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arti visive / 30 agosto 2021

prodotto da / produced by Sten&Stef, Andrea Dojmi, Giorgia Sonnino
in collaborazione con / in collaboration with Studio Rizoma
con il contributo della / with the contribution of Regione Lazio

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Un regista e artista visivo registra l'essenza fluida dell'essere nello spazio-tempo di una spiaggia estiva vicino a Roma, la sua città natale. Questa è la storia di un incontro con Azul, Azzurra, Martina, Carla e Laura, creature in trasformazione anche attraverso la trans-narrazione del filmmaker. "Come descrivere in poche parole il desiderio di sublimare la realtà in modo sofisticato ma empatico affinché diventi la narrazione universale dell'essere umano?". Il progetto in divenire del film "TRANS_FORMA" nasce dalla necessità di spiegare il percorso di trans-formazione attraverso un linguaggio filmico-documentaristico innovativo in cui due dimensioni si intrecciano in un flusso continuo di sincronicità: il digitale per documentare la realtà e la pellicola cinematografica per sublimare l’in-visibile. Un viaggio onirico tra realtà e trans-figurazione attraverso film, fotografia, videoarte, sogno e consapevolezza, gioia e dolore, paesaggi umani e ritratti come mosaici, voci e suoni nell'eterno divenire del presente. Il set è 'qui e ora', evento immutabile così invisibile alla realtà mentale dove tutto è classificato e controllato, così lontano dalle divisioni che il mondo vuole dare ad ogni cosa eppure così vicino... ad un secondo da noi. La trasformazione è un ritorno alla nostra origine, il luogo e l'essenza dove siamo sempre stati liberi.

[eng]

A filmmaker and visual artist records the fluid essence of being in the space-time of a summer-beach near Rome, his hometown. This is the story of an encounter with Azul, Azzurra, Martina, Carla and Laura, creatures in trans-formation also through the filmmaker’ trans- narration."How to describe in a few words the desire to sublimate reality in a sophisticated yet empathetic way so that it becomes the universal narrative of being human?"
The project in progress of the film "TRANS_FORMA" arises from the necessity of explaining the path of trans-formation with an innovative film-documentary language where two dimensions intertwine in a continuous flow of synchronicity: the digital to document reality and the film to transfigure the in-visible. A dreamy journey between reality and trans-figuration through film, photography, videoart, dream and awareness, joy and pain, human landscapes and portraits as mosaics, voices and sounds in the eternal becoming of the present. The set is ‘here and now’, unchanging event so invisible to the mental reality where everything is scanned and controlled, so far removed from the divisions that the world wants to give to each and everything and yet so close... a second away from us. A trans-formation is a return to our origin, the place and essence where we have always been free.

Sponde sonore / Circolo Arci Tavola Tonda

Centro Internazionale di Fotografia diretto da Letizia Battaglia
Cantieri Culturali alla Zisa / via Paolo Gili, 4

TRANS_FORMA
di Andrea Dojmi

mostra fotografica
dal 10 al 12 settembre 2021
ingresso libero

 

letterature queer / 30 agosto 2021

Festival Una Marina di Libri

dialoga con l’autore il professor Francesco Paolo Alexandre Madonia

 

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L’ultimo romanzo di Abdellah Taïa, scrittore marocchino da anni residente in Francia, ci conduce in un viaggio all'interno di due mondi e due culture distanti tra loro: quella marocchina e quella francese, solo in apparenza più aperta e tollerante.
La vita lenta parla di un periodo molto preciso, quello che a Parigi segue gli attentati terroristici del 2015, e di come a partire da quel momento siamo entrati in un’epoca di sospetto perenne e generalizzato, di come si diventa sospetti per il fatto di essere arabi, musulmani, per l’aspetto o per il nome.
Mounir, un intellettuale letterario parigino omosessuale di 40 anni di origine marocchina, vive in una situazione precaria. Si è appena trasferito in un appartamento in rue de Turenne. Madame Marty, anziana donna di 80 anni che vive al piano di sopra, lotta per sopravvivere in un minuscolo monolocale di 14 mq. L’amicizia tra questi due esclusi dalla Repubblica si intensifica fino al giorno in cui si trasforma in un incubo. Esasperata, Madame Marty chiama la polizia per far arrestare Mounir. Mescolando i suoi ricordi, i suoi pensieri, le sue riflessioni e i suoi slanci, Mounir ci presenta la sua infanzia in un quartiere marocchino, come ha vissuto la sua omosessualità, il suo esilio volontario, la solitudine degli invisibili.
Una critica al razzismo e all’omofobia ben narrata, una lettura delirante che culmina in un finale inaspettato.

