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editoriale

Sembrano tornati i tempi antichi. Non si ricorda, in anni recenti, un attacco così violento nei confronti delle famiglie arcobaleno come quello sferrato dall’attuale governo del nostro paese, ed ecco che il monito di David Leavitt dello scorso anno torna a risuonare nelle nostre orecchie: basta un attimo e i diritti possono essere cancellati. Partiamo da qui per raccontare qual è il contesto nel quale la tredicesima edizione del Sicilia Queer si svolge e quale, dunque, il senso di continuare a lavorare su immaginari non omologati, sguardi non riconciliati, possibilità divergenti, futuri possibili. La destra del partito di Giorgia Meloni è oggi al governo nazionale, regionale e comunale, e la coalizione che lo sostiene ha immediatamente preso come bersaglio quelle che definiscono le famiglie “non tradizionali” – le famiglie cioè che una parte del paese vorrebbe far finta di non vedere o di cui vorrebbe (neanche troppo velatamente) cancellare ogni diritto, impedendo ad esempio le trascrizioni anagrafiche dei figli nati da coppie omogenitoriali, facilitata in questo dall’assenza di leggi su cui gravano responsabilità e ritardi dell’intero arco parlamentare. Ma ancor più spaventoso è il rigurgito dei pregiudizi più beceri, che senza pudore cominciano a palesarsi e chiedere nuovo spazio nel discorso pubblico. Contro questo nuovo odio, per contrastare la perenne ostilità nei confronti delle minoranze, l’unica possibilità di un festival di cinema come il nostro è quella di difendere con forza il valore della complessità e delle pluralità: artistiche, di parola, di pensiero, di modi di essere. Di questi tempi, una strada tutta in salita e che richiede concentrazione, tempo e dedizione.

Per costruire con le energie di cui disponiamo questo spazio di esercizio critico abbiamo cominciato quest’anno da lontano, e nel segno di un’ampia collaborazione. Da Milano a Palermo, passando per Vienna e Roma, per portare la regista austriaca Ruth Beckermann e il suo cinema tra le aule universitarie, il Centro Sperimentale di Cinematografia siciliano e il Cinema De Seta; tra Parigi, Ginevra e Buenos Aires, con il progetto di far sbarcare in Sicilia l’universo della regista argentina Laura Citarella, per conoscere e approfondire l’esperienza entusiasmante di un cinema libero come quello che caratterizza le opere del Pampero Cine; e ancora nel percorso di anteprime verso il festival, guardando al cinema italiano più anomalo, marginale e forse per questo più interessante. È il nostro modo di vedere le cose, la nostra strategia: creare relazioni, guardarci in giro, traghettare saperi tra generazioni diverse e favorire incontri inattesi. Provare a portare un po’ di Palermo nel mondo e un po’ di mondo a Palermo. Promuovere la curiosità contro il pregiudizio, sfidando convenzioni, cliché, aspettative.
Per caso o per scelta deliberata, sono molte le donne che insieme a Beckermann e Citarella attraverseranno questa edizione del festival: dalle studiose americane Susan Stryker e B. Ruby Rich alle quattro ospiti della nostra giuria internazionale, dalle curatrici della rinnovata sezione alle selezionatrici del nostro festival, dalle studiose che abbiamo incontrato e ci hanno coinvolto in questi anni alle artiste in mostra alla Haus der Kunst dei Cantieri Culturali alla Zisa, dalla regista Habiba Djahnine con il suo atelier alla presenza straordinaria di Andréa Ferréol per l’omaggio che le rendono a Marco Ferreri nel cinquantesimo anniversario dell’uscita di uno dei capolavori della storia del cinema, l’ancora oggi controverso . E se Beatrice Gibson e Nuova Orfeo ci accompagneranno nel cinema di una regista come Barbara Hammer (con la quale a lungo in passato siamo stati in contatto, e che ci rammarichiamo di non essere riusciti a portare a Palermo), insieme a Vincent Dieutre e Arnold Pasquier non dimenticheremo un regista come Paul Vecchiali, scomparso all’inizio di quest’anno, la cui presenza in giuria nel 2013 ha impresso una svolta al nostro festival.
Con spirito di riconoscenza nei confronti di queste ed altre persone giunge a compimento quest’anno anche un contributo che può essere considerato più canonicamente di studio, che abbiamo pensato in occasione del nostro decimo anniversario e che finalmente prende forma nel libro . Lo pubblichiamo in edizione bilingue italiano-inglese (e avremo l’onore di tenerlo a battesimo con B. Ruby Rich, che ne è tra le ispiratrici e che in questo catalogo ci regala due contributi inediti in italiano) con l’auspicio che il Sicilia Queer possa dare un apporto non soltanto a partire dalla sua programmazione, ma anche facendosi promotore di una raccolta di saggi teorici che dialoga direttamente con il panorama degli studi sul cinema contemporaneo.
Lo spazio offerto alle diverse discipline artistiche presenti in questa edizione – dalla danza alla musica alle arti visive, con la mostra documentale sull’opera di Pepe Espaliú – è l’esito ancora una volta dell’incontro e della collaborazione con istituzioni, realtà associative, gruppi formali e informali di persone che vedono nel festival un luogo di sperimentazione e valorizzazione delle proposte più innovative e articolate. Così lo vediamo anche noi, nella consapevolezza che da soli non si va da nessuna parte. E con questo stesso spirito abbiamo costruito la nostra e invitato Mark Rappaport (che è anche l’autore del nostro trailer), Matthias Brunner, Roman Hüben e i curatori della straordinaria retrospettiva dedicata a Douglas Sirk allo scorso festival di Locarno, Roberto Turigliatto e Bernard Eisenschitz: per rendere omaggio al loro lavoro, che in molti modi e forme si è intrecciato al nostro, e per condividere una passione sfrenata che ci ha portato a tradurre, scrivere, organizzare proiezioni in collaborazione con la Cineteca Nazionale e provare a rimettere in circolo questa grande passione condivisa nei confronti del cinema di Douglas Sirk, che speriamo di contagiare ancora a molti altri.
Perché in fondo, con Sirk, non possiamo non dirci fassbinderiani fino all’osso, convinti come siamo che davvero che i film liberino la testa.

