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queer short / 03 maggio 2023

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In una Puglia contemporanea dalle tinte pastello, Marcel legge il libro che racconta della sua stessa storia: À la recherche du temps perdu. Legge di giovani e misteriose ragazze nella primavera delle loro vite ma soprattutto di Albertine, tra tutte la più misteriosa e inafferrabile, simbolo stesso di quel desiderio e di quell’amore che è tale proprio perché inarrivabile. Ma dietro al personaggio ossessivamente nominato da Proust, ormai è quasi certo che si celi Alfred Agostinelli, l’autista italiano di cui l’autore fu a lungo innamorato. Ha inizio così un gioco di rimandi in cui reale e immaginario, maschile e femminile si confondono, in cui i linguaggi (letterario e cinematografico) s’intersecano e quella che potrebbe apparire come una semplice storia d’amore estiva prende nuove, inaspettate forme, grazie alla trasformativa potenza queer della grande letteratura.


[eng]

In a pastel-shade contemporary Apulia, Marcel reads the book that tells his own story: À la recherche du temps perdu. He reads about young and mysterious girls but especially about Albertine, the most mysterious and elusive, the very symbol of desire and love, that is such precisely because of its elusiveness. But the one who is hiding behind the character obsessively named by Proust is by now almost certain that it is Alfred Agostinelli, the Italian chauffeur with whom the author was long in love. Thus begins a game of cross-references in which real and imaginary, masculine and feminine mingle, in which languages (literary and cinematic) intersect and what might appear to be a simple summer love story, thanks to the transformative queer power of great literature, takes on new, unexpected forms.

queer short / 03 maggio 2023

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Nella quieta oscurità della Londra suburbana, il fantasma di un bambino accende la miccia per una riflessione a posteriori sul rimosso della storia omosessuale all’inizio del Novecento in Inghilterra, fra caccia alle streghe e accuse infondate.

Un accostamento di animazione, filmati in pellicola, diapositive e pieghe autobiografiche per discutere l’alterità trascurata e nascosta dietro la patina borghese e capitalista delle famiglie e delle comunità, che diagnosticano invece di cercare di capire e concepiscono il coming out come una “morte metaforica”.


[eng]

In the quiet darkness of suburban London, the ghost of a child lights the fuse for a retrospective reflection on the repressed history of homosexuality at the beginning of 20th century in England, between witch haunting and unfounded accusations.

A juxtaposition of animation, analogue film, slides and autobiographic twists to discuss the neglected and hidden otherness behind the bourgeois and capitalist patina of families and communities, which diagnose instead of trying to understand and conceive the coming out as a “metaphorical death”.

queer short / 03 maggio 2023

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Al ritorno dall’ennesima notte insonne di balli sfrenati e droghe, Jordane trova a casa Chléo, la sua sorellina, in agitazione per una misteriosa assenza d'acqua. Rendendosi subito conto che il disagio sta colpendo l'intera città, Jordane affronta uno dei suoi peggiori incubi e si imbarca in un viaggio allucinato e folle tra le strade di Marsiglia per fermare la sete.

Un’epopea lisergica e apocalittica a suon di techno a metà tra il cinema tedesco post-muro e il cinema indie americano queer degli anni Duemila ma che al contempo esplicita l’urgenza tutta contemporanea del narrare la desertificazione imminente. Brutale, sfrenato ed esaltante anche nelle immagini che non danno tregua ed obbligano lo spettatore a seguire le protagoniste nella loro corsa a perdifiato: «Run, Jordane, run!»

 

[eng]

After another sleepless night of partying and getting high, Jordane finds Chléo home, her little sister, anxious about a strange water shortage. Quickly realizing that the lack of water is affecting the entire city, Jordane faces one of her worst nightmare and embarks on a crazy road trip on foot through the streets of Marseille to stop their thirst.

A lysergic, apocalyptic epic to the sound of techno halfway between «post-wall» German cinema and the queer American indie cinema of the 2000s, but at the same time making explicit the all-contemporary urgency of narrating current desertification. Brutal, unrestrained, and exciting even in the images that give no respite and compel the viewer to follow the protagonists in their headlong rush: «Run, Jordane, run!»

presenze / Laura Citarella / 03 maggio 2023

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Grazie a un concorso radiofonico, una ragazza vince una vacanza a Ostende, nella provincia di Buenos Aires. È bassa stagione e l’hotel che la ospita è quasi deserto. Tra un bagno al mare, l’ascolto di una canzone di Toquinho e l’attesa del fidanzato che dovrebbe raggiungerla, la ragazza inizia a prestare attenzione ad alcuni strani atteggiamenti degli ospiti: un anziano accompagnato da due giovani donne; i racconti strampalati di un ragazzo che lavora nel ristorante. L’arrivo del fidanzato interrompe solo momentaneamente le sue fantasie sulle storie misteriose degli ospiti che continuano ad intrigarla fino alla sua partenza. Flirtando sia con Hitchcock che con Rohmer da una prospettiva femminile, nel suo primo lungometraggio Laura Citarella esplora le affascinanti possibilità offerte dalla narrazione.

