una piccola isola del Mediterraneo, Salina. Sin da piccolo comincia a cucire, isolandosi nel suo fantasioso mondo. È in questo mondo che Dario incontra la sua prima amica morta, Maria Antonietta di Francia, che diviene la sua musa ispiratrice più importante. Grazie a lei scopre l’eleganza e il rigore del corsetto che da quel momento in poi lo segnerà per sempre. Oggi come ieri il corsetto è la sua quotidianità nella vita e nel lavoro da stilista, portandolo a praticare il tightlace, la pratica del restringimento del girovita. Il film è una sperimentazione di linguaggio cinematografico documentaristico, creato interamente da scatti fotografici a pellicola e da una lunga e attenta ricerca sonora. Suggestioni della quotidianità di Dario, che ci porteranno a percepire come si stia stretti dentro il suo corsetto.

Dario is twenty-two years old and he grew up in a small island in the Mediterranean Sea, Salina. Since he was a child, he began to sew, isolating himself in his imaginative world. In this “world”, Dario met his first dead friend, Marie Antoinette of France, who became his most important and inspiring muse. Thanks to her he found out the rigor of the corset that since then marked him. Today, as yesterday, the corset is his ordinary life. This leads him to practice the tightlace, a practice of shrinking the waistline. The film is an experimentation of documentary film language based on photographic film shots and a careful sound research. All of this will lead us to perceive the mood of Dario and how tight he is in his corset.

panorama queer / 15 aprile 2019

Thomas è un giovane pasticcere tedesco. Ha una relazione clandestina con Oren, un uomo sposato israeliano che per lavoro si trova spesso a Berlino. Quando Oren muore in un incidente stradale, Thomas parte per Gerusalemme alla ricerca di risposte sulla sua morte. È qui che conosce Anat, la vedova dell’amante, che gestisce un piccolo caffè. Celando la sua vera identità, Thomas inizia a lavorare nel locale di Anat, che trasforma in un’attrazione cittadina grazie alle sue deliziose torte. Ben presto però si troverà coinvolto nella vita di Anat molto più di quanto avesse potuto immaginare, e si vedrà costretto a spingere la menzogna fino a un punto di non ritorno. Basato sulle vicende personali del regista, Der Kuchenmacher è una dichiarazione d’amore nei confronti delle persone, della vita, del cibo e del cinema, un film che ci obbliga a mettere in discussione le nostre definizioni di religione, sessualità e nazionalità.

Thomas, a young German baker, is having an affair with Oren, an Israeli married man who has frequent business visits in Berlin. When Oren dies in a car crash in Israel, Thomas travels to Jerusalem seeking for answers regarding his death. Under a fabricated identity, Thomas infiltrates into the life of Anat, his lover’s newly widowed wife, who owns a small Café in downtown Jerusalem. Thomas starts to work for her and create German cakes and cookies that bring life into her Café.  Thomas finds himself involved in Anat's life in a way far beyond his anticipation, and to protect the truth he will stretch his lie to a point of no return. Based on a director’s personal experience, The Cakemaker is a declaration of love for people, life, food and cinema that forces us to question our own definitions of religion, sexuality and nationality.

panorama queer / 15 aprile 2019

Un’amica chiede ai due registi di partecipare a un film in omaggio a Jean-Luc Godard. Cosa rimane dopo di lui? Come sopravvivere a Godard? Queerizzare la politica? Sorprendere la catastrofe? Un cortometraggio che prendendo le mosse dall’opera di Godard offre allo spettatore una profonda riflessione sul destino del cinema.