[eng]

The last novel of Abdellah Taïa, a Moroccan writer based in France, takes us on a journey between two worlds and two cultures distant from each other: the Moroccan and the apparently more tolerant French one.
The Slow Life is set in Paris in 2015 after the terrorist attacks of 2015. Suspicions and mistrust of Arab and Muslim people spread everywhere in France.
Mounir, a 40-year-old homosexual Parisian intellectual of Moroccan origin, lives in a precarious situation. He has just moved into an apartment in Rue de Turenne. Madame Marty, an elderly 80-year-old woman who lives upstairs, struggles to survive in a tiny 14m2 studio apartment. The friendship between these two excluded intensifies until the day it turns into a nightmare. Exasperated, Madame Marty calls the police and Mounir is arrested. Mixing his memories, his thoughts, his reflections and his impulses, Mounir revisits his childhood in a Moroccan neighborhood, how he lived his homosexuality, his voluntary exile, the solitude of those who are invisible.

An effective critique of racism and homophobia, a delusional reading that culminates in an unexpected ending.

letterature queer / 30 agosto 2021

dialoga con le curatrici il critico cinematografico Fabio Fulfaro

 

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Identità, desiderio, trasformazione. Sono questi gli elementi ricorrenti nella filmografia di Céline Sciamma, regista francese da sempre impegnata nella ricerca dello sguardo femminile nel e per il cinema, che non significa un semplice rovesciamento di potere rispetto al male gaze ma una diversa modalità di porsi e vedere i sentimenti e le emozioni di chi è oggetto dello sguardo, annullando per quanto possibile una visione reificante dei soggetti.
Il volume presenta una serie di contributi critici sui film della regista, firmati ognuno da una diversa studiosa e propone al lettore svariati punti di vista su ogni film, ma riesce anche a offrire una lettura di tutta la produzione di Céline Sciamma con prospettive di volta in volta diversificate.
Molti i ribaltamenti e le manomissioni che Sciamma introduce nelle narrazioni per far saltare i codici prestabiliti e liberare una diversa possibilità narrativa sullo schermo. I suoi film – la trilogia sull’adolescenza, Ritratto della giovane in fiamme e il recente Petite maman – e le sue sceneggiature – sia per la televisione, sia per il cinema – mettono in scena linee di forza multiformi e contrastanti attraverso cui la norma si scontra con una pluralità di modalità resistenti e la volontà politica di rovesciare le strutture portanti di questa società.

Come afferma la stessa regista nell’intervista rilasciata alle autrici della monografia, “non basta una protagonista donna per fare una rivoluzione, importante è piuttosto la condivisione, con chi vede il film, del punto di vista. E per ottenerla occorre produrre belle immagini, opere di valore, che sappiano coniugare arte e profitto, detto senza troppo scandalo perché anche il cinema è un’industria”.

[eng]

Identity, desire and transformation are the recurring elements in the filmography of Céline Sciamma, a French director who has always been involved in the search for the female gaze in and for cinema, which does not mean a simple reversal of the male gaze but a different perspective in portraying feelings and emotions of those who are the object of the gaze and the refuse of reification.
The volume offers a series of critical contributions on the director's films, each signed by a different authors and offers the reader distinct points of view on each film and diversified perspectives of the entire production of Céline Sciamma.
Sciamma introduces in the narratives breaking point of views to blow up the pre-established codes and enable a different narrative perspective. Her films - the trilogy on adolescence, Portrait of the Young Lady on Fire and the recent Petite maman - and her screenplays - for both television and cinema – show how the established norms collapse if collide with a plurality of resistant forces and with the political will to overthrow the supporting structures of our society.

