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anteprime queer / 15 maggio 2024

[ita]
Pianti isterici interrotti, porte che si aprono, film che iniziano e film che finiscono, botti che rotolano e uomini che corrono, azioni ripetute, battute spezzate, ricontestualizzate, ricucite, movimenti accostati, ammiccamenti, epiche western e gangster che finiscono.
Il montaggio dadaista di Alberto Grifi e Gianfranco Baruchello demistifica l’immaginario hollywoodiano e allo stesso tempo riarrangia il potenziale del montaggio. Il loro blob interroga lo statuto ontologico delle immagini in movimento, tra attrazioni e repulsioni, trasformando il monolitico carisma del cinema americano (per esempio di Samuel Fuller) in uno terreno strabordante di possibilità, promiscuo e, in qualche modo, privo degli artifici originali.

[eng]
Hysterical crying interrupted, doors opening, films starting and films ending, barrels rolling and men running, repeated actions, broken dialogue lines, recontextualised, stitched together, juxtaposed movements, winks, western and gangster epics ending.
The Dadaist editing of Alberto Grifi and Gianfranco Baruchello demystifies the Hollywood imagination and at the same time rearranges the potential of editing. Their blob questions the ontological status of moving images, between attractions and repulsions, transforming the monolithic charisma of American cinema (for example Samuel Fuller) into a terrain overflowing with possibilities, promiscuous and, in some ways, devoid of original artifices.

anteprime queer / 14 maggio 2024

[ita]
Quella di progettare relazioni artificiali tra elementi trovati o rubati è una tecnica che cerca di problematizzare il found footage. Credere a tutto narra di case ed esseri viventi e si è sviluppando intrecciando foto antiche, un testo, la sequenza di un film e riprese video originali. Materiali che prendono tempo, spazio e nuovi significati all’interno della visione espansa dei cosiddetti “spettatori”.
Una sessione di musica techno mentre sedute spiritiche e panoramiche su case derelitte ci interrogano su cosa vediamo e su cosa non possiamo vedere.

[eng]
Designing artificial relationships between found or stolen elements is a technique that seeks to discuss found footage. Credere a tutto tells about houses and living beings and has developed by intertwining ancient photos, a text, a film sequence and original video footage. Materials that take on time, space and new meanings within the expanded vision of the so-called “spectators”.
A techno music session while séances and panoramic views of derelict houses question us about what we see and what we cannot see.

anteprime queer / 14 maggio 2024

[ita]
Raccontare il genocidio di Gaza con altre immagini e con altre parole è possibile.
Il ritrovamento di alcune diapositive in un liceo di Catania è il punto di partenza per analizzare l'origine dell'occupazione militare di Gaza da parte di Israele ricorrendo all'etimologia delle parole usate per descrivere cosa significhino espressioni come "terrorista" o "occupazione militare", mentre i disegni di Amos, bambino israeliano che ritrae l'amica immaginaria Anya sotto lo sguardo preoccupato della babysitter May Golan, dimostra che la maggior parte delle storie dell'orrore ha radici profonde nella quotidianità. Invenzione e humour nero cercano di superare la realtà (negata) di un’apartheid e di un genocidio normalizzato, esposto e contemporaneamente rimosso.

[eng]
Talking about the story of the Gaza genocide with other images and other words is possible.
The discovery of some slides in a high school in Catania is the starting point for analyzing the origins of Israel's military occupation of Gaza by resorting to the etymology of the words used to describe what expressions like "terrorist" or "military occupation" mean, while the drawings of Amos, an Israeli child who portrays his imaginary friend Anya under the worried gaze of the babysitter May Golan, point out that most horror stories have deep roots in everyday life. Invention and black humor try to overcome the (denied) reality of an apartheid and a normalized genocide, exposed and simultaneously removed.

anteprime queer / 14 maggio 2024

[ita]
Testimonianze di giovani donne, la gelosia dei loro ragazzi, l’indifferenza dei loro padri, l’intransigenza degli stereotipi che le attraversano.
10 episodi di una web-series sperimentale sul sessismo e sulla violenza di genere, nata subito dopo lo stupro di Palermo del luglio 2023 nel tentativo di costruire una contro-narrazione che demistifichi le mitologie machistiche e misogine dei media e dei collettivi, sullo sfondo di considerazioni antropologiche sugli “uomini che odiano le donne”. Disturbante, percussiva e martellante come tutte le opere di canecapovolto, un luogo in cui penetrare il problema ed estrarne le radici per una maggiore comprensione delle cose. La serie è senza copyright, può essere liberamente ricondivisa da chiunque.

[eng]
Testimonies of young women, the jealousy of their boyfriends, the indifference of their fathers, the intransigence of the stereotypes that pass through them.
10 episodes of an experimental web-series on sexism and gender violence, born immediately after the rape in Palermo in July 2023 in an attempt to build a counter-narrative that demystifies the macho and misogynistic mythologies of the media and the collectives, against the backdrop of anthropological considerations on “men who hate women”. Disturbing, percussive and pounding like all the works by canecapovolto, a place in which to penetrate the problem and extract its roots for a greater understanding of things. The series is copyright-free, it can be freely reshared by anyone.

anteprime queer / 14 maggio 2024

[ita]
Il 7 aprile 2006 Alberto Grifi, poco più di un anno prima della sua scomparsa, rilascia l’ultima intervista a Roberto Silvestri e canecapovolto. Ne emerge il ritratto di un cineasta underground che si muove sempre con il duplice obiettivo di tenere insieme la ricerca scientifica e artistica e il cui cinema, influenzato dal metodo di Grotowski, è fatto da persone il cui obiettivo è capire com'è fatta la vita interpretando ruoli che permettono di vivere esperienze diverse da quelle che avrebbero altrimenti vissuto. Il suo interesse per la tecnologia e la costruzione di dispositivi come il vidigrafo è mosso da una riflessione sulle macchine come costruzioni ispirate ai nostri corpi alle quali si contrappone un uso capovolto (e redditizio) della tecnologia stessa, in cui è la tecnica a produrre la scienza. La riflessione si estende anche all’uso politico delle immagini filmate e alla possibilità da parte dello spettatore di diventare autore, come nel caso delle riprese del G8 Genova nel 2001, il cui montaggio avviene in tribunale.
Non meno interessante l’idea dell’utilizzo della trasformazione quotidiana del suo volto, fotografato dal padre per la mera necessità di finire il rullino, come una modalità alternativa di fare psicoanalisi e quella secondo la quale i film sono appunto punte di coscienza che accompagnano il regista nell’arco di una vita.

[eng]
7 April 2006 Alberto Grifi, a year before his death, is interviewed for the last time by Roberto Silvestri and canecapovolto. What emerges in the interview is the portrait of an underground filmmaker who was always intrigued by the dual aim of pursuing scientific and artistic research simultaneously, and whose cinema, influenced by Grotowski's method, was made by people whose objective was to understand how life works by interpreting roles that allow them to live experiences which were totally different from their own ones. His interest in technology and the construction of devices such as the vidigraph was driven by a reflection on machines as constructions inspired by our bodies, a reflection contrasted with an upside down (and profitable) use of technology itself, in which technique produces science. The reflection also extends to the political use of filmed images and the chance for the spectator to become an author, as it happened with the tape recording of the G8 Genoa in 2001, which was edited in court.
The idea of using the daily transformation of his face, photographed by his father for the mere need to finish the film, as an alternative way of carrying out psychoanalysis, is deeply connected with the definition of his own films as points of conscience who go along with the director throughout his life.