 

[eng]

Thanks to a radio contest, a girl wins a vacation in Ostende, in the Buenos Aires province. It is the low season and the hotel is almost empty. Between swimming in the sea, listening to a song by Toquinho and waiting for her boyfriend who is supposed to join her, the girl starts to pay attention to the strange attitudes of some guests: an old man accompanied by two young women, the crazy stories of a guy who works in the restaurant. The arrival of her boyfriend doesn’t interrupt her fantasies about the hidden stories of the guests which intrigue her until her departure. Flirting with both Hitchcock and Rohmer from a feminine perspective, in her first feature Laura Citarella explores the beguiling possibilities of storytelling.

retrovie italiane / 03 maggio 2023

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Quattro uomini si riuniscono in una villa isolata nei pressi di Parigi per celebrare il cibo, il sesso, l'amicizia e la morte. In tavola paté di fegato, cosce di cervo, petto di gelatina e crostata di natiche. È un banchetto che sa di vomito, merda, sesso e sudori. Tognazzi, Mastroianni, Piccoli e Noiret, accompagnati da Andréa Ferréol – angelo della morte al contempo vizioso e premuroso disposto a soddisfare i vuoti desideri di questi uomini che non hanno più voglia di vivere –, si abbandonano ai baccanali di Ferreri rimpinzandosi in quella che lo stesso regista definisce una "farsa fisiologica", nel suo esprimere un rifiuto categorico della società dei consumi, condannata a un’inevitabile autodistruzione. Un'opera radicale, un film indimenticabile, un’apocalisse gargantuesca in cui si mescolano morale fine e ingegnosa e lurida corruzione.

 

[eng]

Four men gather in a secluded mansion near Paris to celebrate food, sex, friendship and death. Liver pâté, venison legs, jelly breast and buttock tart are on the table. It's a binge which tastes like vomit, shit, sex and sweats. Tognazzi, Mastroianni, Piccoli and Noiret, together with Andréa Ferréol – an angel of death at once vicious and caring, eager to satisfy the hollow desires of these men who no longer have the will to live –, succumb in Ferreri's bacchanalia gorging themselves in what the director himself calls a "physiological farce”, in its expression of a categorical rejection of the consumer society, condemned to inevitable self-destruction. A radical work, a cult, a gargantuan apocalypse in which fine and ingenious morals as well as lurid corruption are mixed.

premio Nino Gennaro / 03 maggio 2023

Eclettica e visionaria, B. Ruby Rich è una delle figure più influenti e innovative nel campo degli studi cinematografici, con particolare riguardo al cinema indipendente, latinoamericano, femminista e queer. Intersecando pratica politica e attivismo, con un posizionamento sempre divergente rispetto al mainstream, ha sempre sostenuto il lavoro di registe e comunità minorizzate. Tutti i festival che si occupano di cinema lgbtqi+ e di cultura non omologata le sono debitrici per aver coniato nel 1992 la fortunata espressione New Queer Cinema. Per questa ed altre ragioni il Sicilia Queer filmfest ha deciso di assegnarle il Premio Nino Gennaro 2023.

 

 
LE MOTIVAZIONI

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Eclettica e visionaria, B. Ruby Rich è da anni una delle figure più influenti e innovative nel campo degli studi cinematografici, in particolare per quanto riguarda il cinema indipendente, latino-americano, documentario, femminista e queer. Intersecando critica cinematografica femminista, pratica politica e attivismo, ha dato vita a quella che lei stessa ha definito una curatorial advocation, sempre divergente rispetto al mainstream, seguendo e sostenendo con le sue analisi il lavoro delle registe. Nei primi anni Settanta è entrata a far parte del Gene Siskel Film Center di Chicago come curatrice e co-organizzato un festival di cinema delle donne che divenne subito un punto di riferimento. Il suo primo libro, Chick Flicks. Theories and Memories of the Feminist Film Movement, riflette su quegli anni e sul decennio successivo. Ha combattuto per dare attenzione al cinema latino-americano degli anni Settanta e finanziato registe e registi di comunità minorizzate nei dieci anni in cui ha curato il programma di cinema per il New York State Council for the Arts. Ha poi legato indissolubilmente il suo nome al New Queer Cinema, fortunatissima espressione coniata in un articolo uscito sul Village Voice nel 1992, verso cui sono debitori tutti i festival che oggi si occupano di cinema lgbtqi+ e di cultura non omologata. A partire da una prospettiva critica e personale sul cinema, B. Ruby Rich ha sempre messo in relazione nei suoi studi le forme cinematografiche con i contesti storici, sociali e culturali in cui sono nate, mescolando con grande efficacia analisi teoriche e ricordi personali, raccontando le sue esperienze come spettatrice, critica e attivista e delineando così una sorta di contro-canone del cinema delle donne che prende le distanze dalla critica cinematografica di stampo psicoanalitico. Nel suo testo fondamentale del 2013, New Queer Cinema: The Director's Cut, Rich ha affrontato la straordinaria convergenza tra il cinema indipendente e il lavoro di alcuni registi e registe queer – Gus Van Sant, Todd Haynes, Derek Jarman, Isaac Julien, Rose Troche, Cheryl Dunye – tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta. Per l’autrice si trattava di una filmografia composita e non condizionata da un’unica estetica e che affrontava temi sociali con grande forza e audacia – era il tempo della diffusione dell’AIDS – e sfidava le nozioni consolidate secondo le quali la legittimazione lgbt poteva avvenire solo attraverso l'assimilazione nella società eterosessuale mainstream. Ecco perché Rich definiva il New Queer Cinema non come un genere o un movimento, ma come un momento storico in cui una generazione di cineasti ha trovato la voce per articolare le proprie esperienze e visioni in modo radicale e innovativo. Oggi direttrice di una rivista di prestigio come Film Quarterly, le sue collaborazioni accostano alle riviste accademiche i quotidiani e settimanali a larga diffusione. Nel 2017 il Barbican Theater di Londra le ha dedicato la serie “Essere Ruby Rich”, organizzata dal Cinema des Femmes con il Birkbeck College. Fa parte dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences dal 2018, è professoressa emerita di Film & Digital Media e Social Documentation alla University of California, Santa Cruz ed ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per la sua carriera, ingiustamente poco nota in Italia. Vive oggi tra San Francisco e Parigi. È quindi con estrema gioia e riconoscenza che abbiamo deciso di conferire il premio Nino Gennaro a B. Ruby Rich, intendendo sottolineare con ciò la comune visionarietà che ben coniuga pratica culturale e impegno sociale verso comunità marginalizzate e soggettività non allineate. Oltre ogni recinto identitario, B. Ruby Rich e il premio Nino Gennaro condividono una propensione indomita alla ricerca e alla sperimentazione di nuovi modi di interpretare la società attraverso una posizione di alterità e differenza che è per noi una lente di osservazione estremamente feconda.