As the filmmaker says in the interview included in the book, "a female protagonist is not enough to make a revolution, it is more important to share the point of view with those who see the film. And to obtain it, it is necessary to produce beautiful images and valuable works, which combine art and profit because cinema is also an industry".

letterature queer / 30 agosto 2021

dialoga con l’autrice la fotografa e attivista Naomi Morello

 

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Il saggio di Elisa Cuter parte da una riflessione su femminismo, parità di genere e identità per offrire una nuova chiave di lettura su come ci soggettiviamo nel nostro rapporto con l’altro. La parola d’ordine è “desiderio” e la dialettica che questo innesca, quel “conflitto costante tra soggetto e alterità, che non può non avere anche risvolti politici”.
Partendo da Non è la Rai, passando per il #metoo, gli incel e l’educazione sessuale, Elisa Cuter indaga quella che viene percepita come l’attuale “guerra tra i sessi”, e arriva a ribaltare alcuni luoghi comuni del femminismo mainstream, chiedendosi se abbia ancora senso rivendicare un’identità storicamente costruita come subalterna.

Mescolando personal essay, psicoanalisi, filosofia e sociologia, cinema e cultura pop, Elisa Cuter affronta con un punto di vista originale argomenti centrali nel dibattito pubblico di oggi elaborato attraverso un racconto analitico capace di mettere in relazione fenomeni apparentemente distanti tra loro; ma soprattutto un invito ad abbandonare il porto sicuro dell’identità per porsi sfide più ambiziose e domande più inquietanti, proprio come quelle che ci pone il desiderio.

[eng]

Elisa Cuter's essay begins with a reflection about feminism, gender equality and identity to offer a new key to understanding how we build our personal identity in our relationship with others. Her motto is "desire" which triggers, the "constant conflict between the self and the other which unavoidaby has political implications".
Starting from Non è la Rai, passing through #metoo, incel and sexual education, Elisa Cuter investigates the current "war between the sexes", and subverts some of the clichés of mainstream feminism, wondering if it still makes sense to claim an identity historically constructed as a subordinate one.

Combining personal essay, psychoanalysis, philosophy and sociology, cinema and pop culture, Elisa Cuter tackles important topics in contemporary public debate with an original point of view, elaborated through an analytical research connecting apparently distant phenomena. The author invites each of us to do not consider our identity as a safe harbor but to face more ambitious challenges and to deal with more disturbing questions, like the ones raised by desire.

letterature queer / 30 agosto 2021

dialogano con l’autore Francesco Paolo Alexandre Madonia (Università di Palermo), Luigi Carollo e Francesca Schirripa (Palermo Pride) 



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Della bisessualità maschile la ricerca si è occupata pochissimo, specialmente in Italia.
Giuseppe Burgio, professore Associato di Pedagogia Generale e Sociale all'Università “Kore” di Enna e direttore del CIRQUE-Centro Interuniversitario di Ricerca Queer, intende colmare la lacuna attraverso un approccio inedito: rileggere la vasta letteratura scientifica esistente sull'omosessualità, nell'ipotesi che siano stati descritti come tali comportamenti che in realtà sono bisessuali. In parallelo, vi si analizzano le trasformazioni contemporanee dell'eterosessualità maschile, caratterizzate da una crescente sperimentazione sessuale.

Attraverso quest'analisi interdisciplinare si ricava un dossier di desideri, pratiche e rappresentazioni la cui analisi dimostra l'esistenza di un comportamento bisessuale maschile molto più diffuso di quanto abbiamo finora sospettato, spingendoci a mettere in discussione il modo tradizionale in cui pensiamo alla sessualità maschile e persino il concetto stesso di orientamento sessuale, in direzione di una rappresentazione più fluida, complessa e queer, che interroga la ricerca sul genere e la sessualità sui suoi presupposti teorici e il movimento LGBT+ sulla sua agenda politica.

 

[eng]

Reseaches and essays on male bisexuality are rare, especially in Italy.
Giuseppe Burgio, Associate Professor of General and Social Pedagogy at the "Kore" University of Enna and director of the CIRQUE-Queer Interuniversity Research Center, aims to fill the gap with an unprecedented approach: re-reading the vast scientific literature existing on homosexuality, driven by 'hypothesis that they have been described as such behaviors that are actually bisexual. At the same time, he analyzes the contemporary transformations of male heterosexuality, characterized by an increasing sexual experimentation.

