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[ita]
Anita Ekberg debutta all’inizio degli anni Cinquanta: una bionda giunonica che fa perdere la testa agli uomini, una sex symbol esplosiva che, nei film diretti da Frank Tashlin, arriva a guadagnarsi il ruolo di comprimaria della coppia Lewis-Martin. Ma è con i venti minuti più importanti della sua carriera ne La dolce vita (1960) che si trasforma in “dea del sesso”, creatura mitologica immersa nella Fontana di Trevi. Dai tempi di Hollywood o morte! (1956) interpreta se stessa, ma è soltanto in Boccaccio ’70 (1962) che può finalmente diventare Anita Ekberg, un’attrice di fama internazionale. “Diventare Anita Ekberg” implica allora il rimanere immobilizzata in una posa fotografica che amplifichi la sua aura di dea immortale – nell’illusione che sia possibile fermare il tempo – e, parimenti, non essere più in grado di calzare i sandali divini e abbracciare la propria natura mortale.
[eng]
Anita Ekberg makes her debut in the early 1950s: a Junoesque blonde who makes men lose their minds, an explosive sex symbol who, in the films directed by Frank Tashlin, manages to earn the role of supporting actress for the Lewis-Martin duo. But it is with the most important twenty minutes of her career in La dolce vita (1960) that she becomes a "sex goddess", a mythological creature immersed in the Trevi Fountain. Since Hollywood or Bust! (1956) she plays herself, but it is only in Boccaccio '70 (1962) that she can finally become Anita Ekberg, an internationally renowned actress. "Becoming Anita Ekberg" then implies being immobile in a photographic pose that amplifies her aura of immortal goddess – in the illusion that it is possible to stop time – and, likewise, no longer being able to put on the divine sandals, and thus acknowledging to be a mortal creature.