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Eclectic and visionary, B. Ruby Rich has been for years one of the most influential and innovative figures in Film Studies, focusing especially on to independent, Latin American, documentary, feminist, and queer cinema. Combining feminist film criticism and political activism, she has created what she refers to curatorial advocation, a diverging thinking approach to mainstream culture, and followed and supported with her analysis the work of women filmmakers. In the early 1970s, Rich joined the Chicago-based Gene Siskel Film Center as a curator and co-organized a landmark women's film festival. Her first book, Chick Flicks: Theories and Memories of the Feminist Film Movement, reflects on those years and the decade that followed. She also fought for the recognition of Latin American cinema, and helped fund filmmakers from minority communities through her decade running the film program for the New York State Council for the Arts. Her name is inextricably linked to New Queer Cinema, a felicitous expression she coined in a Village Voice article in 1992, and to which all LGBTQI+ film festivals and counterculture are indebted today. Starting from a critical and personal take on cinema, B. Ruby Rich has always reconnected film forms to their original historical, social, and cultural contexts, mixing theoretical analysis and personal recollections with great effectiveness. In her writings, she has recounted her experiences as a spectator, critic, and activist, thus outlining a sort of counter-canon of women's cinema that differs from psychoanalytically oriented film criticism. In her seminal 2013 book, New Queer Cinema: The Director's Cut, Rich addressed the extraordinary convergence between independent cinema and the work of a number of queer directors – Gus Van Sant, Todd Haynes, Derek Jarman, Isaac Julien, Rose Troche, Cheryl Dunye – in the late 1980s and early 1990s. Rich saw this corpus as a composite filmography not dominated by a single aesthetic, which tackled social issues with great strength and audacity  – it was the time of the spread of AIDS – and challenged established notions according to which lgbt legitimization could only come about through assimilation into mainstream heterosexual society. Accordingly, Rich defined New Queer Cinema not as a genre or movement, but as a historical moment in which a generation of filmmakers found the voice to express their experience and visions in a radical and innovative way. Today, serving as the editor of a prestigious magazine such as Film Quarterly, her contributions appear in scholarly journals as well as in widely circulated newspapers and weeklies. In 2017, she was feted at the Barbican Theater in London with the series “Being Ruby Rich,” organized by the Cinema des Femmes together with Birkbeck College. She has been a member of the Academy of Motion Picture Arts and Sciences since 2018 in the Documentary Branch and also involved in its International section, is professor emerita of Film & Digital Media and Social Documentation at the University of California, Santa Cruz, and has received numerous awards and recognitions for her career, unjustly still little known in Italy. She lives between San Francisco and Paris. It is therefore with great joy and gratitude that we have decided to present the Nino Gennaro Award to B. Ruby Rich, thereby intending to emphasize their shared visionary approach that combines cultural practice and social commitment towards marginalized communities and non-aligned subjectivities. Beyond any identity fence, B. Ruby Rich and the Nino Gennaro Award share an indomitable propensity to research and experiment with new ways of interpreting society through a position of otherness and difference that is for us an extremely productive lens of inquiry.