This interdisciplinary analysis leads to a map of desires, practices and representations which reveals the existence of a male bisexual behavior more widespread than expected and pushes us to question the traditional definition male sexuality and the concept of sexual orientation towards a more fluid, complex and queer representation and open new challenges for the theoretical assumptions of the research about gender and sexuality and for the political agenda of the LGBT + movement.

premio Nino Gennaro / 30 agosto 2021

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Il quindicenne Abdellah cresce a Casablanca in una famiglia numerosa di umili origini e con un padre violento. Silenzioso e solitario, è ossessionato dal fratello maggiore Slimane, l'unico modello maschile positivo nella sua famiglia, anche se la sua sessualità – occasionalmente ha rapporti con uomini – rende i suoi sentimenti per Slimane molto confusi. Passano dieci anni. Abdellah abita con l’amante svizzero Jean. Lascia il Marocco per Ginevra, ma decide di troncare la relazione e iniziare da solo una nuova vita. Trova riparo in una casa dell’Esercito della Salvezza, dove incontra un ragazzo marocchino gli canta una canzone del suo idolo Abdel Halim Hafez.

L'adattamento cinematografico del primo romanzo autobiografico di Abdellah Taïa descrive il percorso di formazione di un ragazzo in cerca di equilibrio tra tradizione marocchina e cultura occidentale, tra smarrimento e desiderio di emancipazione.


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15-year-old Abdellah is raised in a lower-class family in Casablanca with a violent father. Very quiet by nature, Abdellah is obsesses over the single male role model in his family: his older brother Slimane, though his sexuality – he occasionally has sexual intercourses with men – make his feelings for Slimane very confused. Ten years later, Abdellah lives with his Swiss lover, Jean. He leaves Morocco and goes to Geneva, where he decides to break up and to start a new life alone. He takes shelter in a house of the Salvation Army, where he meets a fellow Arab who sings him a song by his idol Abdel Halim Hafez.

France-based Moroccan novelist Abdellah Taïa’s film adaptation of his autobiographical first novel is a coming-of-age story of a boy in search of balance between Moroccan tradition and Western culture, between disarray and the ambition to succeed.

nuove visioni / 30 agosto 2021

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Bernard ha 63 anni, vive da solo con due gatti ed è appena andato in pensione. Dopo vent’anni ha deciso di lasciare Parigi per trasferirsi a Lilas. Il regista, suo amante e slave, lo segue con la macchina da presa nelle varie fasi della separazione dalla casa dove ha vissuto, dagli oggetti (ed i ricordi) accumulati e dai due amori della sua vita morti di AIDS.

Tracce di una vita piena che Bernard riesce a raccontare in modo autentico, mantenendo un perfetto equilibrio tra nostalgia e sguardo rivolto al futuro, tenerezza e provocazione.

I giochi sessuali che lo legano al regista diventano un'occasione per unire due generazioni: tra lo schiocco di una frusta e una briglia di cuoio, si parla di amore, di morte, di AIDS, del nuovo progetto di vita di Bernard e della loro relazione. Le ferite e il bagaglio funebre di chi è sopravvissuto, un grido di vita alla luce delle pulsioni sessuali e del desiderio.

 

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Bernard, 63 years old, just retired. He lives alone with his two cats and decides leave Paris and to move to Lilas. The film director, his lover and slave, follows him with the camera in the different phases of the separation from the house where he lived, from the objects (and memories) accumulated and from the two loves of his life who died of AIDS. 

Bernard retrace his full life in an authentic way and with an emotional storytelling, achieving a balance between tenderness and provocation, nostalgia and expectations for the last chapter of his life.

