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anteprime queer / 06 maggio 2019

Robi Rapp e Ernst Ostertag si incontrano tramite la rivista omosessuale Der Kreis e il suo club gay a Zurigo dagli anni ’40. Sebbene all’epoca l’omosessualità fosse legale in Svizzera, non era ancora del tutto tollerata e, nel diventare il primo luogo di ritrovo omosessuale, Der Kreis diventa anche il baluardo dei diritti e della cultura gay. Quando Ernst, insegnante, si innamora perdutamente di Robi, parrucchiere di giorno e travestito di notte, un’ondata di crimini omofobici si abbatte su Zurigo. Un clima di paura si instaura nella comunità e dà vita a profondi cambiamenti all’interno dell’associazione. Robi ed Ernst non si lasceranno più e arriveranno fino all’ufficializzazione della loro unione negli anni ’90, quando diventeranno la prima coppia omosessuale svizzera legalmente sposata. Il film ha vinto il Teddy Award come miglior documentario al Festival di Berlino 2014.

Robi Rapp and Ernst Ostertag met through the homosexual magazine Der Kreis and its gay club located in Zurich since the 40s. Though at the time homosexuality was legal in Switzerland, it wasn’t totally tolerated yet, and becoming the first gay meeting place, Der Kreis became the symbol of the defence of homosexual rights and culture. When Ernst, a teacher, fell madly in love with Robi, a hairdresser by day and transvestite by night, a wave of homophobic crimes hit Zurich. A climate of fear built up in the community and gave birth to profound changes within the association. Robi and Ernst will never split up and they will obtain the formalization of their union in the 90s, when they became the first legally married Swiss homosexual couple. The film won the Teddy Award for best documentary at Berlin Festival in 2014.

anteprime queer / 06 maggio 2019

Come una coppia di Don Chisciotte e Sancho Panza dei nostri tempi, Sam e Jonathan, due venditori ambulanti di travestimenti e articoli per feste, ci accompagnano in un caleidoscopico viaggio attraverso il destino umano. Trentanove episodi girati con camera fissa creano questo percorso che svela la bellezza insita in alcuni singoli momenti, la meschinità di altri, l’ironia e la tragedia nascosti dentro di noi, la grandezza della vita, ma anche l’assoluta fragilità dell’umanità. Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza è pervaso da un raffinato humour insieme a quel gusto dell’assurdo tipico del cinema scandinavo. Una brillante commedia che conclude la geniale trilogia di Roy Andersson, vincendo il Leone d’oro al settantunesimo festival di Venezia.

Just like Don Quixote and Sancho Panza of our times, Sam and Jonathan, two peddlers who sell costumes and party items, will lead us though a kaleidoscopic journey across human destiny. Thirty-nine static-shot episodes create this route that reveals the beauty lying in some single moments, the pettiness of others, the irony and tragedy hidden inside us, the greatness of life, but also the extreme weakness of human beings. A pigeon sat on a branch reflecting on existence is pervaded by a refined humour together with that taste of the absurd typical of the Scandinavian cinema. An extraordinary comedy that concludes the genial trilogy by Roy Andersson, winning the Golden Lion at the 71th Venice film festival.

anteprime queer / 04 maggio 2019

Un progetto d’amore ad alto valore sociale e politico: due donne decidono di rendere pubblico il loro giorno più bello, anche se sanno che così facendo si esporranno all’incomprensione di un paese, l’Italia, dove il matrimonio omosessuale non è ancora riconosciuto. Dal loro seguitissimo blog nasce questo film, che racconta le avventure di due promesse spose fino al fatidico sì. E che non è solo la storia tenera e divertente dei preparativi per una cerimonia italo-svedese, è una denuncia contro la grave arretratezza italiana in materia di diritti civili, e un modo di indicare la direzione giusta: la strada fino a quella cerimonia nei boschi, a quella famiglia allargata riunita senza pregiudizi attorno alla realtà dell’amore.

A love project with a high social and political value: two women decide to let the most important day of their life become a public event, but they know that by doing this they will be exposed to misunderstandings in a country, Italy, where gay marriage is not recognized yet. This film was born from their very popular blog and tells us about the adventures of the two betrothed until their fateful “I do”. And it is not just the tender and amusing story about the preparation of the Italian-Swedish celebration, it also exposes the serious Italian underdevelopment concerning civil rights, it is a way to point the right direction: the one that will lead to that ceremony in the woods, to that extended family all gathered around a reality of love, without any prejudice.

anteprime queer / 04 maggio 2019

Basato su una storia vera, Pride è una commedia sociale ambientata nell’epoca thatcheriana durante lo storico sciopero dei minatori del 1984. Un gruppo di attivisti del movimento gay, spinti dalla solidarietà verso chi, come loro, lotta contro il sistema, decide di raccogliere fondi per gli scioperanti del Galles. I minatori però accolgono con diffidenza l’iniziativa, considerando il sostegno di lesbiche e gay inopportuno e imbarazzante. L’incontro fra i due mondi, difficile per non dire esplosivo, sarà la base per una sorprendente amicizia reciproca. Accolta trionfalmente al Festival di Cannes e salutata da un enorme successo di pubblico nel Regno Unito, una commedia irresistibile che è stata uno dei casi cinematografici del 2014.

Based on a true story, Pride is a social comedy set during the Thatcherism while the historic miner’s strike of 1984 was taking place. A group of gay activists decides to raise money to support some Welsh picketers out of solidarity towards those who struggle, like they do, against the system. But at first the miners mistrust their action, considering gays and lesbians support as inopportune and embarrassing. The encounter between these two worlds, though difficult not to say explosive, will become the base of an astonishing and mutual friendship. Triumphantly welcomed at Cannes Festival, and saluted by a great success of public in the UK, Pride is a compelling comedy, a great hit of 2014.

anteprime queer / 04 maggio 2019

Tutti conoscono Antoine D’Agata come fotografo, esploratore degli spazi dell’eccesso e dei luoghi del profondo, il suo sguardo paragonabile a quello di un Francis Bacon della fotografia. Non molti invece sanno delle sue esplorazioni oltre i confini della sua arte, di cui Atlas rappresenta il primo esperimento compiuto: un lungometraggio che guarda ai corpi e alle voci incontrate per il mondo provando a superare i limiti dell’immagine fissa. Non è un esperimento facile né allegro: e non è nemmeno esente da critiche. Il posizionamento del fotografo rispetto alle storie che racconta, tuttavia, rende questo film un tentativo di superamento dei compartimenti stagni con il quale vale la pena di confrontarsi. Droga, prostituzione, malattia nelle lingue delle donne che D’Agata ha incontrato o amato. Un ritratto intimo e sconvolgente.

We all know Antoine D’Agata as a photographer, as an explorer of the excess and the depths, his photographic style recalling Francis Bacon. But few people know about his explorations beyond the borders of his own art; Atlas represents his first complete experiment of these explorations: a feature film that looks at the bodies and voices he has met around the world trying to overcome the limits of the still picture. It is not an easy nor a happy experiment: and it isn’t even immune to criticism. In spite of this, the position of the photographer towards the stories he tells make this film an attempt to overcome the hermetically sealed compartments of the artist and the subject, an attempt which is worth considering. Drug, prostitution, illness in the native languages of the women that D’Agata has met or loved. An intimate and upsetting portrait.