 

presenze / Laura Citarella / 02 maggio 2023

Laura Citarella terrà una masterclass aperta al pubblico presso il Centro sperimentale di Cinematografia - sede Sicilia in occasione della sua retrospettiva integrale al Sicilia Queer filmfest 2023.
In dialogo con registe e registi, critici cinematografici e selezionatori presenti a Palermo per il festival, la masterclass sarà un momento di analisi del cinema di Laura Citarella e del metodo del Pampero Cine  pensato per gli studenti della scuola di cinema palermitana e per tutte le persone che, a partire dalla proiezione di La flor di Mariano Llinás e poi da quelle dei film di Laura Citarella, vorranno saperne di più di questo gruppo di cineasti indipendenti che dall'Argentina stanno conquistando tutto il mondo.

 

El Pampero Cine è un'esperienza di produzione collettiva e indipendente che da venti anni scrive, dirige, produce film in Argentina. I suoi esponenti hanno costruito un metodo di lavoro orizzontale che li vede partecipare in vesti diverse ai reciproci film, provando a sperimentare tra i generi cinematografici e a costruire forme di lavoro creative e solidali. La flor è forse il più celebre dei film prodotti da El Pampero Cine, che vanta partecipazioni e premi nei più importanti festival di tutto il mondo con film di ognuno dei quattro partecipanti, come La mujer de los perros, Castro, Historias extraordinarias, La vendedora de fósforos. 

panorama queer / 02 maggio 2023

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Una sera d’estate del 1966, a San Francisco, nel quartiere Tenderloin – dal vocabolario “distretto noto per vizi e corruzione” – si accende, con la rabbia queer collettiva, la rivolta delle “screaming queens”. Drag queen, female impersonator, persone transgender e quella che oggi chiameremmo comunità LGBTQIA+ rivendicano un proprio spazio all’interno della Compton’s Cafeteria, punto di ritrovo e riferimento. In un “no” di cui sentiamo ancora l’eco, corpi ed esperienze queer reclamano riconoscimento da parte di un’alterità normativa, spesso violenta, rappresentata dai poliziotti e dal proprietario del locale. Stryker e Silverman, attraverso archivi privati e non, interviste e studi sul luogo, ricostruiscono un evento sommerso della storia statunitense, una rivolta dall’effetto valanga sulla coscienza e le lotte LGBTQIA+.

 

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One summer evening in 1966, in San Francisco's neighborhood of Tenderloin – from the vocabulary "district known for vice and corruption" – the collective queer rage ignited the "screaming queens" revolt. Drag queens, female impersonators, transgender people and from what we would now call the LGBTQIA+ community are claiming their own space within Compton's Cafeteria, a meeting place and landmark. In a "no" whose echoes we still hear, queer bodies and experiences claim recognition from a normative, often violent otherness represented by the cops and the café owner. Stryker and Silverman, through private and non-private archives, interviews and site studies, reconstruct a submerged event in U.S. history, a riot with a snowball effect on LGBTQIA+ consciousness and struggles.

panorama queer / 02 maggio 2023

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A Parigi, il regista tedesco Tomas intreccia una storia di sesso con la giovane francese Agathe, portando alle estreme conseguenze il rapporto critico e problematico con il marito inglese Martin. Rimbalzando fra l’uno e l’altra, Tomas dovrà fare i conti con le sue colpe e le sue indecisioni.

Un film sui passaggi e le trasformazioni, fra le relazioni e fra le persone; una coreografia di corpi e di desideri per tracciare la diseducazione sentimentale di Tomas (interpretato dal celebre Franz Rogowski), che vorrebbe fare il regista dei propri partner (Ben Whishaw e Adèle Exarchopoulos) e della sua vita ma è destinato a scontrarsi con lo sguardo altrui. Parigi diventa il contenitore di un incrocio di lingue e di storie d’amore, accogliendo una nuova inedita miscela di dramma fassbinderiano e brillante indagine sui sentimenti degna della Nouvelle Vague.


[eng]

In Paris, the German director Tomas starts a sexual relationship with the young French Agathe, bringing his critical and problematic wedding with his English husband Martin to the verge of collapse. Bouncing between both of his lovers, Tomas will have to face his faults and his uncertainties.

A movie about passages and transformations, among bonds and people; a choreography of bodies and desires to draw the sentimental miseducation of Tomas (played by the famous Franz Rogowski), who would like to be the director of his partners (Ben Whishaw and Adèle Exarchopoulos) and of his life but is destined to crash against the other’s gazes. Paris becomes the location of an intertwining of languages and love stories, welcoming an original mix of Fassbinder-like drama and brilliant study of feelings worth of the classic Nouvelle Vague.

arti visive / 02 maggio 2023

Haus der Kunst / Cantieri Culturali alla Zisa
29 aprile - 10 giugno 2023
opening: 29 aprile, 18.00
orari: giovedì - sabato, ore 16.00 - 19.00
su appuntamento; nei giorni del festival: 18.00 - 21.00
ingresso libero