The sexual games that bond him to the director become an opportunity to connect two generations: between a whip and a leather harness, they discuss love, death, AIDS, Bernard’s new life project, their relationship. The wounds and the grave goods of a survivor, a cry of life under the lights of sexual urges and desire.

nuove visioni / 30 agosto 2021

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Tre anni dopo la morte inspiegabile di sua nipote Kalla, Angelo Madsen Minax torna nella sua città natale per girare un film sulle lacune del sistema giudiziario. Sua sorella Jesse, che aveva trovato una temporanea stabilità come madre, dopo un’adolescenza complicata e problemi di dipendenza, è sospettata dalle autorità di essere responsabile, insieme al compagno David, della morte di Kalla.

Usando video in VHS e in super 8, riprese dei familiari e ritratti di paesaggi, il regista riesce a offrire allo spettatore una riflessione lirica e imprevedibile che abbraccia un ampio arco temporale e affronta i temi della depressione, della violenza domestica, della maternità e della mascolinità transgender per poi trasformarsi in una terapia familiare catartica, un'opportunità per collaborare e creare insieme una versione personale di giustizia in costante evoluzione.

 

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Three years after the unexplained death of his niece Kalla, Angelo Madsen Minax returns to his rural hometown to make a film about a faulty judicial system. His sister Jesse, who had found temporary stability as a mother after a difficult youth, is suspected by the authorities of being responsible, along with her partner David, for the death of Kalla.

Using the family's VHS and super 8 home movies, staged actions, and landscape portraits the film weaves an altogether lyrical and unpredictable reflection that spans a broad arc, negotiating the topics of depression, domestic violence, motherhood and transgender masculinity in what turns out to be cathartic family therapy, an opportunity to collaborate, and create together their own version of transformative justice.

nuove visioni / 30 agosto 2021

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Theo, un giovane di 27 anni con la sindrome di Down, abita con il padre in una casa isolata nel mezzo di una foresta. Vivono in armonia con la natura e gli animali, ma un giorno il padre se ne va, lasciando il figlio solo con le sue visioni e le sue trasformazioni. Theo inizia quindi la sua odissea in cui si reinventa, si apre al mondo, sperimenta la libertà, e cerca di scoprire la natura delle cose e degli esseri.

Un'utopia “naturalista“ che si nutre di allucinazioni, vita e resilienza in cui l'inconscio gioca un ruolo primordiale e che cambia la nostra prospettiva sulla realtà e sul cinema.


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Theo, a 27-year-old young man with Down’s syndrome, lives with his father in an isolated house in the middle of a forest. They live in harmony with nature and animals, but one day the father goes away, leaving his son alone with his visions and his metamorphosis. Theo then begins his odyssey in which he reinvents himself, opens up to the world, experiences freedom, and tries to discover the nature of things and of beings.

A naturalist utopia full of hallucinations, life and resilience in which the unconscious plays a primordial role

and which changes our perspective on reality and cinema.

nuove visioni / 30 agosto 2021

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Aloma e Mila si incontrano sotto la luce frivola di località turistiche posticce lungo il litorale valenciano. Mila è alla ricerca di un posto in cui provare un senso di appartenenza, il calore effervescente e gravido di promesse delle assolate estati adolescenziali… e invece trova Aloma. La complicità tra le due è immediata, giocosa, e la loro amicizia diventa un antidoto contro la solitudine e la fatua stravaganza dell’ambiente circostante.

Un film che cattura il momento magico in cui l’incontro tra due persone, ciascuna con le proprie fragilità, può ancora avvenire all’insegna della più spiritosa delicatezza, abbracciando con inquieta spensieratezza le incertezze della vita. I due personaggi principali sono ispirati alle giovani protagoniste di due romanzi catalani: Solitud di Víctor Català e Aloma di Mercè Rodoreda.

 

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Aloma and Mila meet under the frivolous lights of fake summer cities on the coast of Valencia. Mila is looking for a place where to feel a sense of belonging, the sparkling and promising warmth of sunny teenage summers… and instead she finds Aloma. Instantly feeling drawn to each other, they will use their new friendship that builds on laughter and complicity, to cope with the loneliness and empty extravagance of the surrounding environment.

