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nuove visioni / 13 aprile 2019

Team Hurricane racconta la storia di otto ragazze adolescenti che durante un’estate scoprono il bisogno dell’una per l’altra nell’affrontare il caos che l’adolescenza porta con sé. Nel mettere in scena un gruppo di teenager radicali in un mondo ordinario, questo film punk tutto al femminile fonde materiale documentario con elementi molto stilizzati di finzione. La regista Annika Berg ha scovato le otto protagoniste attraverso i social media e con loro ha sviluppato, in modo collaborativo, i personaggi e lo stile espressivo del film.

Team Hurricane ritrae in modo estremamente onesto e naturale che cosa significa essere adolescenti con tutta la gioia, le difficoltà, i crolli e l’eccitamento che ciò porta con sé, in un mondo che finalmente permette di esplorare appieno la propria identità ben al di là dei ruoli binari di genere.

Team Hurricane tells the story of eight teenage girls that over the course of one summer come to realize they need each other to ride out the storm of adolescence. Depicting radical girls in an ordinary world, the punk chick flick mixes documentary material with highly stylized fiction. Director Annika Berg found the eight girls starring in the film through social media and through close collaboration they developed the characters and narrated the expressive style of the film.

Team Hurricane depicts in a very natural and honest way what being an adolescent means with all the joys, the struggles, the falling and the excitement that comes with it, in a world that finally allows them to fully explore their identities far beyond gender binary roles.

nuove visioni / 13 aprile 2019

Jaime vive gli anni della contestazione comunista contro la dittatura militare argentina. Partecipa attivamente a un collettivo avanguardista formato da omosessuali e cerca di vivere apertamente il proprio desiderio. Sposa una ragazza e diventa padre di una bambina, Agustina. Sarà lei a raccontare la vita di Jaime attraverso filmati di repertorio girati dal padre, videointerviste agli amici di una vita, ai compagni di militanza. El silencio es un cuerpo que cae è un racconto intimo, di una vita tragicamente normale, fatta di accuse pubbliche, rinunce, viaggi, dove emerge la difficoltà di trovare il proprio posto in una società che reprime il desiderio di ciò che viene rappresentato come diverso. Agustina Comedi riflette sulla differenza fra la dimensione pubblica e privata che si raccorda nella forma intrinseca del corpo.

Jaime lives during the years of the communist activity against the Argentinian military dictatorship. He actively participates to a collective formed by homosexuals and he tries to openly live his own desire. He marries a girl and he becomes father of a child: Agustina. She will tell the life of Jaime through tapes filmed by her own father, interviews to his closest friends and other communist militants. Silence Is a Falling Body is an intimate story of a normal life, tragically made of public accusations, renouncements, trips. It is a film about the struggle we face while trying to find our place within a society that holds back private’s sexual desire represented as different. Agustina Comedi reflects upon the difference among the public and private dimension that is joined in the inherent shape of the body.

nuove visioni / 13 aprile 2019

Una commedia degli equivoci ambientata in una Parigi in subbuglio. Due strani personaggi entrano nel surreale microcosmo dell’Hotel Occidental, facendo finta di essere italiani e provocando una serie di incomprensioni e buffi misunderstanding. Chi sono e cosa vogliono questi due individui? Sono forse malviventi che cercano di trovare un modo per derubare gli ospiti dell’albergo? O terroristi islamici che cercano di reclutare combattenti tra i dipendenti dell’hotel? La manager dell’hotel non si lascia convincere dai due loschi figuri e si rivolge alla polizia.

Un’avventura spiazzante, tutta in una notte, che non si concede mai facili risposte. Neïl Beloufa gioca con le differenze culturali per dar vita a una commedia sopra le righe, seduttiva e intrigante.

A hilarious comedy of misunderstandings set in Paris during a permanent riot. Two weird characters, pretending to be Italians, enter the surreal microcosm of the Hotel Occidental and provoke a series of absurd situations. Who are they? Is there some hidden agenda behind their mysterious whispers? Are they criminals trying to find their ways into hotel rooms in order to rob guests? Or maybe Islamic terrorist, attempting to recruit some potential fighter among the hotel staff? Suspicious about the two shady characters, the hotel manager calls the police to share her concerns.