Artiste tedesche, italiane e spagnole si incontrano nello spazio dell’Haus der Kunst presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo per instaurare un dialogo oltre i confini: la possibilità di creare innumerevoli connessioni è l’impulso che dà vita a questo progetto di scambio. Immagini plastiche e spaziali condensano diversi approcci estetici e concettuali, tendendo il discorso artistico al suo estremo, oltre il confine. Fotografia, scultura, pittura, installazioni, performance che tematizzano la frontiera come rappresentazione culturale e come confine formale tra i diversi medium. La mostra si pone come il risultato visibile e invisibile delle relazioni e degli incroci tra le artiste, i loro linguaggi e trasformando lo spazio in una piattaforma per la produzione interdisciplinare capace di generare nuove forme di scambio partecipativo.
Con opere di María Alcázar, Tine Bay Lührssen, Nina Brauhauser, Marta Colombo, Carola Eggeling, Serena Fanara, Carla Altea Guida, Blanca Matías, Rossella Palazzolo, Francesca Polizzi.

 

 

arti visive / 02 maggio 2023

Instituto Cervantes Palermo / Chiesa S. Eulalia dei Catalani 
25 maggio - 14 luglio 2023
opening: mercoledì 24 maggio 2023, ore 18.30
orari: lunedì - giovedì, ore 9.00 - 13.00; venerdì: ore 9.00 - 15.00; il pomeriggio su appuntamento;
dal 18 giugno: lunedì - venerdì, ore 9.00 - 15.00
ingresso libero


L'obiettivo di questa mostra è quello di far conoscere la vita e l'arte di Pepe Espaliú (1955-1993) utilizzando una documentazione variegata proveniente da diversi archivi e che consiste in riproduzioni fotografiche e video di alcune sue opere d'arte (sculture, dipinti, disegni), di performance, di articoli di stampa sui suoi progetti e sulle sue mostre nonché di ritratti dello stesso Espaliú nel corso della sua carriera. La mostra si articola in tre sezioni: “Gli inizi", “Ancora sull'identità” e “Metafore di un corpo ferito”. Nella prima sezione si esplorano i primi progetti di Espaliú nella Barcellona degli anni Settanta; nella seconda, attraverso la rappresentazione del volto e della maschera, l'artista cerca il senso della propria esistenza e del desiderio sessuale; nella terza, Espaliú trasforma l'abisso dell'AIDS in un messaggio di solidarietà nei confronti dei malati e degli esclusi.

 

MERCOLEDÌ 24 MAGGIO 2023 / ore 18.30

OCULTACIONES/REVELACIONES.
Pulsión, cuerpo e identidad homosexual en la obra de Pepe Espaliú (1955-1993)
conferenza di Juan Vicente Aliaga

Juan Vicente Aliaga, critico d’arte, professore della Universitat Politecnica di Valencia e curatore della mostra Appunti per una biografia. Pepe Espaliú attraverso gli archivi, inaugura la mostra presso l’Instituto Cervantes con una conferenza sull’opera dell’artista spagnolo Pepe Espaliú nel trentennale della morte.



letterature queer / 02 maggio 2023

È possibile tracciare una mappa di ciò che oggi definiamo “transgender” se il termine stesso è mutevole e non si lascia categorizzare? Cosa significa evocare identità storicamente sommerse? Vuol dire attraversare i confini disciplinari, tra politica, filosofia, arti e cultura, guardare ciò che è assente, abbracciare una moltitudine di esperienze, corpi e prospettive. È ciò che accade in Storia transgender, saggio in cui trovano voce la rabbia di Sylvia Rivera, militante trans esclusa dal palco del Christopher Street Day del 1973, i moti della Compton’s Cafeteria, le sex wars. Collettiva e individuale, nella scrittura di Susan Stryker s’intesse il complesso rapporto tra identità e orientamento sessuale, transgenderismo e comunità scientifica, non conformità di genere e l’attenzione che i media le hanno destinato. Perché dialogare col passato non assume sempre sfumature nostalgiche e può divenire, invece, un caleidoscopio con cui osservare il reale e trasformarlo.

 

 

Susan Stryker
Storia Transgender

prefazione di Antonia Caruso
a cura di Gruppo Ippolita
traduzione di Laura Fontanella e Marta Palvarini

Luiss University Press
2023

 

 

letterature queer / 02 maggio 2023

Interprete di pensieri e modalità̀ esistenziali non omologate, il cinema queer contemporaneo riparte dal desiderio e rielabora le tematiche LGBTQI+ con modalità linguistiche e discorsive nuove, innovando estetiche e sensibilità e proponendosi come una cornice cinematografica all’interno della quale liberarsi delle etichette. In occasione dei dieci anni dalla nascita del Sicilia Queer filmfest, il volume curato da Andrea Inzerillo mappa per la prima volta in una ricerca di ampio respiro il cinema queer europeo dal 2000 al 2020, proponendosi come un racconto originale e prezioso di un segmento importante della cinematografia del nuovo millennio. Con saggi di António Fernando Cascais, Dietmar Schwärzler, Marios Psaras, Jan Künemund, Skadi Loist, Cüneyt Çakirlar, Gary Needham, Nuria Cubas, Didier Roth-Bettoni, Pier Maria Bocchi.