A friend of theirs asks both Dieutre and Perelmuter to participate in a tribute-film to Jean-Luc Godard. What has been left after his death? What is his legacy? How to survive him? By queerizing politics? Or maybe by ambushing the catastrophe? Starting from Godard’s work, this short film is a profound reflection on the destiny of cinema.

panorama queer / 15 aprile 2019

Parigi, estate 1979. Anne, una produttrice di film porno di serie B, affronta i suoi mali esistenziali annegandoli nell’alcol. Quando Lois, sua compagna da oltre dieci anni, la lascia, Anne sprofonda nella disperazione. Per riconquistarla si getta a capofitto nel lavoro con l’obiettivo di realizzare il suo film più ambizioso di sempre. Un evento inaspettato è però destinato a sconvolgere i suoi piani: durante le riprese uno degli attori viene trovato morto, dopo essere stato brutalmente assassinato. Anne decide allora di mettersi sulle tracce dell’ignoto killer, ma questi sembra non accontentarsi di un unico omicidio. Via via che le morti si susseguono, Anne si ritrova così coinvolta in un’indagine che stravolgerà la sua vita. Presentato in concorso al Festival di Cannes, è un film dallo stile visivo fantasmagorico, che coniugando efficacemente voyerismo e humour, cinefilia e suspense, rappresenta uno degli esperimenti più interessanti e discussi del cinema Queer contemporaneo.

Paris, summer 1979. The third-rate porn movies producer Anne drowns her existential sorrows in alcohol. After her long-standing companion Lois leaves her, she sinks in despair. She then tries to win her back by immersing herself into work in order to make her most ambitious film ever. However, an unexpected event is going to upset her plans. During the filming, one of her actors is brutally murdered. Anne resolves to get on the unknown killer’s trail, but the killer doesn’t seem to be content with a single murder. As the deaths follow one another, Anne gets caught up in a strange investigation that turns her life upside-down. Presented in competition at the 71 Cannes Film Festival and shot using a phantasmagoric visual style, is a film which successfully combines voyeurism and humour, cinephilia and suspense, and represents one of the most interesting and controversial experiments in contemporary Queer cinema.

panorama queer / 15 aprile 2019

Un ventenne in motocicletta, con le fattezze da coniglio e l’animo del lupo, trova la redenzione esaudendo l’ultimo desiderio della sorella morente: perdere la verginità. Nel cuore della notte va alla ricerca di un giovane prostituto con la consapevolezza che allo sconosciuto sarà possibile varcare la soglia oltre la quale egli deve invece arrestarsi. Si recano insieme alla capanna, situata in un bosco incantato, dove vive tutta la famiglia.

Coelho mau è una favola erotica e scricchiolante, ma anche un melodramma familiare che esplora le dinamiche della sconfitta, della perdita, della solitudine metabolizzate attraverso la rabbia del giovane che affiora nel conflitto interiore e interpersonale.

A twenty-year-old biker, disguised as a bunny but with the heart of a wolf, finds redemption by carrying his dying sister’s final wish: the loss of virginity. In the middle of the night he wanders in search of a young prostitute boy, knowing that the stranger will be able to cross the threshold beyond which he must stop instead. They go together to the hut, surrounded by an enchanted forest, where the whole family lives.

Bad Bunny is an erotic and creaky fable, but also a family melodrama that explores the dynamics of defeat, loss, loneliness understood through the young man’s rage, surfacing in the inner and interpersonal conflict.

panorama queer / 15 aprile 2019

1975: il Portogallo post-rivoluzionario comincia a riemerge dopo più di quarant’anni di dittatura. Dopo un lungo soggiorno a Bruxelles, il poeta Al Berto fa ritorno a Sines, deciso a portare avanti un’altra rivoluzione, più intima e, forse per questo, ancora più universale. Stabilitosi illegalmente in un palazzo espropriato alla sua famiglia, il giovane entra in contatto con i propri coetanei, con i quali condivide la passione per la poesia, e si innamora del musicista João Maria (nella vita reale il fratellastro del regista). I suoi modi disinvolti ed eccentrici attireranno però su di lui le ire dei più conservatori. Eludendo i vincoli della narrazione cronologica, si focalizza su alcuni aspetti della personalità del celebre poeta lusitano – scomparso nel 1997 – lontani dalla sua immagine pubblica.