Aloma i Mila is a film that captures the magical moment in which the encounter between two people, each with their own frailties, can still take place in the name of the wittiest delicacy, by embracing the uncertainties of life with restless lightheartedness. The two main characters are inspired by the young protagonists of two Catalan novels: Solitud written by Víctor Català and Mercè Rodoreda’s Aloma.

nuove visioni / 30 agosto 2021

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A 40 anni dall'inizio dell'epidemia di AIDS, sette artisti e un medico attivista, persone affette da HIV, offrono nuove immagini e prospettive per affrontare la sierofobia in Brasile. L’esplorazione di performance eccentriche rispetto alle presunte norme eterosessuali e alla concezione binaria del genere e delle sessualità si affianca a interviste più canoniche offendo una percezione odierna della sieropositività in cui l’esperienza personale si intreccia con l’analisi sociale.

Gustavo Vinagre e Fábio Leal trattano in maniera diretta e coraggiosa il tabù dell’AIDS, ma anche le paure del nostro tempo con un occhio al Brasile contemporaneo.


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40 years after the beginning of the AIDS epidemic, seven artists and an activist doctor, people living with HIV, offer new images and perspectives to deal with serophobia in Brazil. The exploration of eccentric performances which infringes heterosexual norms and the binary conception of gender and sexuality alongside more canonical interviews offer a contemporary perception of HIV in which personal experience is intertwined with social analysis.

Gustavo Vinagre and Fábio Leal’s documentary shines a light on the taboo of AIDS, but also the fears of our time with an eye on contemporary Brazil.

nuove visioni / 30 agosto 2021

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Una partitura cinematografica articolata in tre episodi, ognuno dei quali ruota attorno a una donna. Tre episodi che raccontano di un triangolo amoroso non previsto, di una trappola seduttiva ai danni di un professore universitario, di un incontro fortuito che sembra proiettare la storia nel suo complesso in un’altra dimensione. La duplicazione e il rispecchiamento dei personaggi metteranno in moto la macchina del caso e della narrazione.

Un’opera in cui la frammentazione enfatizza la complessa architettura finzionale per rivelare le abitudini e la magia, più o meno rassicurante, del caso, attivato dalla scelta di lasciare le “porte spalancate” alla Fortuna, accettando il rischio di subire uno scacco o di essere invece irradiato dalla luce della grazia.


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A cinematic score divided into three episodes, each of which revolves around a woman. Three episodes that tell of an unexpected love triangle, of a failed seduction trap perpetrated against a university professor, of a chance encounter that seems to project the story as a whole right into another dimension. Duplication and mirroring of female characters will set the machine of fate and narration in motion.

A film in which the fragmentation emphasizes the complex fictional architecture in order to reveal the habits and the more or less reassuring magic of chance, initiated by the choice to leave the “doors wide open” to Fortune, accepting the risk of suffering a setback or, instead, of being illuminated by the light of grace.

panorama queer / 30 agosto 2021

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Ambientato all’interno del Museo della Caccia e della Natura di Parigi, Taxidermisez-moi vede un ambiguo e apparentemente giocoso rispecchiamento tra gli animali imbalsamati ritratti e una serie di figure liminali tra l’universo ferino e l’umano. Giocando su un confine labile tra cacciatore e cacciato, tra bestia e predatore, Marie Losier ci seduce con un racconto dall’estetica barocca, fantasmatico e ironico, ma a cui non manca un j’accuse contro l’animale più spietato.

Un piccolo manifesto della poetica dolcemente malinconica di Losier, creatrice e “cacciatrice” di immagini nelle quali insufflare la vita attraverso accostamenti sinestetici e raffinati collage.


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Set inside the Museum of Hunting and Nature in Paris, Taxidermisez-moi sees an ambiguous and apparently playful mirroring between the taxidermied animals portrayed and a series of liminal figures between the feral and human universe. Playing on the delicate boundary between hunter and hunted, between beast and predator, Marie Losier seduces us with a story of baroque aesthetics, imaginative and ironic, but which does not lack a j'accuse against the most ruthless animal.

A small manifesto of Losier’s sweetly melancholy poetics, creator and “hunter” of images in which to insufflate life through synesthetic juxtapositions and refined collages.

 

panorama queer / 30 agosto 2021

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Libera rilettura del film Un Chant d’Amour (1950) di Jean Genet, una storia d’amore omosessuale tra detenuti di un carcere, consumata sotto gli occhi sadici e desideranti di una guardia carceraria.