Atlante del Cinema Queer Contemporaneo
Europa 2000-2020

a cura di Andrea Inzerillo

Meltemi
Milano 2023

 

 

extra / 02 maggio 2023

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Lucy Liyou presenta un concerto per pianoforte, voce ed elettronica. Al centro della sua performance, che conclude il suo primo tour europeo, è il materiale del nuovo album Dog Dreams. Tra pennellate impressioniste e abrasioni elettroniche, lə musicistə dipinge un paesaggio sonoro mercuriale dove si stagliano intime meditazioni su memoria, sopravvivenza, e desideri al di sotto della soglia dell'espressione. 

[eng]

Lucy Liyou presents a concert for piano, voice and electronics. At the center of their performance, which concludes their first European tour, is the material from their new album Dog Dreams. With Impressionistic brushes and electronic abrasions, the musician paints a mercurial soundscape on which stand out intimate mediations on memory, survival, and desires below the threshold of expression.  

 

Dog Dreams > bandcamp https://lucyliyou.bandcamp.com/album/dog-dreams

 

 

Questo concerto è un progetto di Cripta747, Fondazione Studio Rizoma e Sicilia Queer filmfest, a cura di Mattia Capelletti, Studio Rizoma fellow e parte della The Listeners review. Realizzato con il contributo del Minsitero della Cultura.

This concert is a project of Cripta747, Fondazione Studio Rizoma and Sicilia Queer filmfest, curated by Mattia Capelletti, Studio Rizoma fellow, and part of The Listeners review. Realised with the contribution of the Ministry of Culture.

 

 

extra / 02 maggio 2023

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Infinite fantasticherie o traslucide allucinazioni, ritmo calmo e costante, spettrale ma innegabilmente presente: questo è Suono In Un Tempo Trasfigurato, il debutto di Bono/Burattini per Maple Death. Un disco che interseca wave sperimentale, groove alieni, elettronica contemporanea e fantascienza futuristica. La loro miscela di elettronica analogica e impulsi organici li colloca in un tempo fuori dal comune in cui la danza rimane l'unico rituale costante.
Ispirato da tre film della direttrice della fotografia d'avanguardia Maya Deren (At Land, Ritual in Transfigured Time e A study in Choreography for Camera), Francesca Bono (cantante, performer, fondatrice di Ofeliadorme e membro del collettivo Donnacirco) e Vittoria Burattini (percussionista, poliedrica batterista e membro dell'influente gruppo avant-rock italiano Massimo Volume) hanno creato una densa raccolta di canzoni ipnotiche e travolgenti, basate sull'uso esclusivo del sintetizzatore Juno 60 e del suono pulsante lineare organico di una batteria.

Francesca Bono: «Ho capito quasi subito cosa volevo realizzare, mi sono bastati pochi fotogrammi, ho immediatamente preso degli appunti sonori e pensato che la mia amica Vittoria Burattini sarebbe stata una perfetta partner in crime per creare un suono onirico e surreale. Abbiamo confidenza e c’è stima reciproca. Volevo cioè rendere omaggio a Deren, artista straordinaria che ha ispirato alcuni dei miei registi preferiti, insieme a un’altra musicista che ammiro e con cui condivido un certo tipo di poetica. Cercavo un sabba sensoriale, un’immersione nell’ossessivo. Volevo che fosse chiaro un messaggio: Donne che creano».

 

[eng]

Endless reveries or translucent hallucinations, calm and steady rhythm, ghostly but undeniably present: this is Sound In A Transfigured Time, Bono/Burattini's debut for Maple Death. A record that intersects experimental wave, alien grooves, contemporary electronics and futuristic science fiction. Their blend of analog electronics and organic pulses places them in an offbeat time in which dance remains the only constant ritual. 
Inspired by three films by avant-garde cinematographer Maya Deren (At Land, Ritual in Transfigured Time and A study in Choreography for Camera), Francesca Bono (singer, performer, founder of Ofeliadorme and member of the Donnacirco collective) and Vittoria Burattini (percussionist, multifaceted drummer and member of the influential Italian avant-rock group Massimo Volume) have created a dense collection of hypnotic and overwhelming songs based on the exclusive use of the Juno 60 synthesizer and the pulsating linear organic sound of a drum kit.

Francesca Bono: «I knew almost immediately what I wanted to accomplish, I only needed a few frames, immediately took sound notes, and thought my friend Vittoria Burattini would be a perfect partner in crime to create a dreamlike, surreal sound. We have confidence and mutual esteem. That is, I wanted to pay homage to Deren, an extraordinary artist who has inspired some of my favorite directors, along with another musician I admire and with whom I share a certain kind of poetics. I was looking for a sensory sabbath, an immersion in the obsessive. I wanted a message to be clear: Women who create».