An unsettling adventure that takes place over a night, Occidental is a film that never comes up with easy answers. Neïl Beloufa messes around with cultural differences in order to make a seductive and intriguing comedy.

nuove visioni / 13 aprile 2019

Lo strumento cinematografico è utilizzato da Bertrand Mandico come un’elegia al dionisiaco e all’inesauribile forza delle sue immagini come veicolo sensoriale. I garçons sauvages del suo racconto, un gruppo di ricchi e depravati adolescenti di La Réunion, violentano e uccidono la loro insegnante, diventando in tal modo Trevor, una sorta di divinità pagana assetata di sangue. Da quel momento vengono presi in custodia dal Capitano, che li renderà suoi schiavi e li costringerà ad attraversare l’oceano fino ad approdare su un’isola dai misteriosi poteri, che li muterà in maniera irreversibile. Bertrand Mandico non teme di scandalizzare il pubblico, in questo film che gioca sul gender tramite un’ironia estrema, violenta, folle e iconoclasta.

The cinematographic instrument is used by Bertrand Mandico as an elegy to the Dionysian and to the inexhaustible force of its images as a sensory vehicle. The of his story, a group of rich and depraved teenagers of La Reunion, rape and kill their teacher, thus becoming Trevor, a sort of blood-thirsty pagan deity. From that moment, they are taken into custody by the Captain, who will make them his slaves and force them to cross the ocean. They will arrive on an island with mysterious powers, which will change them irreversibly. Bertrand Mandico is not afraid of scandalizing the public, in this film that plays on gender through an extreme, violent, mad and iconoclastic irony.

nuove visioni / 13 aprile 2019

Mia è una giovane quindicenne appena trasferitasi con la famiglia in una piccola cittadina vicino Zurigo. Come per qualsiasi adolescente, il periodo di ambientamento nella nuova scuola è sempre un po’ difficile e sofferto. Mia però riuscirà a farsi accettare all’interno di un gruppo di ragazzine disinibite seguendole e imitandole nel loro atteggiamento ribelle. Le giornate delle giovani procedono tra droga, sesso e piccoli furti al centro commerciale, ma il corpo di Mia sta cambiando di giorno in giorno in maniera inspiegabile. Blue my mind, lungometraggio d’esordio della regista svizzera Lisa Brühlmann, è un film audace, capace di spiazzare il pubblico mescolando un’apparente narrazione da film sull’adolescenza con un racconto dai forti connotati fantasy e horror; un film che ragiona sul cinema e sulle potenzialità dei generi cinematografici.

Mia is a 15-year-old young girl who has just moved with her family to a small town near Zurich. At first, as a typical teenager, she struggles to fit in at the new school. However, she soon manages to become accepted in a small group of uninhibited girls, following them and imitating them in their rebellious attitude. They spend their days using drugs, having sex and committing petty theft at the mall, while Mia’s body goes through inexplicable transformations. Blue my mind, the debut feature by Swiss director Lisa Brühlmann, is a bold film which floors the audience by mixing an ostensible teen movie narrative with a story strongly characterized by fantasy and horror ingredients; a film which represents a meditation on cinema itself and on the potential of film genres.

nuove visioni / 13 aprile 2019

As Boas Maneiras è un’affascinante e particolarissima riflessione sull’inevitabilità del male, convogliata tramite un linguaggio volutamente naif. Con la grazia di un anomalo racconto per l’infanzia, l’ironia del titolo apparentemente scollegato dalla trama, gli inserti musicali della ninna nanna che accompagna i protagonisti durante gli snodi drammatici del racconto e sembra descrivere ciò che vediamo meglio delle immagini stesse, il film diretto da Marco Dutra e Juliana Rojas (vincitore del Premio speciale della giuria al 70esimo Festival di Locarno) si destreggia tra generi e linguaggi, riuscendo a mantenere raffinatezza e mistero dalla prima all’ultima scena. Partendo dalla storia d’amore tra l’infermiera Clara e la giovane donna dell’alta borghesia Ana, allontanata dalla famiglia per una gravidanza inattesa, il film prosegue seguendo tematiche horror, dove il genere si associa a un’indagine sull’apparenza, sulle classi sociali del Brasile contemporaneo e sulla dimensione affettiva con le sue luci e ombre, per poi abbandonarci a una profonda inquietudine.

