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premio Nino Gennaro / 03 maggio 2023

Eclettica e visionaria, B. Ruby Rich è una delle figure più influenti e innovative nel campo degli studi cinematografici, con particolare riguardo al cinema indipendente, latinoamericano, femminista e queer. Intersecando pratica politica e attivismo, con un posizionamento sempre divergente rispetto al mainstream, ha sempre sostenuto il lavoro di registe e comunità minorizzate. Tutti i festival che si occupano di cinema lgbtqi+ e di cultura non omologata le sono debitrici per aver coniato nel 1992 la fortunata espressione New Queer Cinema. Per questa ed altre ragioni il Sicilia Queer filmfest ha deciso di assegnarle il Premio Nino Gennaro 2023.

 

 
LE MOTIVAZIONI

[ita]

Eclettica e visionaria, B. Ruby Rich è da anni una delle figure più influenti e innovative nel campo degli studi cinematografici, in particolare per quanto riguarda il cinema indipendente, latino-americano, documentario, femminista e queer. Intersecando critica cinematografica femminista, pratica politica e attivismo, ha dato vita a quella che lei stessa ha definito una curatorial advocation, sempre divergente rispetto al mainstream, seguendo e sostenendo con le sue analisi il lavoro delle registe. Nei primi anni Settanta è entrata a far parte del Gene Siskel Film Center di Chicago come curatrice e co-organizzato un festival di cinema delle donne che divenne subito un punto di riferimento. Il suo primo libro, Chick Flicks. Theories and Memories of the Feminist Film Movement, riflette su quegli anni e sul decennio successivo. Ha combattuto per dare attenzione al cinema latino-americano degli anni Settanta e finanziato registe e registi di comunità minorizzate nei dieci anni in cui ha curato il programma di cinema per il New York State Council for the Arts. Ha poi legato indissolubilmente il suo nome al New Queer Cinema, fortunatissima espressione coniata in un articolo uscito sul Village Voice nel 1992, verso cui sono debitori tutti i festival che oggi si occupano di cinema lgbtqi+ e di cultura non omologata. A partire da una prospettiva critica e personale sul cinema, B. Ruby Rich ha sempre messo in relazione nei suoi studi le forme cinematografiche con i contesti storici, sociali e culturali in cui sono nate, mescolando con grande efficacia analisi teoriche e ricordi personali, raccontando le sue esperienze come spettatrice, critica e attivista e delineando così una sorta di contro-canone del cinema delle donne che prende le distanze dalla critica cinematografica di stampo psicoanalitico. Nel suo testo fondamentale del 2013, New Queer Cinema: The Director's Cut, Rich ha affrontato la straordinaria convergenza tra il cinema indipendente e il lavoro di alcuni registi e registe queer – Gus Van Sant, Todd Haynes, Derek Jarman, Isaac Julien, Rose Troche, Cheryl Dunye – tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta. Per l’autrice si trattava di una filmografia composita e non condizionata da un’unica estetica e che affrontava temi sociali con grande forza e audacia – era il tempo della diffusione dell’AIDS – e sfidava le nozioni consolidate secondo le quali la legittimazione lgbt poteva avvenire solo attraverso l'assimilazione nella società eterosessuale mainstream. Ecco perché Rich definiva il New Queer Cinema non come un genere o un movimento, ma come un momento storico in cui una generazione di cineasti ha trovato la voce per articolare le proprie esperienze e visioni in modo radicale e innovativo. Oggi direttrice di una rivista di prestigio come Film Quarterly, le sue collaborazioni accostano alle riviste accademiche i quotidiani e settimanali a larga diffusione. Nel 2017 il Barbican Theater di Londra le ha dedicato la serie “Essere Ruby Rich”, organizzata dal Cinema des Femmes con il Birkbeck College. Fa parte dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences dal 2018, è professoressa emerita di Film & Digital Media e Social Documentation alla University of California, Santa Cruz ed ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per la sua carriera, ingiustamente poco nota in Italia. Vive oggi tra San Francisco e Parigi. È quindi con estrema gioia e riconoscenza che abbiamo deciso di conferire il premio Nino Gennaro a B. Ruby Rich, intendendo sottolineare con ciò la comune visionarietà che ben coniuga pratica culturale e impegno sociale verso comunità marginalizzate e soggettività non allineate. Oltre ogni recinto identitario, B. Ruby Rich e il premio Nino Gennaro condividono una propensione indomita alla ricerca e alla sperimentazione di nuovi modi di interpretare la società attraverso una posizione di alterità e differenza che è per noi una lente di osservazione estremamente feconda.


[eng]

Eclectic and visionary, B. Ruby Rich has been for years one of the most influential and innovative figures in Film Studies, focusing especially on to independent, Latin American, documentary, feminist, and queer cinema. Combining feminist film criticism and political activism, she has created what she refers to curatorial advocation, a diverging thinking approach to mainstream culture, and followed and supported with her analysis the work of women filmmakers. In the early 1970s, Rich joined the Chicago-based Gene Siskel Film Center as a curator and co-organized a landmark women's film festival. Her first book, Chick Flicks: Theories and Memories of the Feminist Film Movement, reflects on those years and the decade that followed. She also fought for the recognition of Latin American cinema, and helped fund filmmakers from minority communities through her decade running the film program for the New York State Council for the Arts. Her name is inextricably linked to New Queer Cinema, a felicitous expression she coined in a Village Voice article in 1992, and to which all LGBTQI+ film festivals and counterculture are indebted today. Starting from a critical and personal take on cinema, B. Ruby Rich has always reconnected film forms to their original historical, social, and cultural contexts, mixing theoretical analysis and personal recollections with great effectiveness. In her writings, she has recounted her experiences as a spectator, critic, and activist, thus outlining a sort of counter-canon of women's cinema that differs from psychoanalytically oriented film criticism. In her seminal 2013 book, New Queer Cinema: The Director's Cut, Rich addressed the extraordinary convergence between independent cinema and the work of a number of queer directors – Gus Van Sant, Todd Haynes, Derek Jarman, Isaac Julien, Rose Troche, Cheryl Dunye – in the late 1980s and early 1990s. Rich saw this corpus as a composite filmography not dominated by a single aesthetic, which tackled social issues with great strength and audacity  – it was the time of the spread of AIDS – and challenged established notions according to which lgbt legitimization could only come about through assimilation into mainstream heterosexual society. Accordingly, Rich defined New Queer Cinema not as a genre or movement, but as a historical moment in which a generation of filmmakers found the voice to express their experience and visions in a radical and innovative way. Today, serving as the editor of a prestigious magazine such as Film Quarterly, her contributions appear in scholarly journals as well as in widely circulated newspapers and weeklies. In 2017, she was feted at the Barbican Theater in London with the series “Being Ruby Rich,” organized by the Cinema des Femmes together with Birkbeck College. She has been a member of the Academy of Motion Picture Arts and Sciences since 2018 in the Documentary Branch and also involved in its International section, is professor emerita of Film & Digital Media and Social Documentation at the University of California, Santa Cruz, and has received numerous awards and recognitions for her career, unjustly still little known in Italy. She lives between San Francisco and Paris. It is therefore with great joy and gratitude that we have decided to present the Nino Gennaro Award to B. Ruby Rich, thereby intending to emphasize their shared visionary approach that combines cultural practice and social commitment towards marginalized communities and non-aligned subjectivities. Beyond any identity fence, B. Ruby Rich and the Nino Gennaro Award share an indomitable propensity to research and experiment with new ways of interpreting society through a position of otherness and difference that is for us an extremely productive lens of inquiry.