[ita]
Raccontare il genocidio di Gaza con altre immagini e con altre parole è possibile.
Il ritrovamento di alcune diapositive in un liceo di Catania è il punto di partenza per analizzare l'origine dell'occupazione militare di Gaza da parte di Israele ricorrendo all'etimologia delle parole usate per descrivere cosa significhino espressioni come "terrorista" o "occupazione militare", mentre i disegni di Amos, bambino israeliano che ritrae l'amica immaginaria Anya sotto lo sguardo preoccupato della babysitter May Golan, dimostra che la maggior parte delle storie dell'orrore ha radici profonde nella quotidianità. Invenzione e humour nero cercano di superare la realtà (negata) di un’apartheid e di un genocidio normalizzato, esposto e contemporaneamente rimosso.
[eng]
Talking about the story of the Gaza genocide with other images and other words is possible.
The discovery of some slides in a high school in Catania is the starting point for analyzing the origins of Israel's military occupation of Gaza by resorting to the etymology of the words used to describe what expressions like "terrorist" or "military occupation" mean, while the drawings of Amos, an Israeli child who portrays his imaginary friend Anya under the worried gaze of the babysitter May Golan, point out that most horror stories have deep roots in everyday life. Invention and black humor try to overcome the (denied) reality of an apartheid and a normalized genocide, exposed and simultaneously removed.