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La vita lenta

Festival Una Marina di Libri

dialoga con l’autore il professor Francesco Paolo Alexandre Madonia

 

[ita]

L’ultimo romanzo di Abdellah Taïa, scrittore marocchino da anni residente in Francia, ci conduce in un viaggio all'interno di due mondi e due culture distanti tra loro: quella marocchina e quella francese, solo in apparenza più aperta e tollerante.
La vita lenta parla di un periodo molto preciso, quello che a Parigi segue gli attentati terroristici del 2015, e di come a partire da quel momento siamo entrati in un’epoca di sospetto perenne e generalizzato, di come si diventa sospetti per il fatto di essere arabi, musulmani, per l’aspetto o per il nome.
Mounir, un intellettuale letterario parigino omosessuale di 40 anni di origine marocchina, vive in una situazione precaria. Si è appena trasferito in un appartamento in rue de Turenne. Madame Marty, anziana donna di 80 anni che vive al piano di sopra, lotta per sopravvivere in un minuscolo monolocale di 14 mq. L’amicizia tra questi due esclusi dalla Repubblica si intensifica fino al giorno in cui si trasforma in un incubo. Esasperata, Madame Marty chiama la polizia per far arrestare Mounir. Mescolando i suoi ricordi, i suoi pensieri, le sue riflessioni e i suoi slanci, Mounir ci presenta la sua infanzia in un quartiere marocchino, come ha vissuto la sua omosessualità, il suo esilio volontario, la solitudine degli invisibili.
Una critica al razzismo e all’omofobia ben narrata, una lettura delirante che culmina in un finale inaspettato.

[eng]

The last novel of Abdellah Taïa, a Moroccan writer based in France, takes us on a journey between two worlds and two cultures distant from each other: the Moroccan and the apparently more tolerant French one.
The Slow Life is set in Paris in 2015 after the terrorist attacks of 2015. Suspicions and mistrust of Arab and Muslim people spread everywhere in France.
Mounir, a 40-year-old homosexual Parisian intellectual of Moroccan origin, lives in a precarious situation. He has just moved into an apartment in Rue de Turenne. Madame Marty, an elderly 80-year-old woman who lives upstairs, struggles to survive in a tiny 14m2 studio apartment. The friendship between these two excluded intensifies until the day it turns into a nightmare. Exasperated, Madame Marty calls the police and Mounir is arrested. Mixing his memories, his thoughts, his reflections and his impulses, Mounir revisits his childhood in a Moroccan neighborhood, how he lived his homosexuality, his voluntary exile, the solitude of those who are invisible.

An effective critique of racism and homophobia, a delusional reading that culminates in an unexpected ending.