Dietro lo spioncino però non più i corpi rampanti descritti dall’autore e cineasta francese, bensì quelli di un folto gruppo di donne anziane in menopausa. Ecco il cortocircuito: il celerino-voyeur non può far altro che constatare la forza violenta e senza freni di un erotismo inaspettato e aggressivo, ormai libero dal giogo riproduttivo e che sfugge dunque alle aspettative ed ai costrutti patriarcali.

Il film, originariamente pensato per il cinema, è realizzato su commissione della Bergen Assembly Triennal; s’inserisce nel contesto della mostra all'Hamburger Bahnhof, all’interno della Hot Flashes Forest, un'installazione immersiva pensata per combinare lavori compositi che riflettono sul corpo della donna in relazione al tema della riproduzione.

 


[eng]

Qu’un Sang Impur began as a loose remake of Jean Genet’s Un Chant d’Amour (1950), a homoerotic love story between inmates in a prison, under the yearning watch of a sadistic prison guard full of desire.

Behind the peephole, this time, there aren’t the rampant bodies described by the French author and filmmaker, but those of a large group of elderly women in menopause. Here is the short-circuit: the guard-voyeur can do nothing but observe the violent and unrestrained force of that unexpected and aggressive eroticism, finally free from the reproductive yoke and from patriarchal expectations and constructs.

The film, originally made for cinema, is a commission of the Bergen Assembly Triennal. It is in the context of the show at the Hamburger Bahnhof, installed in the Hot Flashes Forest, an immersive installation thought to combine a multiple of works that deal with reproductive idea of the woman’s body.

panorama queer / 30 agosto 2021

[ita]

 

ll respiro della macchina riempie l'aria, dove il canto può fluire. Nina è in piedi, di fronte al robot che si muove. I corpi morbidi e nudi si misurano, a volte si armonizzano. I respiri dilatano gli organi che si gonfiano e si piegano; trasmutano il movimento sintetico in slancio vitale e la vulva in bocca, che si gonfia fino ad allargarsi.

Magnetica, mistica e potente elaborazione di una rinnovata poetica del desiderio; un manifesto che fa propria la lezione di Donna Haraway e che sfida la cultura binaria dominante, aprendo così a uno scenario futuro fluido, in continua metamorfosi, in cui immaginare spazi dove carne e macchina, ecologia e tecnologia, natura e cultura possano convivere ed in cui tessere relazioni, sociali e affettive, inedite.

 


[eng]

 

The breath of the machine fills the air, where the singing can flow. Nina stands in front of the wiggling robot. The soft naked bodies measure up themselves, sometimes harmonize. The breaths dilate the organs which swell and fold; transmute the synthetic movement into vital impetus and the vulva into mouth, which inflates until it spreads.

Magnetic, mystical and powerful elaboration of a renewed poetics of desire; a manifesto that adopts Donna Haraway's lesson and challenges the dominant binary culture, opening up to a fluid futuristic scenario, in a continuous metamorphosis, in which we can imagine places where flesh and machines, ecology and technology, nature and culture can coexist and in which we can finally weave new, social and emotional, kind of relationships.

panorama queer / 30 agosto 2021

[ita]

 

Nato dalla collaborazione tra Yann Gonzalez e la musicista Jita Sensation, Fou de Bassan è fluida utopia sessuale, sogno erotico, improvvisazione libera sulle note di un sassofono che riscalda la notte. Tra Louis Malle, Lynch e Fassbinder una rivisitazione lesbica del cruising, gioco seducente en plein air, una «Querelle de Brest» al femminile dove nebbia e neon blu-rosati avvolgono una città morta vivificata dal desiderio e resa, così, palcoscenico.

È cinema queer anche nella forma, un cinema che non teme di attraversare le frontiere dei generi: videoclip? Cortometraggio? Al bando le definizioni. Nella notte si liberano i fantasmi e la magia vibra al suono della musica.


[eng]

 

Born from the collaboration between Yann Gonzalez and the musician Jita Sensation, Fou de Bassan is a fluid sexual utopia, an erotic dream, a free improvisation on the notes of a saxophone that warms the night. Between Louis Malle, Lynch and Fassbinder, the film is a lesbian reinterpretation of cruising, a seductive game en plein air, a feminine "querelle de Brest" where fog and pinkish-blue neon envelop a dead city enlivened by desire, that is transformed into a stage.