Good Manners is a fascinating and very peculiar reflection on the inevitability of evil, conveyed through a deliberately naive language. With the gracefulness of an odd children’s story, the irony of the title seemingly disconnected from the plot, the musical inserts of the lullaby that accompanies the main characters during the dramatic hubs of the story which seem to describe what we see better than the images themselves, the film directed by Marco Dutra and Juliana Rojas (winner of the Special Jury Prize at 70th Locarno Film Festival) juggles between genres and languages, managing to maintain refinement and mystery from the first to the last scene. Starting from the love story between nurse Clara and the upper class young woman Ana, sent away from the family because of an unexpected pregnancy, the film proceeds following horror themes, where genre is associated with investigating the appearance, the social classes of contemporary Brazil, as well as the affective dimension with its lights and shadows, until it finally abandons us to a deep restlessness.

nuove visioni / 13 aprile 2019

In un luogo segreto, un gruppo di sconosciuti si incontra per spiare le abitudini e i gesti dei passanti. Per saperne di più un produttore di documentari incontra uno dei suoi vecchi frequentatori, e la conversazione si trasforma presto in un’esplorazione del fascino che caratterizza uno sguardo libero di osservare qualcuno nella sua totale spontaneità.

À discrétion è un film sul potere dello sguardo, sul piacere e sul desiderio che esso è in grado di innescare, ma anche una grande metafora sul potere del cinema. Un ulteriore tassello per conoscere il mondo di Jacques Nolot, qui straordinario interprete insieme a Sharif Andoura.

                                                                                                                         

In a secret place, a group of strangers meets to spy on the habits and gestures of the passers-by. To find out more, a documentary producer meets one old customer, and the conversation soon turns into an exploration of the charm that characterizes a gaze left free to watch somebody in his absolute spontaneity.

À discrétion is a film about the power of the gaze, the pleasure and desire that it might trigger, as well as a great metaphor for the power of cinema. A further step to learn more about the world of Jacques Nolot, here at his finest, paired with Sharif Andoura.

nuove visioni / 13 aprile 2019

Abu è un viaggio al centro di una famiglia divisa alle prese con questioni come la religione, la sessualità, il colonialismo e la migrazione. Attraverso linee narrative diverse, composte da filmini e fotografie di famiglia, film della Bollywood classica e altri materiali, il regista costruisce il racconto della propria identità omosessuale rivendicata, conducendo gli spettatori dentro le relazioni tese che intercorrono fra la famiglia e il destino, il conservatorismo e il liberalismo, la modernità e i valori del passato. Un film apertamente autobiografico che coniuga, in maniera divertita e consapevole, le memorie personali e quelle di un’intera generazione alle prese con la più classica e complicate delle sfide: il tentativo di trovare un equilibrio fra l’eredità del passato – una generazione di padri amati e detestati – e l’esperienza di un mondo nuovo da conoscere e imparare ad amare.

Abu is a journey to the center of a fragmented family while they grapple with religion, sexuality, colonialism and migration. Through a tapestry of narratives composed of family footage, observation and classic Bollywood films, gay-identifying Pakistani-Muslim filmmaker takes viewers through the tense relationships between family and fate, conservatism and liberalism and modernity and familiarity. Openly based on autobiographical material, Abu is a film that, while adopting an amused and mindful attitude, combines personal memories with those of a whole generation of people dealing with the most traditional and difficult of all challenges: the attempt at finding a balance between the legacy of the past – a generation of beloved and hated fathers – and the experience of a brand new world that needs only to be discovered and loved.