Il 25 maggio, in occasione del SICILIA QUEER filmfest, si esibiranno alle 19.30 presso il Cinema De Seta in un concerto curato in collaborazione con Ypsigrock Festival.

ingresso 7€ 

ingresso concerto + film d'apertura: 12€

extra / 02 maggio 2023

[ita]

Nella mia pancia un fiore
che a volte non vedo
che fa bene
che fa male;
che fa male
che fa bene

“Mondo” significa terra, ma anche il gioco della ‘campana’ ed è l’opposto di immondo. 
Scelto d’istinto, questo titolo abbraccia il groviglio di aspetti che tocca il mio attuale lavoro.
Questa ricerca muove – in un secondo inizio – dall’osservazione di ciò che definirei la supremazia del risultato. 
La nostra smania di compimento, di un culmine delle nostre biografie, il nostro desiderio di una narrazione accurata che possa valere per sempre, che possa dirci chi siamo una volta per tutte. 
Non importa quante volte ci sia già successo di sperarci, noi continuiamo comunque a credere che in qualche luogo e modo potremo essere qualcosa per sempre. 
Inseguiamo noi stessi nelle nostre foto, nei nostri curriculum, nei nostri profili, in qualunque cosa possa offrirci una versione compiuta di noi stessi. Collezioniamo immagini, istanti, punti d’arrivo, risultati, sperando che una cronaca dettagliata dei nostri svariati sé possa fornirci maggiore verità. 
Il nostro desiderio inconfessato di essere cose.

Poi c’è il respiro.
Quell’atto continuo e implacabile che ci accompagna per tutta la vita.
La trama infinita dietro tutti i nostri istanti e frammenti, senza altro fine se non il semplice e mero fatto di tenerci in vita. 
La vita è una traccia irriproducibile e simultanea ai nostri passi e respiri. 
La nostra sola possibilità di essere è continuare a essere, continuare a respirare e camminare, senza mai “cessare di scolpire la nostra statua interiore”. Il nostro miglior capolavoro, per sempre incompiuto. 
‘Mondo’ significa questo per me. 
La resistenza di un bambino che gioca a campana in un cortile. La purezza mai definitiva che emerge dall’atto continuo di scolpirsi. 
La “totalità dei fatti e non delle cose”.

 

[eng]

In my belly a flower
that sometimes I do not see
that makes me feel good
that makes me feel bad
that makes me feel bad
that makes me feel good

“Mondo” means world, but it means also hopscotch – the game – and it is the opposite of immondo, ‘unclean’. Chosen quite instinctively, this title embraces the tangle of aspects of my current work. 
This research starts from the observation of what I would define the supremacy of result. 
Our mania for an accomplishment, an apex of our personal biographies, our longing for a thorough self-narration that might be valid forever, that might tell us who we are once and for all. 
No matter how many times it has already happened, we keep believing that somewhere or somehow we can beforever. 
We are in search of ourselves among our pictures, our cvs, our social profiles, in whatever may dis- play an achieved version of us. 
We collect fixed images, instants, endpoints, results, hoping that a chronicle of our several selves might provide us with more truth. 
Our unconfessed desire to become things.

Then, there is breath.

The relentless, continuous action that accompanies us along our whole life. The invisible web of all our instants and fragments of self, with no other goal than the simple, bare fact of keeping us alive. 

Life is the simultaneous and unportrayable trace of our steps and breaths. 
Our only possible way of being is to keep being, to keep breathing and walking and ‘never stopping sculpting our own statue’. Our ever-incomplete masterpiece. 
‘Mondo’ means this to me. 
The resistance of a child playing hopscotch in the courtyard. 
The never-definitive pureness that comes out from the continuous act of sculpting. 
The ‘totality of facts, not of things”.

 

 

ingresso libero fino a esaurimento posti

 

 

carte postale à Serge Daney / 02 maggio 2023

[ita]
L’impenitente dongiovanni Bob Merrick è un giovane ricco e arrogante, e la sua imprudenza causa indirettamente una doppia tragedia: la morte di un medico molto amato, il dottor Phillips, e la perdita della vista per Helen, la vedova del dottore. Per riuscire a riparare ai suoi errori, Bob decide di modificare la sua vita e seguire il modello del medico, innamorandosi di Helen e facendo di tutto per salvarla. Sirk definisce il romanzo da cui il film è tratto «un misto di kitsch, follia e trash», ma è anche convinto che sia necessario amare e nello stesso tempo detestare una storia per tirarne fuori qualcosa di buono, e che ci sia «una distanza piccolissima che separa la grande arte dalla spazzatura». Il film fece subito molto clamore diventando il più grande successo della Universal per molti anni, tanto da imporre subito un nuovo progetto come Secondo amore interpretato dallo stesso cast.
Tra i melodrammi più celebri di Sirk, caratterizzato da «un’ironia euripidea», Magnifica ossessione è incentrato su alcuni dei grandi temi cari al regista: la cecità e il destino, la cura e la redenzione.