1975: post-revolutionary Portugal begins to emerge from over fourty years of dictatorship. After several years in Brussels, the poet Al Berto returns to Sines, determined to carry on another revolution, more intimate and, perhaps for this reason, even more universal. Settling illegally in a mansion that had been expropriated from his family, the young man starts to hang out with locals who share his interest in poetry and falls in love with the musician João Maria (who was, in real life, the director’s half-brother). However, his casual and whimsical ways will make him incur the wrath of the most conservative people. Eluding the constraints of chronological narration, focuses on some aspects of the personality of the famous Portuguese poet – who died in 1997 – that are far from the collective imagination.  

panorama queer / 15 aprile 2019

In un paradiso desertico e ostile, tra montagne di sabbia e solitari cammelli in perpetuo cammino, si rinnovano la vita e una promessa d’amore all'ombra di un albero solitario. Adamo ed Eva hanno ancora una possibilità. L’ultima occasione per guarire e generare una nuova genìa di esseri umani più dignitosi. Nove piani sequenza in super 8 colore in cui Adamo ed Eva sono chiamati a rifare tutto, daccapo. È un cinema rigenerativo quello di Luca Ferri, con un approccio che cerca nuovi orizzonti, nuove prospettive dello sguardo o ribaltamenti che pongono lo spettatore al centro di un’enigma. Perché è a partire da sé stessi e da proprio sforzo che si rinasce, e dalla consapevolezza delle macerie.

In a desert and hostile paradise, between mountains of sand and solitary camels in perpetual journey, life is renewed with a promise of love in the shade of a lone tree. Adam and Eve have a chance. The last chance to heal and create a new progeny of more decent human beings. Nine long takes in super 8mm colour in which Adam and Eve are asked to redo everything over again, from scratch. With its approach that seeks new horizons, new perspectives or overturns which make the viewer facing an enigma, Luca Ferri's cinema is a revitalizing one. Because it is only by starting with ourselves and through a constant effort and a vivid awareness of the critical situation that one will reborn.

panorama queer / 15 aprile 2019

Il 1977 è la sua data di nascita, e Luis Fulvio utilizza questa premessa per approfondire un interesse personale nei confronti di un periodo contraddittorio, vitale e ribelle. Assemblando le immagini di repertorio di quell’anno, ricorda e rende omaggio allo spirito di quella generazione dando vita a un’opera non commerciale fin dal titolo. Il tentativo seguito dal regista è allora quello di fare emergere «quelle forze e quelle tante immagini, facce, espressioni che sono apparse e scomparse in quell’anno e non esistono più». Sono parole di Tano D'Amico, il più grande fotografo del ‘77 a Roma, che aggiunge «sono scomparse forse perché la faccia ognuno se la fa con le domande che si pone, e quelle domande non esistono più, almeno formulate in quel modo».

Luis Fulvio was born in 1977, and this was the premise for his very personal interest in such a rebellious, contradictory and lively year as that one. Making a found footage documentary, he tries to remember and honor the spirit of that year and that generation by making a “noncommercial” documentary, as stressed and anticipated by the titles. In this film, Luis Fulvio shows the «strengths, pictures, faces, and expressions appeared and then disappeared during that year», as Tano D’Amico, the most representative photographer of the Roman riots of 1977, says. Who also states: «if these faces have disappeared, maybe it is because the kind of expression a person has depends on the kind of questions she asks herself, and this questioning doesn’t exist anymore, at least as it was formulated during that time».

nuove visioni / 13 aprile 2019

Team Hurricane racconta la storia di otto ragazze adolescenti che durante un’estate scoprono il bisogno dell’una per l’altra nell’affrontare il caos che l’adolescenza porta con sé. Nel mettere in scena un gruppo di teenager radicali in un mondo ordinario, questo film punk tutto al femminile fonde materiale documentario con elementi molto stilizzati di finzione. La regista Annika Berg ha scovato le otto protagoniste attraverso i social media e con loro ha sviluppato, in modo collaborativo, i personaggi e lo stile espressivo del film.

