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eterotopie / 01 maggio 2023

[ita]

Lettre à ma sœur racconta la storia dell'assassinio di Nabila Djahnine, sorella della regista e presidentessa dell'associazione "Thighri N'tmettouth" (Grido di donna), assassinata il 15 febbraio 1995 a Tizi-Ouzou, una cittadina della Cabilia a cento chilometri da Algeri. Nel 1994 Nabila scrisse una lettera alla sorella per raccontarle dell'escalation di violenza, della repressione, degli assassinii, delle magre speranze e del suo sgomento per l’impossibilità ad agire, vissuta durante quegli anni di piombo. Dieci anni dopo l'assassinio di Nabila, la regista ritorna in quei luoghi per girare un film, raccontare l’accaduto e osservare le trasformazioni della città e della sua gente, nel tentativo di capire le ragioni per le quali il dialogo sia di fatto diventato impossibile e sembri rimasto spazio soltanto per l’omicidio e il massacro.

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Lettre à ma sœur tells the story of the assassination of Nabila Djahnine, sister of the filmmaker and president of the association "Thighri N'tmettouth" (Cry of a Woman), who was murdered on February 15, 1995, in Tizi-Ouzou, a small town in Kabylia, a hundred kilometers from Algiers. In 1994, Nabila wrote a letter to her sister telling her about the escalation of violence, repression, assassinations, meager hopes, and her dismay at the inability to act, experienced during those years of lead. Ten years after Nabila's assassination, the filmmaker returns to those places to make a film, to tell what happened and to observe the transformations of the city and its people, in an attempt to understand the reasons why dialogue has in fact become impossible and there seems to be room left only for murder and massacre.

eterotopie / 01 maggio 2023

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Due femministe conosciutesi durante l'Hirak – proteste algerine contro la candidatura per il quinto mandato del presidente Bouteflika che hanno avuto luogo nel 2019-2020, note altresì come “primavera algerina” o “rivoluzione del sorriso” per via della sua forte matrice pacifista – rievocano i momenti vissuti insieme e ricontestualizzano le tappe che hanno condotto alla creazione della "piazza femminista" nel corso delle manifestazioni svoltesi ad Algeri. Perché c’è un passato di resistenza femminista che esiste nel tempo, che lo attraversa, e di cui bisogna fare tesoro, ma c’è soprattutto un presente in cui questi ideali devono sempre reincarnarsi, unendo persone che, prima di quel momento, non si erano mai davvero conosciute. Solo l’incontro permetterà di immaginare il futuro con il sorriso sospeso di chi non può permettersi di cedere alla disperazione.


[eng]

Two feminists who met during the Hirak – Algerian protests against Bouteflika's candidacy for a fifth presidential term that took place in 2019-2020, also known as the "Algerian Spring" or the "Revolution of Smiles" because of its strong pacifist roots – recall the moments they experienced together and recontextualize the stages that led to the creation of the "feminist square" during the demonstrations held in Algiers. For there is a past of feminist resistance that exists in time, which runs through it, and that must be treasured, but there is above all a present in which these ideals must always be reincarnated, uniting people who, before that moment, had never really known each other. Only the meeting will make it possible to imagine the future with the suspended smile of those who cannot afford to give in to despair.

eterotopie / 01 maggio 2023

[ita]

Drifa Mezenner filma il peso dell'assenza del fratello Sofiane che nel 1992 ha lasciato illegalmente l'Algeria per l'Inghilterra. Racconta l’Algeria, un presente stagnante e un passato rimosso a ogni costo, nell’illusione di potere così andare avanti, esponendosi invece al rischio di commettere di nuovo gli stessi errori. E racconta altresì l'assenza, le due forme differenti di esilio: quello esteriorizzato del fratello che da trent’anni è lontano, e quello interiore di chi è rimasto ad aspettare, a osservare i più giovani perdere la fiducia e fuggire. Due forme di esilio che parlano di un paese mancante e che potrà tornare pienamente a esistere soltanto quando gli algerini non saranno più costretti ad abbandonarlo.


[eng]

Drifa Mezenner films the weight of the absence of his brother Sofiane, who illegally left Algeria for England in 1992. He recounts Algeria, a stagnant present and a past that is forcefully removed, under the illusion of thus being able to move forward, instead exposing to the risk of making the same mistakes again. And it also recounts absence, the two different forms of exile: the externalized one of the brother who has been away for thirty years, and the inner one of those left waiting, watching the younger ones lose faith and flee. Two forms of exile that speak of a missing country which can come into a fuller existence again only when Algerians will no longer be forced to leave.

eterotopie / 01 maggio 2023

[ita]

Una riflessione sull’essere una donna e sentirsi stretta tra due codici: quello della famiglia e quello della propria famiglia. Due codici che si alimentano a vicenda. Divieti, ingiunzioni, regole di buona condotta per le donne dettate dagli uomini di legge, dalla famiglia e dalla società. Felfel Lahmer crea uno spazio di confronto e dà corpo e voce alle donne che si riuniscono per studiare, commentare – decifrare – le leggi, le prescrizioni e le consuetudini tacite, ma non per questo meno implacabili, imposte loro in absentia. Un’assenza strumentale che è servita a favorire e legittimare l’oppressione femminile, qui decostruita per generare inaspettati cortocircuiti e disegnare preziose “vie di fuga”.


[eng]

A reflection on being a woman caught between two codes: that of the family and that of her own family. Two codes that feed off each other. Prohibitions, injunctions, rules of good behavior for women, dictated by lawmen, family and society. Felfel Lahmer creates a space for confrontation and gives body and voice to the women who gather to study, comment on – to decipher – the tacit, but no less implacable laws, prescriptions and customs imposed on them in absentia. An instrumental absence that has served to foster and legitimize female oppression that is here deconstructed to generate unexpected short-circuits and to draw precious "escape routes".