[eng]
The unrepentant womanizer Bob Merrick is a rich and arrogant young man, and his recklessness indirectly causes a double tragedy: the death of a beloved doctor, Dr. Phillips, and the loss of sight for Helen, the doctor's widow. In order to succeed in making amends for his mistakes, Bob decides to change his life and follow the doctor's path, falling in love with Helen and doing everything he can to save her. Sirk calls the novel on which the film is based 'a mixture of kitsch and craziness and trashiness', but he is also convinced that it is necessary to love and at the same time detest a story in order to get something good out of it, and that there is 'a very short distance between high art and trash'. The film immediately caused a sensation and became Universal's biggest success for many years, so much so that it immediately forced a new project as All That Heaven Allows starring the same cast.
Among Sirk's most celebrated melodramas, characterized by an Euripidean irony, Magnificent Obsession focuses on some of the great themes dear to the director: blindness and fate, cure and redemption.

eterotopie / 01 maggio 2023

[ita]

Lettre à ma sœur racconta la storia dell'assassinio di Nabila Djahnine, sorella della regista e presidentessa dell'associazione "Thighri N'tmettouth" (Grido di donna), assassinata il 15 febbraio 1995 a Tizi-Ouzou, una cittadina della Cabilia a cento chilometri da Algeri. Nel 1994 Nabila scrisse una lettera alla sorella per raccontarle dell'escalation di violenza, della repressione, degli assassinii, delle magre speranze e del suo sgomento per l’impossibilità ad agire, vissuta durante quegli anni di piombo. Dieci anni dopo l'assassinio di Nabila, la regista ritorna in quei luoghi per girare un film, raccontare l’accaduto e osservare le trasformazioni della città e della sua gente, nel tentativo di capire le ragioni per le quali il dialogo sia di fatto diventato impossibile e sembri rimasto spazio soltanto per l’omicidio e il massacro.

[eng]

Lettre à ma sœur tells the story of the assassination of Nabila Djahnine, sister of the filmmaker and president of the association "Thighri N'tmettouth" (Cry of a Woman), who was murdered on February 15, 1995, in Tizi-Ouzou, a small town in Kabylia, a hundred kilometers from Algiers. In 1994, Nabila wrote a letter to her sister telling her about the escalation of violence, repression, assassinations, meager hopes, and her dismay at the inability to act, experienced during those years of lead. Ten years after Nabila's assassination, the filmmaker returns to those places to make a film, to tell what happened and to observe the transformations of the city and its people, in an attempt to understand the reasons why dialogue has in fact become impossible and there seems to be room left only for murder and massacre.

eterotopie / 01 maggio 2023

[ita]

Due femministe conosciutesi durante l'Hirak – proteste algerine contro la candidatura per il quinto mandato del presidente Bouteflika che hanno avuto luogo nel 2019-2020, note altresì come “primavera algerina” o “rivoluzione del sorriso” per via della sua forte matrice pacifista – rievocano i momenti vissuti insieme e ricontestualizzano le tappe che hanno condotto alla creazione della "piazza femminista" nel corso delle manifestazioni svoltesi ad Algeri. Perché c’è un passato di resistenza femminista che esiste nel tempo, che lo attraversa, e di cui bisogna fare tesoro, ma c’è soprattutto un presente in cui questi ideali devono sempre reincarnarsi, unendo persone che, prima di quel momento, non si erano mai davvero conosciute. Solo l’incontro permetterà di immaginare il futuro con il sorriso sospeso di chi non può permettersi di cedere alla disperazione.


[eng]

Two feminists who met during the Hirak – Algerian protests against Bouteflika's candidacy for a fifth presidential term that took place in 2019-2020, also known as the "Algerian Spring" or the "Revolution of Smiles" because of its strong pacifist roots – recall the moments they experienced together and recontextualize the stages that led to the creation of the "feminist square" during the demonstrations held in Algiers. For there is a past of feminist resistance that exists in time, which runs through it, and that must be treasured, but there is above all a present in which these ideals must always be reincarnated, uniting people who, before that moment, had never really known each other. Only the meeting will make it possible to imagine the future with the suspended smile of those who cannot afford to give in to despair.

eterotopie / 01 maggio 2023

[ita]

Drifa Mezenner filma il peso dell'assenza del fratello Sofiane che nel 1992 ha lasciato illegalmente l'Algeria per l'Inghilterra. Racconta l’Algeria, un presente stagnante e un passato rimosso a ogni costo, nell’illusione di potere così andare avanti, esponendosi invece al rischio di commettere di nuovo gli stessi errori. E racconta altresì l'assenza, le due forme differenti di esilio: quello esteriorizzato del fratello che da trent’anni è lontano, e quello interiore di chi è rimasto ad aspettare, a osservare i più giovani perdere la fiducia e fuggire. Due forme di esilio che parlano di un paese mancante e che potrà tornare pienamente a esistere soltanto quando gli algerini non saranno più costretti ad abbandonarlo.


[eng]

Drifa Mezenner films the weight of the absence of his brother Sofiane, who illegally left Algeria for England in 1992. He recounts Algeria, a stagnant present and a past that is forcefully removed, under the illusion of thus being able to move forward, instead exposing to the risk of making the same mistakes again. And it also recounts absence, the two different forms of exile: the externalized one of the brother who has been away for thirty years, and the inner one of those left waiting, watching the younger ones lose faith and flee. Two forms of exile that speak of a missing country which can come into a fuller existence again only when Algerians will no longer be forced to leave.