Team Hurricane ritrae in modo estremamente onesto e naturale che cosa significa essere adolescenti con tutta la gioia, le difficoltà, i crolli e l’eccitamento che ciò porta con sé, in un mondo che finalmente permette di esplorare appieno la propria identità ben al di là dei ruoli binari di genere.

Team Hurricane tells the story of eight teenage girls that over the course of one summer come to realize they need each other to ride out the storm of adolescence. Depicting radical girls in an ordinary world, the punk chick flick mixes documentary material with highly stylized fiction. Director Annika Berg found the eight girls starring in the film through social media and through close collaboration they developed the characters and narrated the expressive style of the film.

Team Hurricane depicts in a very natural and honest way what being an adolescent means with all the joys, the struggles, the falling and the excitement that comes with it, in a world that finally allows them to fully explore their identities far beyond gender binary roles.

nuove visioni / 13 aprile 2019

Jaime vive gli anni della contestazione comunista contro la dittatura militare argentina. Partecipa attivamente a un collettivo avanguardista formato da omosessuali e cerca di vivere apertamente il proprio desiderio. Sposa una ragazza e diventa padre di una bambina, Agustina. Sarà lei a raccontare la vita di Jaime attraverso filmati di repertorio girati dal padre, videointerviste agli amici di una vita, ai compagni di militanza. El silencio es un cuerpo que cae è un racconto intimo, di una vita tragicamente normale, fatta di accuse pubbliche, rinunce, viaggi, dove emerge la difficoltà di trovare il proprio posto in una società che reprime il desiderio di ciò che viene rappresentato come diverso. Agustina Comedi riflette sulla differenza fra la dimensione pubblica e privata che si raccorda nella forma intrinseca del corpo.

Jaime lives during the years of the communist activity against the Argentinian military dictatorship. He actively participates to a collective formed by homosexuals and he tries to openly live his own desire. He marries a girl and he becomes father of a child: Agustina. She will tell the life of Jaime through tapes filmed by her own father, interviews to his closest friends and other communist militants. Silence Is a Falling Body is an intimate story of a normal life, tragically made of public accusations, renouncements, trips. It is a film about the struggle we face while trying to find our place within a society that holds back private’s sexual desire represented as different. Agustina Comedi reflects upon the difference among the public and private dimension that is joined in the inherent shape of the body.

nuove visioni / 13 aprile 2019

Una commedia degli equivoci ambientata in una Parigi in subbuglio. Due strani personaggi entrano nel surreale microcosmo dell’Hotel Occidental, facendo finta di essere italiani e provocando una serie di incomprensioni e buffi misunderstanding. Chi sono e cosa vogliono questi due individui? Sono forse malviventi che cercano di trovare un modo per derubare gli ospiti dell’albergo? O terroristi islamici che cercano di reclutare combattenti tra i dipendenti dell’hotel? La manager dell’hotel non si lascia convincere dai due loschi figuri e si rivolge alla polizia.

Un’avventura spiazzante, tutta in una notte, che non si concede mai facili risposte. Neïl Beloufa gioca con le differenze culturali per dar vita a una commedia sopra le righe, seduttiva e intrigante.

A hilarious comedy of misunderstandings set in Paris during a permanent riot. Two weird characters, pretending to be Italians, enter the surreal microcosm of the Hotel Occidental and provoke a series of absurd situations. Who are they? Is there some hidden agenda behind their mysterious whispers? Are they criminals trying to find their ways into hotel rooms in order to rob guests? Or maybe Islamic terrorist, attempting to recruit some potential fighter among the hotel staff? Suspicious about the two shady characters, the hotel manager calls the police to share her concerns.