It is queer cinema also in its form, a cinema that is not afraid to cross the borders of genres: video clip? Short film? Definitions are banished. In the night, ghosts are released and magic vibrates to the sound of music.

arti visive / 30 agosto 2021

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OPENING è un lavoro documentario girato alla fine degli anni Novanta. Filmato in 16 mm in bianco/nero tra New York e Milano in modo sperimentale, è incentrato sulla documentazione dei “photo album”, lavoro fotografico che John e Alessandro presentarono in due mostre in quegli anni e soprattutto sul discorso che più in generale animava il loro lavoro artistico alla fine del secolo scorso. Un discorso costruito su una rappresentazione autobiografica di tematiche quali l'identità gay, la vita sessuale, la pornografia, il rapporto di coppia e i rapporti familiari. A distanza di un quarto di secolo il discorso di John e Alessandro è fortemente attuale e costituisce un valore collettivo per coloro che riescono ad elaborarlo.

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OPENING is an experimental documentary shot in the late nineties, filmed in 16 mm in black and white, between New York and Milan. It focuses on the "photo albums", a photographic work that John and Alessandro presented in two exhibitions in those years, and, above all, on the discourse that animated their artistic work at the end of the last century. A subject built around an autobiographical representation of issues such as gay identity, sexual life, pornography, couple as well as family relationships. After a quarter of a century, the poetics of John and Alexander is strongly current as it has a collective value for those who manage to elaborate it.

arti visive / 30 agosto 2021

Lovett/Codagnone. Dreams Never End
a cura di Antonio Leone e Donato Faruolo

Palermo, Centro Internazionale di Fotografia / 10 settembre – 8 ottobre 2021
inaugurazione: venerdì 10 settembre ore 18.30
orari: da martedì alla domenica, ore 9.00 – 18.30; ingresso libero

Sicilia Queer in collaborazione con ruber.contemporanea e Centro Internazionale di Fotografia diretto da Letizia Battaglia

Il duo italo-americano, nato nel 1995, spazia con il proprio lavoro dalla fotografia alla scultura, dal video all’installazione fino alla performance, medium che spesso vede protagonisti Alessandro Codagnone e John Lovett di un ironico gioco delle parti teso a smascherare i rapporti di forza che si definiscono socialmente all’interno delle relazioni interpersonali, Closer (1999), For you (2003).
Nel suo insieme è un'esplorazione delle relazioni di potere, una riflessione lucida su quei processi di normalizzazione in atto che castrano e soffocano le sub-culture, le pratiche di dissenso, l'affermarsi del soggettivo.

panorama queer / 20 agosto 2021

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In un lontano futuro, su un pianeta selvaggio un'adolescente solitaria, Roxy, libera un’assassina dalle sabbie in cui è stata sepolta. Non appena è libera, la criminale uccide le amiche di Roxy. Roxy e sua madre Zora sono ritenute responsabili, bandite dalla loro comunità e costrette a cercare l'assassina. Iniziano un lungo viaggio percorrendo i territori soprannaturali del loro paradiso ormai contaminato.

After Blue (Dirty Paradise) è una fantasia futuristica in mondo abitato solo da donne. Un racconto picaresco ambientato su un pianeta in cui la realtà è quella immaginata dalle sue protagoniste. Una celebrazione del cinema, delle attrici, un'avventura che attinge dal western, dalla mitologia e dalla fantascienza.


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In a faraway future, on a wild and untamed planet, a lonely teenager, Roxy, releases an assassin from the sands she was buried in. As soon as she’s free, the criminal sparks death all around. Roxy and her mother Zora are held accountable, banished from their community and forced to track the murderer down. They start a long journey pacing the supernatural territories of their filthy paradise.

After Blue (Dirty Paradise) is a futuristic fantasy, in a feminine world. A picaresque tale set on another planet, that of the imagination. An ode to cinema, an ode to actresses, a singular and universal adventure, borrowing from the western, from ancient tales and from science fiction.