[ita]
C’è una scena, nel film La princesa de Francia di Matías Piñeiro, ambientata in un museo. Nella scena, mentre i due protagonisti parlano, un terzo personaggio “satellite” dialoga con loro mentre scatta delle fotografie a una statua e ad alcuni dipinti allo scopo di realizzare un catalogo. Matías Piñeiro ritrova le foto scattate durante le riprese dall’attrice, Gabriela Saidón, e si accorge di quanto siano inadatte a quel catalogo inesistente, e a quanto fossero precise quanto più l’attrice era calata nella parte.
A partire da questo presupposto, il regista argentino si interroga sui borgesiani labirinti di possibilità che possono nascere intrecciando le finzioni in una storia. Questo viaggio nella fantasia lo fa incrociare con altri registi, altri film, altre storie, scoprendo come ciò che non si vede e non esiste possa procurare concrete e vivide emozioni.
[eng]
There is a scene, in the film La princesa de Francia by Matías Piñeiro, that is set in a museum. In the scene, while the two protagonists talk, a third “satellite” character talks to them while taking photographs of a statue and some paintings in order to create a catalogue. Matías Piñeiro finds the photos taken during the shooting by the actress, Gabriela Saidón, and realizes how unsuitable they are for that non-existent catalogue, and how precise they were the more the actress was immersed in her role.
Starting from this assumption, the Argentine director questions himself on the Borgesian labyrinths of possibilities that can arise by intertwining fictions into a story. This journey into fantasy brings him together with other directors, other films, other stories, discovering how what cannot be seen and what does not exist can provide concrete and vivid emotions.
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