Autoritratto in tre atti dall’infanzia alla maturità. Un lavoro che riprende e lega tra loro i materiali cinematografici girati nel corso degli anni mescolando fantastico e quotidiano. Autoritratto in forma di retablo, specchio a tre facce, è un film in prima persona, ma la persona Melvil non smette di sdoppiarsi e di metamorfizzarsi davanti alla telecamera, di volta in volta figlio o padre, se stesso o altro. Nel primo racconto, Le fils, Poupaud interpreta un alieno atterrato in una foresta che comincia a osservare da lontano una famiglia prima di raggiungerla. Nel secondo, Le Recours, Melvil, in vacanza con moglie e figlia, viene sostituito da un altro Melvil creando un surreale racconto sul tema del doppio. Infine nell’ultimo atto, Le Cinéma, Poupaud ammazza il tempo nella sua camera d’albergo tra una ripresa e l’altra di un film di François Ozon. Olivier Père lo ha definito come «il miglior segreto del cinema francese alternativo, uno degli ultimi film davvero underground».
Self-portrait in three acts, from childhood to maturity. A work that gathers and connects movie extracts filmed through the years, mixing fantastic elements and daily routine. Self-portrait in the form of a retable, a three-faced mirror, it is a movie told in first person, but Melvil never ceases to split into two and to transform in front of the camera, he becomes father and son, hilmself or someone else. In the first story, Le fils, Poupaud plays an alien landed in a forest where he starts to gaze at a family from afar before joining them. In the second story, Le Recours, while on holiday with his wife and daughter, Melvil is replaced with another Melvil thus creating a surreal tale on the theme of the double. In the final act, Le Cinéma, Poupaud kills time in his hotel suite during the filming of a movie by François Ozon. Olivier Père has defined him as «the best secret in the alternative French cinema, one of the last movies to be truly underground».