An unsettling adventure that takes place over a night, Occidental is a film that never comes up with easy answers. Neïl Beloufa messes around with cultural differences in order to make a seductive and intriguing comedy.

nuove visioni / 13 aprile 2019

Lo strumento cinematografico è utilizzato da Bertrand Mandico come un’elegia al dionisiaco e all’inesauribile forza delle sue immagini come veicolo sensoriale. I garçons sauvages del suo racconto, un gruppo di ricchi e depravati adolescenti di La Réunion, violentano e uccidono la loro insegnante, diventando in tal modo Trevor, una sorta di divinità pagana assetata di sangue. Da quel momento vengono presi in custodia dal Capitano, che li renderà suoi schiavi e li costringerà ad attraversare l’oceano fino ad approdare su un’isola dai misteriosi poteri, che li muterà in maniera irreversibile. Bertrand Mandico non teme di scandalizzare il pubblico, in questo film che gioca sul gender tramite un’ironia estrema, violenta, folle e iconoclasta.

The cinematographic instrument is used by Bertrand Mandico as an elegy to the Dionysian and to the inexhaustible force of its images as a sensory vehicle. The of his story, a group of rich and depraved teenagers of La Reunion, rape and kill their teacher, thus becoming Trevor, a sort of blood-thirsty pagan deity. From that moment, they are taken into custody by the Captain, who will make them his slaves and force them to cross the ocean. They will arrive on an island with mysterious powers, which will change them irreversibly. Bertrand Mandico is not afraid of scandalizing the public, in this film that plays on gender through an extreme, violent, mad and iconoclastic irony.

nuove visioni / 13 aprile 2019

Mia è una giovane quindicenne appena trasferitasi con la famiglia in una piccola cittadina vicino Zurigo. Come per qualsiasi adolescente, il periodo di ambientamento nella nuova scuola è sempre un po’ difficile e sofferto. Mia però riuscirà a farsi accettare all’interno di un gruppo di ragazzine disinibite seguendole e imitandole nel loro atteggiamento ribelle. Le giornate delle giovani procedono tra droga, sesso e piccoli furti al centro commerciale, ma il corpo di Mia sta cambiando di giorno in giorno in maniera inspiegabile. Blue my mind, lungometraggio d’esordio della regista svizzera Lisa Brühlmann, è un film audace, capace di spiazzare il pubblico mescolando un’apparente narrazione da film sull’adolescenza con un racconto dai forti connotati fantasy e horror; un film che ragiona sul cinema e sulle potenzialità dei generi cinematografici.

Mia is a 15-year-old young girl who has just moved with her family to a small town near Zurich. At first, as a typical teenager, she struggles to fit in at the new school. However, she soon manages to become accepted in a small group of uninhibited girls, following them and imitating them in their rebellious attitude. They spend their days using drugs, having sex and committing petty theft at the mall, while Mia’s body goes through inexplicable transformations. Blue my mind, the debut feature by Swiss director Lisa Brühlmann, is a bold film which floors the audience by mixing an ostensible teen movie narrative with a story strongly characterized by fantasy and horror ingredients; a film which represents a meditation on cinema itself and on the potential of film genres.

nuove visioni / 13 aprile 2019

As Boas Maneiras è un’affascinante e particolarissima riflessione sull’inevitabilità del male, convogliata tramite un linguaggio volutamente naif. Con la grazia di un anomalo racconto per l’infanzia, l’ironia del titolo apparentemente scollegato dalla trama, gli inserti musicali della ninna nanna che accompagna i protagonisti durante gli snodi drammatici del racconto e sembra descrivere ciò che vediamo meglio delle immagini stesse, il film diretto da Marco Dutra e Juliana Rojas (vincitore del Premio speciale della giuria al 70esimo Festival di Locarno) si destreggia tra generi e linguaggi, riuscendo a mantenere raffinatezza e mistero dalla prima all’ultima scena. Partendo dalla storia d’amore tra l’infermiera Clara e la giovane donna dell’alta borghesia Ana, allontanata dalla famiglia per una gravidanza inattesa, il film prosegue seguendo tematiche horror, dove il genere si associa a un’indagine sull’apparenza, sulle classi sociali del Brasile contemporaneo e sulla dimensione affettiva con le sue luci e ombre, per poi abbandonarci a una profonda inquietudine.