 


It sounds a lot like the old dark times are back. Attacks so violent against rainbow families as the one unleashed by the Italian current government hadn’t been seen for years. David Leavitt's warning from last year once again echoes in our ears: it could all change in a heartbeat and our rights can be erased in a jiff. We want to start right from here to tell about the context in which this 13th edition of Sicilia Queer takes place, and to explain what meaning can have to keep working on unaccredited imaginaries, unreconciled gazes, divergent possibilities or possible futures. Giorgia Meloni's right-wing party is now ruling at national, regional and municipal levels, and the coalition supporting it has immediately targeted the so-called non-traditional families. Families that a substantial part of our country would pretend to disregard, and whose rights they would like (not even too covertly) to deny. Suffice it to mention how they systematically prevent the registration of children born to same-parent couples, helped in this by a deficient legislative system further slowed down by delays of the entire parliamentary arc. Even more frightening, however, is the resurgence of the most boorish prejudices, which shamelessly begin to reveal themselves and demand new space in public discourse. Against this novel hatred, to counter the perennial hostility towards minorities, the only possibility for a film festival such as ours is to vigorously defend the value of artistic, speech, thought, or life complexity and plurality. It’s an uphill road that requires concentration, time and dedication, these days more than ever.

This year we’ve been working hard to make the best use of our energies and build a stimulating place of critical exercise. We began from afar, and under the sign of extensive collaboration from Milan to Palermo, passing through Vienna and Rome, to bring Austrian director Ruth Beckermann and her cinema to university classrooms, the Sicilian Centro Sperimentale di Cinematografia and the Cinema De Seta. Then, between Paris, Geneva and Buenos Aires, we carried out our project of bringing the universe of Argentine director Laura Citarella to Sicily, to get to know and deepen the exciting experience of a free cinema such as the one that characterizes the works of El Pampero Cine. And last but not least, during the several pre-festival previews, we winked at a more atypical, marginal and perhaps for this reason more interesting Italian cinema. This is how we see things, our strategy: creating relationships, looking around, moving knowledge between different generations and fostering unexpected encounters. Trying to bring a fragment of Palermo to the world and a fragment of the world to Palermo. Promoting curiosity against prejudice, challenging conventions, clichés, expectations.
Be it coincidence or intentional, in addition to Beckermann and Citarella, several women will cross this edition of our festival: from the American scholars Susan Stryker and B. Ruby Rich to the four guests of our international jury and to our curators (particularly of the revamped section); from the scholars we have met and engaged with over the years to the women artists on display at the Haus der Kunst of the Cantieri Culturali alla Zisa; from filmmaker Habiba Djahnine with her atelier to the extraordinary presence of Andréa Ferréol for the tribute that our section will pay to Marco Ferreri on the 50 anniversary of the release of one of the masterpieces in the history of cinema, the still controversial . If Beatrice Gibson and Nuova Orfeo won’t mind dwelling together with us through the cinema of Barbara Hammer (a filmmaker we have been in contact with for a long time in the past, but whom – regretfully – we have never managed to have in Palermo), along with Vincent Dieutre and Arnold Pasquier we will not forget a director like Paul Vecchiali, recently passed away, whose presence on the jury in 2013 marked a turning point for our festival.
In a spirit of gratitude for these and other people, this year comes to fruition what can be considered scholarly from a more canonical point of view. Conceived on the occasion of our 10 anniversary, the Italian-English bilingual edition of the volume finally takes shape. We have the honor of seeing its debut with the participation of B. Ruby Rich, who is one of its inspirers and who contributed also to our catalogue with two unpublished pieces in Italian. We truly hope that Sicilia Queer can make a contribution not only with its programming but also by being the promoter of a collection of theoretical essays that dialogues directly with the panorama of contemporary film studies.
The space offered to the various artistic disciplines of this edition – from dance to music to the visual arts, with the documentary exhibition on the work of Pepe Espaliú – is once again the outcome of the encounter and collaboration with institutions, associations, formal and informal groups of people who see the festival as a place for experimenting and enhancing the most innovative and articulated proposals. This is how we see it too, aware that alone you go nowhere. With that same feeling, we imagined our and invited Mark Rappaport (who is also the author of our trailer), Matthias Brunner, Roman Hüben and the curators of the extraordinary retrospective dedicated to Douglas Sirk at the last Locarno film festival, Roberto Turigliatto and Bernard Eisenschitz: to pay tribute to their work, which in many ways and forms is intertwined with ours, and to share an unbridled passion that has led us to translate, write, and organize screenings in collaboration with the Cineteca Nazionale and try to put forth this great shared passion for Douglas Sirk's cinema, which we hope to spread among many others.
Because after all, with Sirk, we cannot fail to call ourselves Fassbinderians to the bone, convinced as we are that films really can make your mind free.