Good Manners is a fascinating and very peculiar reflection on the inevitability of evil, conveyed through a deliberately naive language. With the gracefulness of an odd children’s story, the irony of the title seemingly disconnected from the plot, the musical inserts of the lullaby that accompanies the main characters during the dramatic hubs of the story which seem to describe what we see better than the images themselves, the film directed by Marco Dutra and Juliana Rojas (winner of the Special Jury Prize at 70th Locarno Film Festival) juggles between genres and languages, managing to maintain refinement and mystery from the first to the last scene. Starting from the love story between nurse Clara and the upper class young woman Ana, sent away from the family because of an unexpected pregnancy, the film proceeds following horror themes, where genre is associated with investigating the appearance, the social classes of contemporary Brazil, as well as the affective dimension with its lights and shadows, until it finally abandons us to a deep restlessness.

nuove visioni / 13 aprile 2019

In un luogo segreto, un gruppo di sconosciuti si incontra per spiare le abitudini e i gesti dei passanti. Per saperne di più un produttore di documentari incontra uno dei suoi vecchi frequentatori, e la conversazione si trasforma presto in un’esplorazione del fascino che caratterizza uno sguardo libero di osservare qualcuno nella sua totale spontaneità.

À discrétion è un film sul potere dello sguardo, sul piacere e sul desiderio che esso è in grado di innescare, ma anche una grande metafora sul potere del cinema. Un ulteriore tassello per conoscere il mondo di Jacques Nolot, qui straordinario interprete insieme a Sharif Andoura.

                                                                                                                         

In a secret place, a group of strangers meets to spy on the habits and gestures of the passers-by. To find out more, a documentary producer meets one old customer, and the conversation soon turns into an exploration of the charm that characterizes a gaze left free to watch somebody in his absolute spontaneity.

À discrétion is a film about the power of the gaze, the pleasure and desire that it might trigger, as well as a great metaphor for the power of cinema. A further step to learn more about the world of Jacques Nolot, here at his finest, paired with Sharif Andoura.

nuove visioni / 13 aprile 2019

Abu è un viaggio al centro di una famiglia divisa alle prese con questioni come la religione, la sessualità, il colonialismo e la migrazione. Attraverso linee narrative diverse, composte da filmini e fotografie di famiglia, film della Bollywood classica e altri materiali, il regista costruisce il racconto della propria identità omosessuale rivendicata, conducendo gli spettatori dentro le relazioni tese che intercorrono fra la famiglia e il destino, il conservatorismo e il liberalismo, la modernità e i valori del passato. Un film apertamente autobiografico che coniuga, in maniera divertita e consapevole, le memorie personali e quelle di un’intera generazione alle prese con la più classica e complicate delle sfide: il tentativo di trovare un equilibrio fra l’eredità del passato – una generazione di padri amati e detestati – e l’esperienza di un mondo nuovo da conoscere e imparare ad amare.

Abu is a journey to the center of a fragmented family while they grapple with religion, sexuality, colonialism and migration. Through a tapestry of narratives composed of family footage, observation and classic Bollywood films, gay-identifying Pakistani-Muslim filmmaker takes viewers through the tense relationships between family and fate, conservatism and liberalism and modernity and familiarity. Openly based on autobiographical material, Abu is a film that, while adopting an amused and mindful attitude, combines personal memories with those of a whole generation of people dealing with the most traditional and difficult of all challenges: the attempt at finding a balance between the legacy of the past – a generation of beloved and hated fathers – and the experience of a brand new world that needs only to be discovered and loved.